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  • Buffon:| 'Forza Italia, torno in finale'

    Buffon:| 'Forza Italia, torno in finale'

    La Fifa autorizza cure speciali.
    Buffon, grinta Gigi: "Forza ragazzi, voglio tornare in tempo per la finale".
    Gattuso rinuncia al giorno libero per stare con lui.
    (Gazzetta dello Sport)


    Marchetti, portiere dell'Ave Maria.

    L'estremo difensore del Cagliari: "E' la mia preghiera, l'ho tatuata sul braccio".

    Federico Marchetti, per quale ragione gli italiani devono credere che lei non farà rimpiangere Buffon?
    «Lui è completo in tutto, ha una reattività e una velocità straordinarie e non per niente è il migliore al mondo. Non lo posso imitare però come muscolarità ed esplosività me la cavo bene: sono un portiere che punta sulla forza e se sono qui vuol dire che un po’ di qualità la possiedo».

    Eppure a Vercelli, cinque anni fa, dicevano che non era buono neppure per la C. Non ci capivano niente o è cambiato lei?

    «Non ricordo che la pensassero così. La prima volta ci salvammo benché non ci pagassero neppure gli stipendi, la seconda pure».

    Comunque nessuno credeva in lei.

    «Per fortuna ho trovato chi l’ha fatto. Non al Toro, dove sono cresciuto, ma in C2 e in B dopo il fallimento che mi rese disoccupato. In fondo è stata una fortuna: ho potuto giocare, imparare e crescere, superando momenti difficili».

    Come l’incidente in cui si salvò per miracolo?
    «Uscimmo illesi in tre e quando vedi la morte in faccia...È una brutta esperienza che mi porto dentro come la morte in altri due incidenti di Andrea e Francesco, che giocavano nella Pro Vercelli e con i quali formavamo un gruppo molto unito anche fuori campo. Sono storie che segnano il destino. Da lassù loro mi guardano e sono più felici di me per il momento che sto vivendo».

    L’Ave Maria che si è fatto incidere sul braccio ha qualcosa a che vedere con tutto questo?

    «E’ la mia preghiera. L’ho tatuata in caratteri particolari ma non c’entrano niente con Zarathustra, come ho letto da qualche parte».

    Un destino da portiere o un portiere nato per caso?

    «Da bambino avevo un bel tiro e pensavo di fare l’attaccante: un giorno andai al provino nella società del mio paese, Cassola. Pioveva, molte madri tennero a casa i figli e poichè mancava un portiere chiesero a me di farlo. Cominciò tutto lì, da quel momento».

    I suoi punti di riferimento quali sono stati?

    «Ora è Buffon, ovvio. Da ragazzo erano Schmeichel e Taglialatela: mi piaceva il modo spettacolare con cui parava nel Napoli».

    Buffon le è vicino?

    «Mi ha detto di stare tranquillo e di fare quello che so. Ha fiducia in me».

    Il carattere come l’aiuta?
    «Ho coraggio, una punta di spensieratezza e la convinzione nei miei mezzi. Ma vivo l’emozione anche se la lascio trasparire alla mia maniera: sono il tipo che si lascia andare e fa emergere il proprio lato simpatico solo quando ha confidenza».

    Questi palloni sono un problema in più?

    «Chi ha esperienza di Mondiali ed Europei dice che sono i peggiori di sempre: sono più veloci del solito e sballano le traiettorie soprattutto quelle alte e tese. Però non ci penso: sono in un sogno, è l’occasione della vita e la voglio sfruttare».

    Spera di prendere il posto a Buffon anche nella Juve?

    «So di avere un’opportunità importante per mettermi in mostra. Il resto si vedrà, a cominciare dalla valutazione che fa di me il Cagliari e pare che sia alta. Al momento non ci penso».

    Come si caricherà prima della partita?

    «Di solito ascolto Vasco Rossi».

    Nel suo Veneto leghista faranno il tifo per lei o contro la Nazionale?

    «Io in questa storia della politica non ci entro. So che ho sempre tifato Italia e lo facevano anche i miei amici: forse saranno cambiati i tempi ma non sto parlando di un secolo fa».

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