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  • Bucciantini: Allegri, Pogba 'terzo uomo'?

    Bucciantini: Allegri, Pogba 'terzo uomo'?

    Il 2-1 è un risultato che conferma la lieve superiorità complessiva della Juventus, ma la costringerà a lavorare moltissimo fino alla fine del match di ritorno. A Dortmund si produce calcio e se ne subisce in quantità: sarà decisiva la precisione degli attaccanti, perché presumibilmente si arriverà al tiro, qui e là. I tedeschi sono tornati più spavaldi rispetto alle recenti penurie, ma confermano una fragilità persistente in difesa, sia tattica che individuale. La Juventus conferma una maggiore mentalità europea, una duttilità proficua (quando sceglie di abbassare il centrocampo, e crearsi un po’ di spazi per far galoppare Morata) ma anch’essa mostra senza dubbio il suo limite: soffre i ritmi alti e l’ampiezza di gioco. Per disabitudine (in Italia si viaggia a metà di quella velocità) e per schema, perché il regista basso qualcosa nei duelli fisici toglie. Infatti “agonisticamente” la Juventus migliora quando esce Pirlo, eppure non esiste ancora una diagnosi seria che preveda la dipartita del regista, ancora troppo decisivo nel tenore complessivo della squadra. 

    Nei vari siti e nelle varie tv tutti i commenti sono simili, il tracciato è quello, i migliori sono da cercare nel quartetto fra Bonucci, Marchisio e i due attaccanti. Ovunque si chiede maggiore protagonismo a Vidal e anche a Pogba, praticamente bloccati nel lavoro di quantità. È stato importante l’impatto di Pereyra, capace di duellare fisicamente con i tedeschi, e bravo a sostenere l’attacco, perfino a fornire riferimenti e profondità al disimpegno. Peccato per il difetto di qualità nel momento della scelta decisiva: l’argentino è ancora di rango sfuggente, le sue partite vanno poco d’accordo, mostra segnali diversi e lontani. A volte sembra possedere classe, altre volte sembra un superbo atleta poco accessoriato. Va detto che anche Morata – alla partita più piena e continua da quando è in Penisola – tende a confondersi sul più bello: nel primo gol, l’assist è del portiere, più che suo. In questa sensibilità nell’ultima idea, Tevez è una spanna sopra la concorrenza. 

    Ma queste righe sono dedicate al terzo uomo dell’attacco juventino, il giocatore che deve cucire il centrocampo con gli attaccanti, che deve variare la giocata offensiva, e considerare gli spazi con convinzione e come compito prioritario. In fondo è la variante tattica che connota la squadra di Allegri dalle edizioni precedenti, è la scelta sulla quale è stata ridisegnata la Juventus, con l’abbassamento degli esterni, e a volte il riferimento “alto” di Litchsteiner manca, e manca molto: eppure è un calcolo che sosteniamo da sempre perché era giusto tentare una via nuova, addensando maggiormente il reparto d’attacco. Tra l’altro, necessità che conveniva con l’uso di tutto il quartetto dei pezzi forti, quello dei centrocampisti. 

    Stiamo con la scelta di Allegri e ne abbiamo al tempo stesso e da subito chiarito il limite: alla Juventus serviva – almeno come alternativa in rosa – un attaccante esterno di valore indiscusso. È la falla maggiore dell’organico bianconero. Si cercò un rimedio estivo, con Cuadrado, ma l’operazione non riuscì. Poi a gennaio è passata di moda perché il “terzo uomo” ha avuto una collocazione tattica diversa, più centrale. Va bene. Eppure quella è una chiave che manca nel mazzo di Allegri: aprirebbe qualche porta in più, e permetterebbe mutazioni radicali in corsa. Contro il Dortmund, un esterno d’attacco di qualità poteva spaccare la partita. Nelle due azioni in cui un bianconero è riuscito a correre e attaccare l’area verso il vertice, la lentezza nell’adattarsi alla situazione proposta e l’approssimazione dei centrali tedeschi è stata evidente, le marcature sono saltate, e così sono arrivati i gol: quando Morata e Pogba giocano palla verso il centro, la solitudine di chi segnerà (prima Tevez, poi lo stesso spagnolo) è imbarazzante. In breve, se la Juventus fosse riuscita a portare i difensori tedeschi a lavorare con maggiore preoccupazione sugli ingressi laterali o dai vertici dell’area, ci sarebbe stato un guadagno netto di occasioni limpide da gol. Soprattutto è sempre importante portare gli altri a giocare nelle zone di campo dove detestano lavorare. Allegri è stato al solito “tattico” nel procurarsi un po’ di campo libero, ma non aveva questa possibilità ulteriore da potersi giocare. 

