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  • Bresciamania:| Grazie Diamanti-nho
Bresciamania:| Grazie Diamanti-nho

Bresciamania:| Grazie Diamanti-nho

  • Fabio Pettenò

Diamantinho. Non è brasiliano, ma i piedi sono da giocatore carioca. Il gol alla Juventus è solo l'ultima testimonianza della grande classe che contraddistingue Alessandro Diamanti. Un calciatore un po' sopra le righe per il suo approccio così empatico verso le cose, con quella spregiudicatezza che lo contraddistingue sia in campo che fuori. Alessandro Diamanti, scusate, Diamantinho, è così: prendere o lasciare. La sua è una favola da scritturare in un libro: dall'eccellenza toscana alle porte della Nazionale Italiana. Un balzo a piè pari per il biondo toscanaccio dall'accento tipicamente livornese. La magia dell’esterno sinistro che con una traiettoria da playstation si infila nell'angolo alto della porta di Storari ha ipnotizzato tutti, Prandelli compreso.

A Brescia è già un idolo incontrastato, la gente sogna con lui e rivede i fasti di Roberto Baggio, quando il 'Divin Codino' illuminava lo sguardo dei tifosi della leonessa d’Italia. Eppure Diamanti non si illude, non si monta la testa. Non perchè faccia di necessità virtù e dell'umiltà il suo pallino vitale, anzi, ma perché lui è un uomo e un calciatore capace di godersi il momento, di assaporare il gusto della sfida, e godere del piacere di vedere tante persone che rimangiarsi giudizi o venire zittite dalle sue magie e giocate. Perché Diamantinho è così: una settimana fa solamente lo si criticava per la scarsa incisività alle gare, per le sue tre giornate di squalifica, lo si etichettava come un surplus di cui si poteva tranquillamente fare a meno. Lui ascoltava e dentro di sé immagazzinava rabbia e orgoglio da far esplodere dentro ad una grande conclusione. Così ha fatto l'ignorante, come ama definirsi lui stesso.

L'esperienza inglese lo ha definitivamente formato, e quello che è tornato a calcare i campi della nostra serie A è un Diamanti più maturo, più incline a quelle che sono le dinamiche di squadra, di obiettivi. E' un Diamanti, pardon Diamantinho, che sa essere leader ma sa portare anche il bastone, sa essere uomo di legna e allo stesso tempo artista da i tocchi raffinati. Diamantinho è così, amare o odiare... Il popolo bresciano lo ha già messo sotto l'ala protettiva, se n'è già innamorato, l'Italia ancora no ma lo farà prestissimo. Se fosse di doppia nazionalità brasiliana siamo sicuri che un pensierino i verde-oro lo averebbero fatto, ma per fortuna nostra il suo passaporto parla chiaro: seconda nazionalità livornese-toscana. Dunque nessuno ce ne può privare, solo chi non si accorge ancora di quanto è forte Diamantinho. Pardon, Diamanti. 

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