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  • Calcioscommesse: ecco l'interrogatorio di Mauri

    Calcioscommesse: ecco l'interrogatorio di Mauri

    Anche chi è abituato agli stadi pieni a volte si lascia prendere dall’emozione. Capita a Stefano Mauri, che durante l’interrogatorio di garanzia del 30 maggio a un certo punto vacilla: «C’è un sacco di gente che mi guarda, mi sento osservato». Ribatte il gip Guido Salvini: «Beh, scusi, lei si sente osservato! Ha cinquantamila persone che la domenica la guardano giocare...». Risposta del calciatore: «Eh, ma quello è il mio lavoro, questo no».
    «Dovevamo vincere per la Champions». In effetti ritrovarsi davanti a un gip con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva non è una situazione che mette a proprio agio. Le dichiarazioni di Carlo Gervasoni, le telefonate intercettate e gli agganci delle celle hanno convinto i magistrati che sui match Lazio-Genoa e Lecce-Lazio «qualcosa di grosso è successo». Eppure, dice il capitano, visti dalla prospettiva di chi giocava gli incontri non parevano affatto truccati. «Io non me ne sono mica accorto di tutte queste cose qua in campo, tant’è vero che a fine primo tempo dell’incontro con il Genoa ero inc....to perché non stavamo vincendo la partita che dovevamo vincere a tutti i costi per andare in Champions. Il pubblico ci ha sommerso di fischi. Poi nel secondo tempo siamo entrati in campo per vincere a tutti costi questa cavolo di partita ed è andata come è andata, abbiamo vinto. Secondo me meritatamente. Poi leggo tutte queste cose e mi dite di tutte queste giocate, qualche dubbio mi viene sinceramente».


    «Doni è Doni». Considerazione del gip: in una partita così importante ci possono essere anche due desideri convergerti, chi vuole guadagnarci e chi vuole vincere. «Mi viene in mente Doni che dice: “Io non volevo guadagnare niente, ma ci tenevo in modo talmente spasmodico a vincere che se poi qualcuno ci guadagnava a me non interessava”, cita il giudice. Ribatte Mauri: «Sì, dovevamo vincere per la Champions. Ma quel ragionamento non fa parte di me, perché innanzitutto...Doni è Doni, io sono io. Ma adesso, sinceramente, non mi interessa di Doni».
    L’amico Zamperini. Racconta Mauri: «Ero a Miami per curarmi da un infortunio grave. Quando mi hanno avvisato ho detto: “No, è impossibile che abbia fatto una roba del genere”. È sempre stato vicino a me, lo conosco da dieci anni, non ha mai dato questa impressione. Sono rimasto male. Infatti da lì in poi non ci ho neanche più parlato, perché poi veniva fatto anche il mio nome da Gervasoni, ho detto: “Meglio prendere un le distanze”. Gervasoni evidentemente mi collega a Zamperini, dato che il suo contatto è Zamperini, io sono amico di Zamperini e lo sa tutto il mondo».

    Vacanze a Formentera. È Zamperini a presentare a Mauri il titolare dell’agenzia di scommesse Luca Aureli. Vanno tutti insieme in vacanza a Formentera, fidanzate comprese, e in quell’occasione Aureli consegna al capitano il telefono intestato a Samanta Romano. «Me l’ha voluta dare lui per scommettere sul basket, per stare più tranquilli», sostiene il laziale. Provocazione del gip: «Se le dava una pistola, lei prendeva una pistola?». Risposta di Mauri: «Non ho nemmeno pensato di controllare chi avesse utilizzato quella sim. Io l’ho presa e sono stato anche un ciuccio, a dire la verità»

    «Effetto devastante». Riguardo al derby Genoa-Sampdoria dell’8 maggio 2011 la procura di Cremona è a conoscenza di fatti «che avranno un effetto devastante». L’affermazione è contenuta nel verbale di interrogatorio all’ex giocatore del Genoa Omar Milanetto, al quale il pm Roberto Di Martino consiglia di «riflettere bene: sarà la cosa peggiore capitata in questa inchiesta».


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