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  • Cataliotti: la violenza negli stadi italiani e il modello inglese. Tutti ne parlano, noi vi spieghiamo di cosa si tratta

    Cataliotti: la violenza negli stadi italiani e il modello inglese. Tutti ne parlano, noi vi spieghiamo di cosa si tratta

    Calciomercato.com ha chiesto all’Avv. e Agente Fifa Jean-Christophe Cataliotti, e al Dott. Tommaso Fabretti, autori del libro "Il Business nel pallone - Analisi dei modelli organizzativi e gestionali delle società di calcio" (Mursia Editore), di spiegare quali misure sono state adottate nel Regno Unito per risolvere il problema della sicurezza negli stadi.

    Sono giorni caldi questi per il calcio italiano sul fronte della sicurezza negli stadi: gli episodi di violenza scoppiati a Torino prima e durante il derby della Mole hanno riacceso gli infiniti dibattiti su come cercare di risolvere una volta per tutte questo annoso problema. Ancora una volta, siamo qua a sperare che all’indignazione dei vertici federali possano seguire nei prossimi mesi dei provvedimenti concreti per attenuare questa piaga ormai da anni dilagante nel nostro calcio. Nel frattempo proviamo a curiosare in casa di chi, ormai da anni, è riuscito a fare qualcosa in questo senso: ci riferiamo ovviamente al Regno Unito.

    L’IMPERATIVO: STRONCARE GLI HOOLIGANS – Dal punto di vista dell’ordine pubblico, il calcio britannico conobbe gravissimi problemi durante gli anni 70 e 80, quando il fenomeno degli hooligans esplose in tutta la sua cruda durezza. Scontri nei pressi degli stadi erano all’ordine del giorno di quasi ogni partita. Tre furono le tragedie che portarono gli inglesi a ribellarsi una volta per tutte alla violenza: nel 1985, una tribuna del Valley Parade di Bradford prese fuoco e vi morirono 56 persone, nello stesso anno vi fu poi la terribile notte dell’Heysel, dove persero la vita 39 tifosi juventini a poche ore dalla finale di Coppa dei Campioni con il Liverpool a causa della furia degli hooligans. Pochi anni dopo, nel 1989, 96 tifosi dello stesso Liverpool morirono allo stadio Hillsborough di Sheffield poco prima dell’inizio della semifinale di FA Cup contro il Nottingham Forest. A quel punto, l’allora Primo Ministro Margaret Thatcher salì alla ribalta, decidendo che era arrivato il momento di fare qualcosa di concreto.

    LA RIVOLUZIONE DEL BRITISH FOOTBALL: IL TAYLOR REPORT – La “Lady di ferro” si rivolse in prima istanza al proprio Ministro della Giustizia, Lord Taylor of Gosforth, incaricandolo di redigere un approfondito dossier sullo stato del calcio inglese atto ad evidenziarne criticità, problemi basilari, possibili rimedi e soluzioni, anche drastiche. Ne risultò così il celebre “Taylor Report” che portò alla luce numerosi spunti di discussione: dall’attitudine violenta del tifoso medio britannico (spesso animato da forti quantità di alcol) alle scarse misure di sicurezza degli impianti calcistici, passando per una inadeguata capacità organizzativa dei club in merito agli eventi sportivi. La fotografia che venne fatta fu impietosa: gli stadi inglesi erano delle potenziali trappole mortali.

    I CAMBIAMENTI CHE HANNO PORTATO ALLA REALTA’ ODIERNA – Il Taylor Report pose le basi per un piano che avrebbe portato ad un cambiamento epocale del calcio inglese, fondato su una nuova e ferrea normativa contro gli hooligans e su una spiccata modernizzazione degli stadi. Lo stato si impegnò a porre delle imprescindibili direttive che dovevano essere tassativamente recepite dai club, pena l’esclusione dai campionati. Il progetto di modernizzazione degli stadi comportò l’eliminazione delle barriere tra spalti e campo di gioco, l’obbligo di posti tutti tassativamente seduti per gli spettatori e l’introduzione di un sistema di telecamere a circuito chiuso per favorire la sorveglianza dei tifosi più esagitati. Le società furono poi obbligate a dotarsi di un corpo di sorveglianza autonomo che garantisse la sicurezza all’interno e nei pressi dello stadio. Fu inoltre vietato il fumo e limitato il consumo di alcolici (consentito non più sugli spalti ma solo in prossimità dei bar interni dello stadio). Nel 1991 la normativa venne poi rivista ed implementata con il “Football Offences Act”, che stabilì pene durissime (dall’espulsione dallo stadio fino alla galera) per i teppisti protagonisti di cori razzisti, lancio di oggetti ed invasioni di campo.

    I RISVOLTI ECONOMICI DEL TAYLOR REPORT – Negli ultimi 25 anni gli hooligans sono stati soppiantati negli stadi inglesi da bambini ed intere famiglie, con evidenti risvolti positivi a livello socio-economico: da una parte, il clima disteso e rilassato che si respira negli stadi ha attratto tv e sponsor di tutto il mondo, che riversano oggi grandi quantità di denaro sulla Premier League. Da un altro punto di vista, i club inglesi possono oggi sfruttare la maggiore capacità di spesa caratteristica dei nuclei familiari rispetto a quella, ben più limitata, dei giovani teppisti che in passato frequentavano le partite.
    La presa di posizione di Margaret Thatcher fu quindi di fondamentale importanza per tutto il calcio inglese, che deve a lei e al suo ministro Taylor buona parte del suo strabiliante successo economico-finanziario attuale. Sta ora alle nostre istituzioni cogliere la palla al balzo e dimostrare una simile fermezza, programmando interventi per cambiare una volta per tutte il volto del nostro calcio.

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