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  • Calciomercato.com e Pococoraggio.it: i commenti che non rispettano le idee

    Calciomercato.com e Pococoraggio.it: i commenti che non rispettano le idee

    • Marco Bernardini
    Da quasi un anno scrivo per Calciomercato.com. Un impegno che, dopo un periodo di distacco dal giornalismo sportivo utile per una indispensabile “disintossicazione”, ho assunto inizialmente con leggerezza e che poi, strada facendo, mi ha coinvolto anche emotivamente in una misura che francamente non avrei mai più potuto immaginare. Prima di cominciare la collaborazione mi trovavo, come dire, frenato da una certa diffidenza rispetto a uno strumento, quello della Rete appunto, professionalmente non sconosciuto ma poco o niente frequentato prima in sostituzione della carta stampata. Un atteggiamento peraltro non dismesso. Mai potrei leggere un libro senza sfogliare le pagine e sentirne il profumo, così come mai  riuscirei a godere di musica e cinema davanti ad un computer anziché in “cuffia dolby” o in una sala tradizionale.

    Essendo comunque un “volteriano” convinto, non posso negare l’utilità e anche il piacere di quella che, per me e per i colleghi della mia generazione partiti con la classica “Olivetti Lettera 22”  rappresentava una novità e anche una suggestiva sfida. Non si smette mai di imparare. Cose buone, altre meno, alcune pessime. Il primo aspetto positivo del giornalismo praticato in “Rete” , senza dubbio alcuno, il rapporto in diretta o comunque quasi immediato che si stabilisce tra chi scrive e chi legge. A Tuttosport per qualche anno mi venne affidata la rubrica delle lettere al giornale. Arrivavano per posta, sicchè il dialogo era fatalmente diverso. Un grosso pregio, però, quegli scritti lo possedevano. Erano firmate con nome e cognome di chi interveniva. Quelle anonime finivano direttamente nel cestino della carta straccia senza essere lette. Una forma di onestà intellettuale Aassolutamente indispensabile.

    La prima cosa che faccio, dopo aver aperto il sito di Calciomercato.com, è quella di andare a leggere (e rileggere) i commenti che seguono gli articoli scritti da me e dai miei colleghi. Ed è qui che, spesso, provo un senso di grande imbarazzo che mi spinge a pormi alcuni interrogativi. Non parlo certamente della forma (ciascuno ha il proprio stile di espressione e fino a quando la dignità dei congiuntivi viene salvaguardata va tutto bene) semmai della sostanza. Dai vostri interventi, non tutti ovviamente ma in buona parte sì, spesso sono portato a pensare che il lettore si sia precipitato a scrivere dopo aver letto poche righe dell’articolo se non addirittura il titolo e basta. E questo, lo capirete anche voi da soli, non va bene se si vuole esprimere un parere o se desidera aprite un dibattito “costruttivo” come gli altri viaggiatori della Rete. Mi rendo conto che l’approccio con il computer è diverso da a quello che si ha con  la carta stampate, ma la velocità non deve giustificare la superficialità.

    Un dato, poi, mi infastidisce sino al limite dell’irritazione. La contrapposizione ideologica che, santissima e benvenuta perché è il sale di ogni discussione democratica, tante volte viene mortificata dall’insulto più o meno sommerso e dall’intolleranza palese di chi interviene. Il tutto sottolineato da ciò che, a mio avviso, è il peggio del peggio per un dibattito onesto e franco tra persone che pure possiedono idee opposte. Intendo l’anonimato dietro il quale, salvo rarissimi casi, si nasconde l’autore dell’intervento mascherandosi come a Carnevale dietro un nickname di comodo. Noi  che scriviamo (bene o male, cose giuste o meno, tutto comunque in buona fede) ci mettiamo faccia, nome e cognome. Voi no. Si chiama pocoraggio.it. E non mi pare corretto.

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