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  • Caldara: 'Juve? Pensavo a uno scherzo. Ho patito la pressione dello Stadium'

    Caldara: 'Juve? Pensavo a uno scherzo. Ho patito la pressione dello Stadium'

    Uno dei talenti terribili dell'Atalanta di Gasperini, che vola in A e sogna l'Europa: Mattia Caldara, perno della difesa e promesso sposo della Juventus. Il centrale nerazzurra si racconta, dalla sua passione per il tennis alla trattativa che lo porterà a essere un giocatore bianconero: "E' successo tutto in un batter d'occhio. Ho iniziato a giocare a ottobre, e in pochi mesi è successo di tutto... Il mio modo per gestire la situazione è vivere alla giornata: non ci penso troppo, rischia di frenarmi. L'obiettivo è migliorarmi sempre per essere pronto per la Juve. Certo, qualcosa nel rapporto con le persone è cambiato, ma ancora non ci penso. Magari me ne accorgerò quando arriverò a Torino, però adesso no. Sono tranquillo come se non fosse cambiato nulla. Ovviamente la gente mi ferma ora, fa piacere ma le responsabilità aumentano, perché sai che giochi per una società che ha creduto in te e per quella che ti ha cresciuto". 

    Il fattore Gasperini: "Quanto c'è di lui? Tanto. Mi ha dato fiducia fin da subito, all'inizio ero consapevole di non meritare di giocare. Non mi sentivo pronto. Tuttavia il tecnico non me lo ha fatto mai pesare. Prima del debutto, contro il Napoli, ha aspettato proprio l'ultimo momento utile per dirmi che sarei andato in campo: il modo migliore per non mettermi troppa pressione. Credo che la maggior parte del merito sia suo". 

    "Uno dei più importanti investimenti dell'era Agnelli? E' una responsabilità in più. So che per arrivare lì devo migliorare. E dovrò dimostrare di valere tutti quei soldi". 

    Due parole poi su Gagliardini, finito all'Inter a gennaio: "Cosa ho detto a Gagliardini? Che si è meritato la chiamata dell'Inter. E' un cambiamento importante, sono contentissimo per lui. Nazionale? Io penso all'Under 21, se un giorno dovessi arrivare alla Nazionale maggiore sarebbe un onore. La convocazione allo stage è un attestato di stima importante, ora dovrò meritarmi altre chiamate. Però un passo alla volta: c'è l'Europeo con l'Under".

    Difesa Juve del futuro: "Rugani ha la mia età ma è molto più avanti di me. Gran difensore. Potrò imparare tanto da lui. E dai suoi compagni. Difesa Juve è la più forte? In Italia sicuro. Forse anche in Europa". 

    Le sensazioni dello Stadium: "Impressiona per la pressione che ti mette. Io l'ho patita un po', ma spero di abituarmi il prima possibile. In cosa è più forte la Juve? Per la mentalità: non sbaglia mai due partite di fila e questo fa la differenza, mentre Roma e Napoli magari concedono più punti alle avversarie. La Juve non sbaglia. E' questo che fa la differenza in Italia. Infatti vince da 5 anni". 

    Dall'Atalanta alla Juve, come Scirea: "Sì, lo sapevo. Compiere lo stesso percorso mi rende orgoglioso, ma paragonarmi a un mito del genere non avrebbe senso e non lo farei mai. Il poster in camera? Lo avevo di Chiellini. Anche se il mio idolo è Nesta. Perché Chiellini? Vorrei avere la sua grinta, a me manca. Mi piace la sua voglia di giocare, l'energia che mette sempre, in ogni partita. Ma all'oratorio, quando giocavo da bambino, sognavo di essere Nesta". 

    Sui ricordi del Mondiale 2006: "Ero all'oratorio a vedere la partita, poi siamo andati con gli amici a festeggiare a Bergamo. Allora non capivo cosa potesse voler dire vincere il Mondiale, ma ora so che significa". 

    Ancora sulla Juve: "Quando me lo hanno pensavo a uno scherzo! Non ci credevo perché alla fine avevo una decina di presenze in A. Pensavo fossero voci e basta, invece... L'attaccante più forte che ho incontrato? In A sono tutti forti. Ma il rivale più duro è Mandzukic: a livello fisico l'ho patito parecchio, è davvero pazzesco". 

    Sulla sua vita privata: "La famiglia sarà sempre al primo posto. So quello che hanno fato per me i miei genitori, se sono qui è grazie a loro. Ho iniziato a 7 anni, mi sono innamorato del calcio all'oratorio, anche se all'inizio i miei genitori non volevano per via della scuola. Alla fine hanno ceduto: mi sono diplomato e ho portato avanti il percorso nel calcio. Mio papà, che è interista, non guarda più le partite, soffre troppo e non viene allo stadio. Le registra e le vede da solo. Quando finisco di giocare è talmente teso che sembra sia andato in campo lui. Playstation? La uso ogni tanto. E di solito come squadre scelgo l'Arsenal, perché mi piace come gioca. Adoro il tennis. Ho provato a giocare ma sono negato. Per me Roger Federer è un modello da seguire. Ha dimostrato che il talento non ha la carta d'identità. Chi devo ringraziare? I miei genitori. Poi una persona che non c'è più, Gino Donadoni. Era il presidente della Scanzorosciate, la mia prima società: è lui che ha insistito, vedendomi giocare all'oratorio. Poi il presidente Percassi e tutta l'Atalanta. E ogni allenatore che ho avuto: ho imparato tanto da ognuno di loro". 

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