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  • Calciopoli 2:| I tempi non tornano

    Calciopoli 2:| I tempi non tornano

    Tenete a mente questi due numeri: 86 e 150. Perché sono i protagonisti d’una strana storia cominciata 4 anni fa. La scintilla che fece scoppiare il devastante incendio di Cal ciopoli scoccò il 2 maggio, con la pubblicazione delle prime intercettazioni. Passarono 86 giorni e la sentenza della Cor te Federale (il secondo grado della giustizia sportiva) con dannò: la Juventus alla B e alla revoca di 2 scudetti; Milan, Fiorentina e Lazio a penalizzazioni di varia entità; una deci na di dirigenti e arbitri ad ammende e squalifiche. Bastaro no, insomma, 2 mesi e mezzo per istruire non uno ma due processi ed emettere una sentenza che ha cambiato la storia del calcio italiano.

     
    Il 10 maggio 2010, a quasi 4 anni dallo scoppio dello scanda lo, la Juve ha presentato un esposto alla Federcalcio, firma to dal presidente Andrea Agnelli, nel quale si chiede in mo do circostanziato e motivato che la giustizia sportiva analiz zi i nuovi e fondamentali elementi emersi durante il proces so penale di Calciopoli. Secondo la Juventus, sulla base del le nuove intercettazioni, 40 delle quali riguardano i dirigen ti dell’Inter, si può rivedere la decisione che il 27 luglio 2006 assegnò lo scudetto proprio ai nerazzurri e valutare un’even­tuale revisione dell’intero processo. Da allora sono passati 150 giorni, quasi il doppio di quelli che ce ne vollero percon dannare la Juve alla B, e la Procura Federale non si è mos sa. Dov’è finita la fretta di fare chiarezza del 2006? Dov’è fi nita la proverbiale celerità della giustizia sportiva? Perché ci vuole così tanto a leggere 40 intercettazioni e provare a trar ne una conclusione? 

    Sono passati cinque mesi da quando sulla scrivania del pro curatore Stefano Palazzi è at terrato l’esposto della Juven tus. Ne sono passati sei e mez zo da quando le prime inter cettazioni dei dirigenti dell’In ter sono comparse sui giornali. Si è avuta notizia dell’apertu ra di un fascicolo a riguardo, senza che poi se ne avessero al tre su eventuali sviluppi con creti. Se qualcuno ricorda la frenesia della torrida estate del 2006, non può non notare come strida la differenza con i tempi rilassati con i quali la giustizia sportiva si occupa dell’argomento oggi.


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