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  • Presidente FMS:| 'Pronto soccorso in campo'

    Presidente FMS:| 'Pronto soccorso in campo'

    • F.P.

    La prevenzione si fa, ed è di altissimo livello in Italia. Ma è durante le gare che l'emergenza è dietro l'angolo. Per questo si può, e si deve fare di più. Lo afferma il presidente della Federazione medico sportiva italiana, il bresciano Maurizio Casasco, che all'indomani della tragedia di Pescara rilancia una proposta ben precisa. Si può ragionevolmente pensare - afferma Casasco - di portare in campo un intero Pronto soccorso, in versione compatta ma completa, capace non solo di far fronte alle emergenze cardiologiche, ma di fornire sul posto il massimo dell'assistenza medica per ogni tipo di evenienza. Sulla tragedia di Piermario Morosini, Casasco si astiene da giudizi affrettati. Rivendica l'eccellenza della medicina sportiva in Italia, il rigore dei controlli da cui dipende l'idoneità degli atleti. Ma non giudica l'episodio senza avere prima un certificato in mano.

    'Non posso correre dietro alle voci - spiega -: prima di cercare di dare una spiegazione a quanto accaduto, bisogna conoscere gli esiti delle analisi. Perchè la causa potrebbe anche non essere cardiologica'. Il presidente della Fmsi su questo non transige: 'Il risultato degli esami autoptici è indispensabile per esprimere dei pareri tecnici - dice Casasco - e capire se questa morte poteva essere prevista o meno attraverso gli esami di idoneità, valutando dunque se ci siano responsabilità mediche o se sia una tragica fatalità. Quello su cui però bisogna mettere un punto fermo è che non può essere un caso tragico a creare allarmismi: nella prevezione, il sistema italiano è di assoluta eccellenza. È un sistema certo migliorabile, ma grazie a questo si salvano tante vite perchè l'idoneità viene rilasciata da specialisti in medicina dello sport di altissimo valore'.

    Ma se un calciatore professionista può morire sul campo, è forse è sul campo che va ripensata la capacità di risposta. Ed ecco allora la proposta di Maurizio Casasco: 'La proposta - afferma il presidente della Fmsi - è di un pronto soccorso sportivo per l'emergenza in campo, che abbiamo elaborato e brevettato da un anno, e che non si limita al solo aspetto cardiologico'. Negli ambienti medici c'è già chi storce il naso. Il direttore del Dipartimento malattie cardiovascolari dell'Università la Sapienza di Roma, Francesco Fedele, obietta: 'Quella del pronto soccorso è un'idea banale. Bisogna portare i defibrillatori a bordo campo perchè nel 90% dei casi il tutto iniziaquando il cuore è ancora vitale. Con 1000, massimo 1500 euro si potrebbe portare il defibrillatore in ogni impianto'.

    Ma Casasco ribadisce la validità della sua idea, perchè non esiste solo un rischio cardiologico. E cita per questo l'episodio di Antognoni, che nel 1981 rischiò di morire per un violentissimo trauma cranico. 'Il defibrillatore è importante - ammette - ma se c'è un problema cerebrale non serve a niente. Senza parlare dei traumi, come fu anni fa l'incidente di Antognoni'. Bisogna dunque andare oltre: 'Quella del pronto soccorso sportivo è una specializzazione ulteriore per la gestione dell'emergenza. Che riguarda anche l'organizzazione dell'impianto: devo sapere dove piazzare i defibrillatori'. Casasco spiega che la sperimentazione del nuovo pronto soccorso è in via di ultimazione e che la Lega Pro si è già detta disponibile a recepirlo. Forse da questo incidente sorgerà una nuova prospettiva di sicurezza per tutti gli atleti.

    (Bresciaoggi)

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