Calciomercato.com

  • Caro popolo di CM ti scrivo...

    Caro popolo di CM ti scrivo...

    • Marco Bernardini
    Caro popolo di Calciomercato.com sento forte la necessità, il dovere e il diritto di scriverti. Da due anni esatti e per gli ultimi giri di giostra professionali faccio parte della variegata tribù di questo sito web. Dal giorno in cui l’editore, Carlo Pallavicino, mi ha incaricato di un compito che, francamente, immaginavo di non dover ricoprire ho dato tutto ciò che il mio mestiere di giornalista ha sempre comportato, non solo tecnicamente, fin dai tempi ormai lontanissimi del praticantato. Una vocazione sostenuta, sempre, da un preciso e fondamentale muro portante: l’impegno dell’onestà intellettuale a disposizione non della “vanità” di chi scrive ma  della “verità” alla quale ha diritto il lettore. Anche se poi la “vera verità” non esiste.

    L’ultimo articolo pubblicato da CM con la mia firma ha riguardato le elezioni americane e il successo di Trump per il quale, non da solo, sono rimasto basito. Ma ancora di più mi hanno sconcertato i commenti della maggioranza di voi lettori rispetto a quelle che sono le mie idee in proposito ad un evento planetario che ritengo nefasto. Mi reputo storicamente un “volterriano”, sicchè non mi sento assolutamente offeso dalle critiche di coloro che la pensano diversamente da me. Il dibattito, democratico, è sempre costruttivo. Bavaglio e olio di ricino non lo sono. Per fortuna ancora non siamo tornati a questo punto.

    Non accetto, non potrei farlo, l’ignoranza in quanto esercizio libero del non sapere. In molti mi avete rimproverato il fatto di occuparmi di politica senza, praticamente, avere le competenze adeguate per farlo e perdipiù sulle pagine di un quotidiano sportivo. Ebbene intanto agli “sportivi” monocordi ricordo una frase di Mourinho quando afferma che “Chi sa soltanto di calcio della vita non conosce un bel niente”. Aggiungo che Calciomercato.com non è mai stato e non sarà mai una vetrina di informazione a senso unico ma, per volontà stessa di chi lo dirige, una finestra sul mondo e non soltanto su un campo di pallone o quant’altro. Ma il punto è ancora un altro e riguarda coloro i quali mi ammoniscono di non permettermi invasioni in terreni che pensano non mi competano. Gli “ignoranti”, appunto, e cioè quelli che non sanno perché non conoscono il mio percorso professionale.

    A vent’anni già mi trovavo impegnato in politica attiva, seppure extraparlamentare. A ventuno ho lavorato, per due stagioni con Dario Fo e Franca Rame. Altri due anni li ho trascorsi a collaborare con la redazione milanese de “L’Espresso”, diretta da Eugenio Scalfari, insieme con Paolo Mieli e Giuseppe Turani. Finalmente giornalista professionista, per cinque anni sono stato responsabile degli “Esteri” alla storica testata della Gazzetta  del Popolo, a Torino, con il  direttore Giorgio Vecchiato. Nel mio archivio rimangono l’ultima intervista fatta a Salvador Allende una settimana prima del golpe di Pinochet e la prima fatta in diretta da inviati italiani in Libia a Gheddafi. Poi la Gazzetta chiuse. Passai a Tuttosport dove, con un direttore speciale come Dardanello, trascorsi il resto della mia carriera ufficiale scrivendo sempre non solo di sport e di calcio che pure amo. Tutto ciò non lo rivelo per vanità ma per fare in modo, se lo credete opportuno, di non sentirmi più accusare di occuparmi di cose che non mi competono. Sicuramente sbaglierò nelle mie analisi, come tutti, ma non per ignoranza o presunzione. Del resto ho sempre pensato e continuo a farlo che, oltre alle competenze specifiche, un giornalista autentico deve esserlo sempre e a tutto tondo. Proprio  come un medico. 
    Scusate il disturbo e amici come sempre.

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