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  • Buffon: 'Ce la giochiamo col Chelsea'

    Buffon: 'Ce la giochiamo col Chelsea'

     

    Gianluigi Buffon, capitano della Juventus, risponde alle domande dei tifosi "members" del sito ufficiale dei bianconeri.  
     
    Sulla Champions: "L'ho detto anche ai miei compagni: quello che facciamo in Italia, in Europa non basta. E avevo anche detto che lo Shakhtar è la più forte: ci giocheremo la qualificazione con il Chelsea". 
     
    Sul post Calciopoli: "Sono rimasto dopo la retrocessione per i tifosi. Mi sono chiesto se valeva la pena restare e oggi dico di sì. Gli anni più difficili sono stati i due successivi". 
     
    Il ricordo più bello: "Uno è sicuramente quel Milan-Juventus 0-1 del 2005". 
     
    Il momento più brutto: "Juve-Lecce dell'anno scorso. Sono stato veramente male". 
     
    Il testo completo dell'intervento di Buffon, come riportato da Juventus.com:
     
    Dal campo, alla vita privata. Dai successi ottenuti finora, alle ambizioni future. Da legame con i tifosi a quello con i compagni... Mezz'ora di dialogo fitto con Gigi Buffon, che si è raccontato senza remore, rispondendo alle domande dei Premium Member e dei likers della pagina Facebook della Juventus, con i quali ha dialogato durante la prima video chat organizzata in questa stagione.
     
    "Alzare il mio primo trofeo da capitano a Pechino è stato bello, ma io in realtà non amo molto essere al centro dell'attenzione in queste situazioni. Quando si vince, provo una tale riconoscenza nei confronti dei miei compagni, che non trovo giusto che l'onore di alzare il trofeo sia riservato ad uno solo. Ecco perché nelle foto delle premiazioni, sono spesso dietro e di lato. Ed ecco perché a Pechino, dopo aver alzato la coppa, l'ho subito passata agli altri ragazzi". Del resto, indossare la fascia di capitano per Buffon vuol dire "essere credibile , inappuntabile e non avere mai atteggiamenti per i quali si possa venire criticato".
     
    Gigi non è solo il capitano. E' già un pezzo di storia della Juve: un campione come lui però, non può accontentarsi: "Con questa maglia ho già passato 12 anni, quasi metà della mia vita, ma mi auguro che questa avventura possa continuare ancora a lungo, almeno fino a 15 anni. In pochi possono dire di essere rimasti per tanto tempo con una squadra così importante. I miei primi cinque anni qui sono stati fantastici, viste le soddisfazioni che ci siamo tolti in campionato, anche se ci sono state un po' di delusioni in Champions. Eravamo probabilmente la squadra più forte d'Europa, ma non siamo mai riusciti a vincere. Poi c'è stata la serie B e la ricordo con piacere, perché sono rimasto e lo dovevo ai tifosi. Sarebbe stato troppo facile andare via in quel momento, invece credo proprio che anche dalla mia decisione di rimanere sia arrivato un impulso per la rinascita della Juve. Il periodo più difficile è stato quello del ritorno in serie A, perché ci siamo resi conto di quanto sarebbe stata dura tornare a vincere. A volte, in momenti simili, subentra lo scoramento e ci si chiede se non sarebbe stato meglio fare altre scelte. Io mi chiedevo se era valsa la pena di rimanere alla Juve. Dopo lo scorso anno, posso proprio dire di sì, perché le emozioni provate nel tornare a vincere lo scudetto sono state talmente intense che non avrei potuto provarle con nessun'altra squadra. Ora vorrei poter chiudere il mio ciclo con la Juve, vincendo qualcosa di ancora più importante...".
     
    Il riferimento alla Champions League è scontato ed è inevitabile parlare delle avversarie dei bianconeri in Europa: "Quando vidi il sorteggio, dissi che saremmo passati noi e lo Shakthar, che è già da qualche anno è una squadra molto forte e che ora è ulteriormente migliorata. Vista la classifica del Girone, credo che ora loro siano i favoriti e noi ce la giocheremo con il Chelsea. Mi auguro di aver azzeccato il pronostico...".
     
    Andando indietro nel tempo, Gigi individua in Milan-Juventus del 2005 una delle partite che ricorda con più piacere: "Vincemmo 1-0 con gol di Trezeguet su assist di Del Piero e fu molto bello , anche perché eravamo andati a Milano con un po' di timore, visto che loro ci avevano recuperato tanti punti nelle giornate precedenti. Giocammo di pomeriggio, fatto inconsueto perché di solito certe partite si disputano la sera, e mi piacque il clima primaverile di San Siro. Poi ricordo con gioia la partita ad Arezzo, al termine della quale tornammo in A, e quella di Rimini, la prima in B, giocata in un clima particolare. Il momento più brutto? La partita contro il Lecce, lo scorso anno. Ho sofferto tanto dopo quell'errore, anche se la gente mi diede subito una bella risposta. Poi, dopo tre giorni, è arrivata la serata di Trieste ed è stato come chiudere un cerchio. Abbiamo realizzato un sogno inseguito a lungo".
     
    Gigi torna al presente, parlando dei nuovi compagni: "Pogba e Asamoah sono quelli che hanno sorpreso di più. Il primo, nonostante la giovane età. è già un giocatore pronto, mentre Asa ha assorbito benissimo il salto in una grande squadra. Io però non dimentico gli altri: Isla e Bendtner sono due grandi giocatori e aspetto il loro inserimento. Giovinco ci sta dando una grande mano e Lucio è una certezza, un giocatore di spessore internazionale".
     
    L'imbattibilità per Gigi è motivo di soddisfazione, ma non tanto per la statistica in sé, quanto per come è nata: "E' una striscia grandiosa, se si considera che 14 mesi fa c'era un punto interrogativo sulla testa di ognuno di noi. Invece in questo lasso di tempo, dalle ceneri abbiamo costruito qualcosa di unico, perché non penso che nessuna squadra abbia mai fatto altrettanto partendo da due settimi posti".
     
    Infine, uno spaccato del Buffon privato: "Con la mia famiglia conduco una vita molto "normale". Essendo spesso via, quando possiamo, stiamo a casa, mia moglie magari cucina e ogni tanto ci concediamo una bottiglia di buon vino rosso. Luis Thomas, il mio figlio più grande si è fatto comprare due porte da calcio di quelle gonfiabili e giochiamo spesso. Io, come faceva mio padre con me, gli dò del "salame", dicendogli che non potrà mai giocare, ma in realtà intravedo qualcosa di buono in lui. In ogni caso non mi interessa vedere i miei figli un giorno in campo. Voglio vederli felici, con degli obiettivi da raggiungere".
     

     

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