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  • CALCIO ALLA TV. Berlusconi, Murdoch, Giraudo: che settimana!

    CALCIO ALLA TV. Berlusconi, Murdoch, Giraudo: che settimana!

    • Gianluca Minchiotti

     

    Settimana curiosa, questa, per il CALCIO ALLA TV. In particolare, la nota stravagante è che tre nomi dell'imprenditoria nazionale e internazionale, che negli ultimi anni hanno legato parte delle loro attività sia alla televisione che al calcio del nostro Paese, sono stati tutti coinvolti in vicissitudini giudiziarie: Antonio Giraudo, Silvio Berlusconi e Rupert Murdoch.
     
    ANTONIO GIRAUDO. Top manager torinese ed ex amministratore del patrimonio personale di Umberto Agnelli, nonché testa di ponte di quest'ultimo nel settore immobiliare, Antonio Giraudo, che negli anni '80 era a capo della corrente 'umbertiana' della Fiat, osteggiata da Cesare Romiti, dal 1994 al 2006 è stato amministratore delegato della Juventus. Nel 2006, coinvolto nella vicenda Calciopoli, viene 'scaricato' da John Elkann e, da allora, di lui si perdono le tracce, almeno per quanto riguarda il mondo del calcio. Ogni tanto, il suo nome torna alla ribalta per quanto riguarda notizie di giustizia sportiva o ordinaria. In settimana, ad esempio, il pubblico ministero di Torino Vittorio Nessi ha chiesto una condanna a cinque anni di reclusione per Giraudo in un procedimento che riguarda il fallimento di Meister Team, la società che per alcuni anni ha gestito i diritti tv del club bianconero. Chieste condanne a quattro anni anche per Romy Gai, ex direttore commerciale della società bianconera, e per Gianfranco Bianchi, mediatore di diritti televisivi. Per tutti l'accusa è di concorso in bancarotta fraudolenta. Per tutti, naturalmente, vale la presunzione di innocenza, valida sino al completamento del terzo grado di giudizio e quindi, figuriamoci, in fase di rinvio a giudizio.
     
    SILVIO BERLUSCONI. Creatore di un impero che ha in Fininvest il suo fulcro e in Mediaset la sua espressione mediatica, più volte Presidente del Consiglio e, da 25 anni, patron del Milan, che ha reso il "club più titolato al mondo". Oggi la sua Fininvest è stato condannata dalla Corte d’Appello civile di Milano a pagare alla Cir complessivamente 560 milioni (tra capitale, interessi legali dall’ottobre 2009 e spese legali) come risarcimento a Carlo De Benedetti per i danni causati all’editore di Repubblica dalla corruzione giudiziaria che nel 1991 inquinò la fine del braccio di ferro tra Berlusconi e De Benedetti per il controllo della prima casa editrice italiana, la Mondadori. La Finivest comunque ha già annunciato che farà ricorso. 
     
    RUPERT MURDOCH. Fondatore e proprietario di un impero economico su scala planetaria specializzato nel settore dei mezzi di comunicazione di massa, probabilmente la maggior compagnia del campo a livello mondiale: la News Corporation. In Italia, è sua la piattaforma satellitare Sky, che da anni è sinonimo di calcio in diretta in tv e di soldi (tanti) versati alla Lega Calcio per i diritti televisivi del calcio. In questi giorni, Murdoch ha visto una delle sue creature, il tabloid britannico News of the World, coinvolto in un enorme scandalo, tanto che quella nelle edicole domani sarà l'ultima copia del giornale. Ad annunciarlo è stato James Murdoch, figlio del miliardario australiano. Il News of the World è stato travolto da uno scandalo intercettazioni illegali, tanto che rischiano l'arresto cinque giornalisti e diversi dirigenti. 
     
    Qual è la morale che accomuna queste storie? Naturalmente non c'è, si tratta solo di coincidenze che segnano, forse, la fine di un'epoca e l'inizio di qualcosa di nuovo.
     
    Da ultimo, finalmente, una bella notizia, che verrà ufficializzata settimana prossima. Dopo tante battaglie, le società di Serie A si sono ricompattate e ieri, nell'assemblea di Lega, sono tornate a votare all'unanimità in materia di diritti teelvisivi. Nella prossima riunione sarà ufficialmente approvato un accordo per la ripartizione dei 197 milioni di euro proveniente dalla vendita dei diritti televisivi legata ai bacini d'utenza, un accordo che dovrebbe vertere sulla modifica del peso dell'auditel, che avrebbe un impatto del 16,3% rispetto al 33% previsto dalla precedente soluzione contestata dalle grandi società.

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