Calciomercato.com

  • Calcio & pepe, manuale di sopravvivenza al posticipo notturno in gennaio

    Calcio & pepe, manuale di sopravvivenza al posticipo notturno in gennaio

    • Ribaldo Saporoso
    Mica tutti possono andare al “Puerta 57” o, se preferite la carne, all’ “Asador de la esquina” e guardare il Real Madrid che pareggia a stento con il Valladolid.  Negli stadi italiani è difficile trovare qualcosa di eguale.  Fa eccezione forse la solita Juve con il suo “Legends club”: raffinatissimo sia per il cibo, sia per i vini. E splendido per la vista sul campo di gioco.
    Per i poveri mortali come noi, quelli che mangiano in curva, niente tajarin al tartufo, né Barbaresco e non solo perché le albeisa (le bottiglie langarole scure e dallo spesso vetro) dentro lo stadio giustamente non ve le fanno portare, ma perché non vi farebbero lasciar entrare nemmeno il Cantinello o il Castellino nei cartoni. Che fare dunque per affrontare il freddo di un posticipo serale di Gennaio?
    Prima di tutto lasciar perdere la cucina regionale, non tanto perché spesso sono piatti generosamente impegnativi (pensate alle fatali code alla vaccinara, agli implacabili lampredotti, all’ impietosa bagnacauda …). Piuttosto perché conviene sempre presentarsi allo stadio a stomaco vuoto: le emozioni, negative o positive, non aiutano la digestione.  Siccome non vi faranno l’alcool test può valere un consiglio politically scorrect: fatevi un bicchiere di vin bruleè ben caldo e speziato prima di entrare allo stadio. Se non lo trovate in qualche baracchino, preparatevelo nel thermos. Anche fra i due tempi non conviene cedere a improbabili tramezzini con la maionese ormai esausta, o a toast con un pallidissimo cotto. Tenetevi la fame. Alimentate la vostra tensione con un lucido digiuno e rimandate tutto al post partita quando non conta tanto la pizza o la casseola, il risotto o l’acquacotta (in questo caso comunque la scelta si porrebbe solo per i tifosi del Grosseto). La verità è che qualsiasi cosa avrete sotto i denti, mangerete anche la vostra delusione o la vostra euforia.
    Alle 11 di sera però la fame galoppa e va da sé che il cibo rappresenta comunque un talismano consolatorio. Certo, chi perde andrà verso i grassi saturi. Tenterà, inconsciamente, di colmare il microabisso della sconfitta con un bel fritto. Se potete, se conoscete il posto giusto, a Roma fatevi un bel fritto vegetale con i fiori di zucca riempiti di alici e mozzarella, a Milano un’ “ orecchia di elefante”, a Torino quel che resta dello splendido fritto misto alla piemontese, una volta di circa 20 portate, ora modernamente e modestamente di 3 o 4. Per gli sconfitti può andar bene anche la pizza gigante con la strapinta di birra (strafate: bevete artigianali locali) che tutto copre sotto una coltre di lieviti e formaggi filanti. Oppure per i più sobri, cioccolato, cioccolato fondente. Il cioccolato è un euforico che sostiene l’umore. Certo non potete berci il vino a meno che non sia un moscato o un vino liquoroso, un barolo chinato…Ci vorrebbe del cognac (perfetto il Delamain base) o del Rhum (agricole, mi raccomando, come un buon Bailly di 20 anni).
    Per chi vince, invece, sobrietà; estrema sobrietà. Ha già trionfato sul campo. E allora una zuppa pavese (uovo su una zattera di pane affogata nel brodo bollente) e un Grignolino, altrimenti all’estremo opposto, una piadina con sottiletta e spuma di cedro. A voler esagerare, Lambrusco ( ottimo il Concerto di Ermete Medici) e Parma, a patto che sia stagionato più di 2 anni (perfetti Pio Tosini o Sant’Ilario; insuperabile il Ghirardi 32 mesi).
    In ogni caso non si dormirà benissimo.  A letto, nel buio, ognuno  rivede il film della sua partita:  esaltato dai lampi postumi di quella giocata troppo bella, trafitto da quella troppo sfortunata. Rivede, rimugina, gioisce, ma non dorme.
     

    Altre Notizie