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  • Calciopoli 10 anni dopo: non è stata Farsopoli, ma qualcosa non torna

    Calciopoli 10 anni dopo: non è stata Farsopoli, ma qualcosa non torna

    • Stefano Agresti
    Sono passati dieci anni da Calciopoli, il più grande scandalo nella storia dello sport italiano (forse mondiale): dirigenti di club che si sceglievano gli arbitri e andavano a cena con i designatori, dirigenti federali che li aiutavano, arbitri minacciati, arbitri che compivano missioni punitive contro squadre sgradite, arbitri e dirigenti che fissavano appuntamenti in parcheggi bui.
     
    Non esiste una data esatta, un giorno preciso, per stabilire quando cada esattamente il decennale - ognuno stabilisce il proprio personale “via” - e in fondo non è nemmeno così importante. Fatto sta che questa ricorrenza è l’occasione per riflettere su quanto accadde. A freddo? Non proprio: gli animi, sulla vicenda, sono ancora bollenti. La Juventus, ad esempio, continua a chiedere un indennizzo miliardario alla Federazione. Ed è certamente curioso, come ha rivelato qualche mese fa il collega Cruciani, che sia Giraudo (uno dei condannatii) a discuterne con Tavecchio, il presidente federale: come se niente fosse cambiato.
     
    Già: ma a dieci anni di distanza, è davvero cambiato qualcosa? E soprattutto, cosa ci resta di Calciopoli? Proviamo a dirlo, con pochi appunti.
     
    Innanzitutto la definizione di Farsopoli - appartiene agli juventini - non è affatto realistica ma di parte, faziosa: quello che emerse all’epoca, in tutta la sua drammaticità, era ed è incredibilmente vero. Vogliono far passare quasi per normale che Moggi e Giraudo si comportassero in quel modo con il mondo arbitrale: in realtà era fuori dalle regole, dalla moralità e anche dall’immaginazione (ci stupimmo perfino noi che pure quella Juve la frequentavamo e qualcosa intuivamo, ma non avremmo mai pensato a un’organizzazione simile). La Juve pagò in modo pesante, però inevitabile. Hanno voluto far passare per sprovveduto l’avvocato Zaccone, quel legale del club bianconero che disse: “La serie B con una penalizzazione sarebbe per noi una pena congrua”. Dimenticò, forse, che gli avvocati devono sempre negare la colpevolezza dei propri assistiti, ma disse ciò che tutto il mondo pensava.
     
    Niente Farsopoli, dunque: è sacrosanto che Moggi e Giraudo siano stati cancellati - almeno ufficialmente - dal calcio. Però non è sacrosanto, ad esempio, che il Milan (coinvolto pure lui nello scandalo) sia stato tenuto dentro i preliminari di Champions, a causa di una penalizzazione pesata a puntino: il fatto che il club rossonero abbia poi addirittura conquistato la Coppa, pochi mesi dopo, è ai limiti dell’ìincredibile, tanto che l’Uefa si è subito affrettata a cambiare il regolamento (chi ha una condanna per illecito adesso non partecipa alle coppe: novità introdotta guarda caso nel 2007). E ci pare anche strano che Collina - tanto per fare un nome - sia diventato designatore prima in Italia e poi anche in Europa: è vero che la giustizia non lo ha punito per quegli strettissimi legami con il Milan e per quell’appuntamento notturno con Galliani nel parcheggio di un ristorante, ma esistono un’etica e una morale che imporrebbero di non attribuire cariche a chi si è reso protagonista di comportamenti così discutibili, sebbene non penalmente rilevanti.
     
    Poi c’è la vicenda che riguarda l’Inter, e qui si scatena la bagarre. Il coinvolgimento del club di Moratti è emerso in ritardo e noi un’idea al riguardo ce la siamo fatta: anche la società nerazzurra intratteneva rapporti border line, se non addirittura proibiti; il suo coinvolgimento è comunque di entità molto più modesta rispetto a quello della Juve. Già sappiamo che la nostra interpretazione non accontenterà nessuno. Ce ne faremo una ragione: questa è l’idea che abbiamo, dieci anni dopo.
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    @steagresti
     

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