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  • Carpimania: una sconfitta più che onorevole
Carpimania: una sconfitta più che onorevole

Carpimania: una sconfitta più che onorevole

  • Gabriele Pasca
Il vizio delle grandi è sempre lo stesso: quello di non vedere oltre il proprio naso. Quando vincono sudore di fronte e, anzi, destino già scritto, quando perdono la prestazione non è stata all’altezza della maglia che indossano. Come se la controparte, spesso piccola ed impaurita, rappresenti solo un misero cameo, una qualsiasi spalla sfigata, al servizio della star che ha il compito di brillare. E a sentire Sinisa Mihajlovic, anche ieri, è andata più o meno così. Eppure buona parte di pubblico ha visto una partita diversa, a partire dalle premesse. Chi se lo sarebbe aspettato, ad inizio stagione, che il futuro di un tecnico rossonero avrebbe dovuto fare i conti con una squadra di provincia, guidata da un allenatore di provincia e con giocatori, specie adesso, con Borriello nel limbo, altrettanto di provincia. Bando alla retorica, però, questo Carpi continua a convincere.

Certo, che la Coppa Italia non rappresentasse un obbiettivo della società biancorossa era noto, anzi, i quarti di finale, in un certo senso, sono stati “grasso che cola”, e forse la scelta di Brkic (prima ancora dei commenti scocciati di Romairone sulla pesantezza del calendario) rendeva bene l’idea. Eppure il Milan ha tremato per parecchi minuti, e non solo dopo il gol del nuovo arrivato Mancosu, sardo verace e possibile nuova rivelazione per la squadra di Castori. Già nel finale del primo tempo qualcosa era cambiata. Nonostante l’ostinata presenza di Marrone, a complicare sempre un po’ le cose, il Carpi si è visto di più in area di rigore, costringendo i padroni di casa a perdere tempo in vista del the caldo. Certo, la superiorità del Milan non si può negare, però spesso le partite non si vincono col possesso palla ma si giocano sulle occasioni, come quella al 68’, quando l’eccesso di egoismo di Lasagna fa sparare in curva un pallone che, se appoggiato per Mancosu, non avremmo faticato troppo a vedere oltre la linea di porta.

La storia deve aspettare, dunque, e magari passerà dal Meazza un altro giorno, forse il 24 prossimo (contro l’Inter). Intanto come battesimo niente male. L’importante è che la cerimonia, per carità, bella e commovente, non distolga energia vitali per la sfida, ben più importante, di domenica prossima contro la Sampdoria. Le premesse ci sono e, anche grazie ai nuovi ingressi, basterà quel pizzico di concentrazione in più. Il salto di qualità passa da lì.

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