    Però la Juventus è questa, è il meglio che abbiamo e può ragionevolmente arrivare nei quarti di Champions, e poi cercarsi una via d’accesso alle semifinali: dipenderà da come si combinano le palline dentro il vaso a Nyon. E questa Juventus può comunque sfruttare meglio il “terzo uomo” perché un giudizio poco sindacabile del momento è la difficoltà di Vidal nell’essere continuo e cattivo nell’aggressione all’area avversaria. Il cileno di oggi merita l’astensione dalla pagella definitiva: la sua stagione è il parto travagliato di una gravidanza complicata da troppe distrazioni di mercato e da mesi di piccoli o grandi problemi fisici – che hanno consumato le convinzioni di chi vive il campo da dominatore. Per sua fortuna, il bello di questa stagione deve ancora venire, e può parteciparvi da primattore, come gli piace fare. Ma c’è un presente che non si può sottovalutare, ed è l’accesso della Juventus a un ruolo perduto in Europa. C’è un’attualità che non può cedere a nessun romanticismo. E in attesa di Vidal si può tentare qualcosa di diverso in quel ruolo, che sia anche qualcosa “di più” rispetto alla partita d’andata, anche se – ripetiamo – l’ingresso di Pereyra ha equilibrato il ritmo fra le due squadre. Ma l’argentino ancora manca di personalità in zona gol, e allora perché non provare ad avvicinare Pogba all’attacco? 

    Un’idea messa lì per ragionarci un po’ e magari cestinarla in fretta. Non ci sfugge la presunzione di questo gioco di ruolo a “fare i tecnici”. E soprattutto non ci manca il senso della misura, quello che ci fece pronosticare nel conterraneo Allegri un saggio e intelligente comandante, capace di riportare la Juventus nel porto dove ancorano le corrazzate d’Europa: dopo questo svenevole omaggio, possiamo anche azzardare a cuor leggero…su un tentativo che sicuramente si trascina dietro delle avversità (sguarnisce la mediana dalla personalità e dalla tenuta del francese) ma che può incuriosire. Ovviamente (ovviamente) in via del tutto provvisoria, forse solo a Dortmund, se Pirlo dovesse mancare e Marchisio così già assicurerebbe più robustezza davanti alla difesa. È stato evidente come oltretutto Pogba soffrisse il ritmo tedesco, fino a ridursi nei compiti: il francese domina certe andature, e ne soffre altre più rapide. Al suo posto a fianco di Marchisio potrebbe andare Pereyra, tra l’altro assai abile in transizione, con più campo davanti. A Udine è stato mediano laterale. È giocatore duttile e potrebbe in quella zona cercare di duellare sul ritmo coi tedeschi, arginando il loro passo. L’altro interno è dunque Vidal, e Pogba si metterebbe al vertice alto del rombo: lui preferisce abbordare l’area da lontano, da padrone. Ma spesso in Champions  la necessità e il valore degli altri riduce questa padronanza, bisogna ragionare più umilmente e una diversa collocazione può rimediare: adesso Pogba ci sembra il migliore fra i centrocampisti nel profittare dell’area avversaria, nel violarne gli spazi, nel trasformare in tiri e gol le palle che danzano sul limite. Lui può aggiungere quelle 3-4 occasioni da gol che sono mancate iersera, e può punire quella marcature larghe, colpendo sia con palla bassa che palla alta. Quella difesa è troppo invitante per non pensare a come ferirla. 

    Marco Bucciantini
     


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