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  • Castan è rinato: 'Grazie Toro! Ero tra i 5 centrali più forti della A, poi un ex giocatore con la paura di morire'

    Castan è rinato: 'Grazie Toro! Ero tra i 5 centrali più forti della A, poi un ex giocatore con la paura di morire'

    Sembra essere tornato quello dei bei tempi, quello che in coppia con Mehdi Benatia portò la Roma di Rudi Garcia al secondo posto in classifica, che si dovette inchinare ad una Juventus da record. Leandro Castan è uno dei punti fermi del Torino, rilanciato da Sinisa Mihajlovic; queste le parole a la Repubblica del centrale brasiliano: "Ero uno dei cinque difensori più forti della serie A, poi all’improvviso sono diventato un ex giocatore con la paura di morire. Ora che tutto è passato so di avere una nuova consapevolezza"

    Autuno 2014 l'inizio dell'incubo: "Settembre, giochiamo a Empoli, ma vengo sostituito: ho le vertigini, sto male. Le cose peggiorano nelle settimane successive: non mi reggevo in piedi, vomitavo di continuo. D’accordo con la Roma parlammo di malanni muscolari, ma stavo a pezzi. Persi quasi 15 chili, ero terrorizzato. Mi stavo convincendo che sarei morto, continuavo a sottopormi a visite e controlli. La stessa mattina in cui me ne parlarono mia moglie scoprì di essere incinta della nostra bambina. Il medico disse che senza intervento chirurgico non avrei più potuto giocare. Ma io volevo solo tornare in Brasile, mollare tutto. Ero confuso".

    "Presi una settimana per pensarci. Ti passa ogni cosa per la testa in quei momenti. La paura si moltiplica. Altri medici confermarono: l’operazione era l’unica soluzione. E io accettai, per tornare a giocare. Ricordo il terrore in ospedale, la sera prima dell’intervento . Al risveglio sentivo tutto, ma non riuscivo a muovermi. Mia moglie era lì, al mio fianco. Due giorni in terapia intensiva: i più duri della mia vita. Ripetevano che l’operazione era riuscita, ma io mi chiedevo se sarei davvero tornato come prima".

    Duri i primi tempi del ritorno in campo: "Volevo dimostrare che non avevo paura di giocare, dopo aver superato quella di morire. E il campo mi mancava troppo, perché lì io mi trasformo e sono davvero felice. Quando tornai ad allenarmi venivo regolarmente saltato, era frustrante. In realtà mi serviva tempo. Avevo bisogno di fiducia: quella che ho ritrovato qui a Torino".

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