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  • Calcioscommesse:|'Promettevo ma non facevo'

    Calcioscommesse:|'Promettevo ma non facevo'

    E' un Marco Paoloni 'minimalista' quello che parla per oltre sei ore al procuratore di Cremona, Roberto Di Martino, che l'ha fatto arrestare per lo scandalo delle partite truccate. L'ex portiere della Cremonese, e ora del Benevento, ammette i contatti con il giro che truccava le partite ma tiene a precisare: ''Non ho mai mosso un dito per far perdere le mie squadre'' e nega di aver somministrato il tranquillante 'Minias' ai compagni prima di Cremonese-Paganese del 14 novembre del 2010 per alterarne il risultato. Il portiere dice al magistrato di aver appreso solo in seguito che qualcuno aveva avuto l'idea di 'rabbonire' i giocatori, nonostante gli investigatori della Squadra mobile di Cremona abbiano trovato la ricetta con cui il medico odontoiatra Marco Pirani, anch'egli arrestato, prescriveva le benzodiazepine alla moglie del calciatore, il giorno prima dell'incontro. Paoloni ha raccontato, sostanzialmente, di essere entrato nel giro degli arrestati nel settembre del 2010 perche' indebitato per scommesse precedenti sul tennis e altri sport, puntate da qualche centinaia di euro ma piuttosto frequenti. Poi, pressato dai debiti, aveva cominciato a promettere agli altri indegati, tra cui Massimo Erodiani, titolare di agenzie di scommesse, di influire sui risultati delle varie partite ma, quando era in campo, giocava come sapeva fare. Paoloni prometteva di avvicinare compagni e avversari ma, in realta', nulla faceva. Ed era accorto a mobilitarsi su risultati 'ragiovevoli'. Se gli andava bene, i creditori gli scalavano il debito. Se andava male, erano guai, come dimostrano le numerose intercettazioni telefoniche. A dimostrazione di queste sue promesse finite nel nulla, Paoloni ha spiegato la vicenda della chat con cui parlava di scommesse con Erodiani, fingendosi amico dei calciatori Daniele Corvia e Daniele Quadrini. Tutte circostanze che saranno oggetto di specifici approfondimenti come molte altre che non convincono investigatori e inquirenti. Paoloni, arrivato in mattinata a bordo di un furgone della Polizia penitenziaria, maglietta bianca e pantaloni di foggia militare e scarpe da ginnastica, tutto questo lo ha raccontato al magistrato, mentre teneva in mano la fotografia della moglie Michela e della figlia di tre anni. Nel frattempo, si registrano i primi scarcerati nell' inchiesta: alcuni dal carcere passano agli arresti domiciliari; altri dai domiciliari all'obbligo di firma o alla piena liberta'. Da coloro che hanno parlato davanti al gip Guido Salvini, si e' avuta ''conferma pressoche' totale della sussistenza degli episodi di frode sportiva'' a loro contestati, e le loro dichiarazioni hanno anche ''fornito ulteriori spunti investigativi''

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