Calciomercato.com

  • Calcioscommesse:| Pepe a rischio squalifica

    Calcioscommesse:| Pepe a rischio squalifica

    Il pm Di Martino avverte Milanetto che non parla: "Quanto verrà fuori è la cosa peggiore di tutta l’inchiesta".
    "Genoa-Samp, carte di effetto devastante".
    Il secondo tempo di questa inchiesta sul calcioscommesse è ancora tutto da scrivere. Come possa finire, lo sa solo il pubblico ministero Roberto Di Martino, che nell’interrogatorio al calciatore del Genoa Omar Milanetto, più volte gli fa capire che la Procura ha in mano nuove carte da giocare, a partire dal derby GenoaSampdoria dell’8 maggio dell’anno scorso: «Sono fatti che avranno un effetto devastante... E’ coinvolto anche Milanetto... Vi invito a riflettere bene. Sarà la cosa peggiore di quella che è capitata fino adesso in questa inchiesta. Tenete conto che verrà fuori... Fate le vostre riflessioni sul comportamento processuale...».

    Omar Milanetto fa quello che sa niente davanti al giudice. Il magistrato non insiste con le domande, perchè non sono oggetto di contestazione nel capo d’accusa. Al massimo gli chiede di conoscere quali sono tutti i suoi conti correnti. Ma si capisce che è su quella partita e sulle relazioni pericolose tra calciatori e ultras che puntano gli investigatori. Tanto che per oggi a Cremona è stato convocato Massimo Leopizzi, uno dei capi della tifoseria del Genoa, finito pure lui nel registro degli indagati per associazione a delinquere e frode sportiva.

    Se alcuni calciatori balbettano improbabili difese, gli investigatori vanno all’attacco. Il capitano della Lazio Stefano Mauri, nell’interrogatorio davanti al giudice Guido Salvini, presenti poliziotti e avvocati, fa l’imbarazzato: «C’è un sacco di gente che mi guarda, mi sento osservato...». Tra tante che ne ha sentite, al giudice Salvini non gli pare vero che uno che alla domenica se la vede con uno stadio intero, faccia il timido: «Ma se ha cinquantamila persone davanti allo stadio...». Anche Mauri nega tutto. Giura di avere scommesso solo sul basket Usa - «E solo 50 euro o 100 o robe del genere, non è che giocavo cifre astronomiche...», fa il minimalista - e tira in ballo la rete di telefonia italiana, spiegando che era colpa solo del sistema wifi, se alcune telefonate fatte col suo cellulare risultavano poi schedulate da un telefonino, che guarda caso, gli aveva dato la fidanzata di un allibratore suo amico.

    Tra pochi che negano, ce ne sono tanti altri che invece ammettono tutto e pure di più. Marco Turati, l’ex calciatore del Grosseto oggi al Modena, tira in ballo addirittura il suo ex presidente Piero Camilli per la combine su Salernitana-Grosseto: «Vincemmo 4-3. Il nostro presidente Camilli in pratica l’aveva comperata. La possibilità era stata offerta dal fatto che un giocatore della Salernitana, Stendardo, era un ex del Grosseto e aveva un debito con la squadra per premi precedenti».

    Giocavano tutti. Si salva quasi nessuno. Giocatori ed ex calciatori perchè per loro puntare sulle partite era come fare il bancomat. Uno degli ex, Ivan Tisci, in contatto con gli «zingari» per le partite combinate, racconta di avere incontrato davanti a un noto ristorante milanese pure Bobo Vieri, l’ex dell’Inter: «Chiesi a Vieri se aveva fatto qualcosa, qualche scommessa, sapevo che lui era solito farla. Vieri mi rispose che aveva fatto qualche scommessa dal computer...». Ma in questo mondo dove tutti sapevano e se non partecipavano direttamente stavano zitti, c’è pure chi si distingue come il prossimo allenatore della Roma, Zdenek Zeman. Lo racconta sempre Ivan Tisci: «Il mio allenatore era un certo Zeman a cui io sono legato e lui da un anno non mi rivolge la parola perchè mi sono trovato in mezzo a questo casino».

    Convocati in 18 per la gara col Bari. Portanova & C. rischiano più di sei mesi. Così come Pepe, contattato ai tempi di Udine.
    Scommesse, Bologna nei guai: omessa denuncia di squadra.
    La fase due dell’inchiesta sportiva sullo scandalo scommesse si apre con un’intera squadra in campo davanti al procuratore federale Stefano Palazzi. Viviano, Moras, Cherubin. E, ancora, Della Rocca, Meggiorini, Di Vaio, Morleo, Ekdal, Paponi per finire con Radovanovic, Rubin, Moras, Esposito, Siligardi, Mutarelli e Lupatelli. L’ordine è sparso, il nomi sono quelli dei giocatori del Bologna (oggi qualcuno è un ex) impegnati nell’ultima sfida del campionato 2010/11 al Dall’Ara contro il Bari (0 a 4 il punteggio). Come mai una rosa al gran completo chiamata a sfilare in procura da oggi e fino a giovedì prossimo?

    Tutto nasce dall’inchiesta sulle partite truccate dal club pugliese, dai racconti di Andrea Masiello e dai tentativi di quest’ultimo (e dei suoi amici) di coinvolgere nelle combine gli avversari di turno. Così accade che una volta avvicinato da tre baresi vicini a Masiello per capire se c’erano margini di manovra per pilotare l’incontro, il difensore rossoblù Daniele Portanova, atteso oggi da Palazzi, riunisce la squadra e avverte i compagni del pericolo. «Di tutta la vicenda - racconta Portanova al pm di Bari misi al corrente la squadra del Bologna il venerdì, cioè il giorno dopo l’incontro con i tre baresi, intimando a tutti di stare attenti e di non aderire a nessuna richiesta strana avanzata da persone che potevano essere non pulite...». Portanova rifiuta l’accordo, svela i programmi criminosi ai compagni, ma non denuncia pensando a giocare la partita con tutte le energie possibili per mettere ko il Bari. Quella «mancanza» configura per la giustizia sportiva il reato di omessa denuncia e non solo per il difensore, perchè chi ha ascoltato il grido d’allarme di Portanova potrebbe incorrere nella stessa violazione.

    Difficile immaginare un’intera squadra, ben 18 giocatori, fermati dalle toghe del pallone per 3 o 4 mesi (questa la sanzione per chi patteggia l’omessa denuncia come accaduto per Cellini o Mora nel primo processo sulle scommesse) o addirittura per più di 6 (tanto prevede il codice per chi non patteggia). Ma difficile era anche immaginare la convocazione di una truppa di tale dimensione davanti agli inquirenti della Federcalcio. Dalla lista dei nuovi interrogatori di Palazzi risultano cinque le partite del Bari nel mirino (il derby con il Lecce verrà esaminato dopo la metà di giugno): Palermo-Bari, Parma-Bari, Bari-Sampdoria, Bologna-Bari ma anche Udinese-Bari del 9 maggio scorso.

    Quest’ultima gara strattona nell’inchiesta Simone Pepe. «Arrivati a Udine, Salvatore Masiello - fa mettere a verbale Andrea Masiello - contattò telefonicamente Pepe, giocatore dell’Udinese, chiedendogli se «voleva acquistare una Ferrari». Capii che la risposta era stata negativa così come mi disse esplicitamente Salvatore. Per quanto non avessimo raggiunto l’accordo con i giocatori dell’Udinese, io, Bonucci, Belmonte e Parisi giocammo per raggiungere il risultato a cui mirava Di Tullio, agevolando la segnatura di tre reti. La sfida finì 3-3...». Pepe rischia l’omessa denuncia.


    Altre Notizie