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  • Ce l'ho con... Cara Juve, aveva ragione Capello: la Serie A non è allenante

    Ce l'ho con... Cara Juve, aveva ragione Capello: la Serie A non è allenante

    • Andrea Distaso
    Fabio Capello fu deriso, quasi insultato per aver osato "denigrare" il campionato di Serie A nel 2014, definendolo poco competitivo e poco allenante per una Juventus che in Italia dominava già da qualche stagione mentre in Europa non riusciva a fare il salto di qualità. A onor del vero, i bianconeri hanno fatto notevoli passi in avanti negli ultimi anni, sia sul piano della qualità che della personalità al cospetto delle grandi del calcio internazionale. Tutto questo non è bastato per reggere il confronto col Barcellona prima e il Real Madrid poi ed ecco che quelle dichiarazioni di Capello di 3 anni tornano clamorosamente attuali.

    Cosa c'è di male nel raccontare la realtà? Non è mica vero che da qualche stagione a questa parte i campioni, quelli che una volta affollavano la nostra Serie A e rinforzavano gli organici anche di quelle che non erano le storiche "grandi", oggi preferiscono altri lidi come la Premier League o la Liga? E' vero o non è vero che è diventato un campionato di passaggio, nel quale i talenti, soprattutto quelli stranieri, si formano per spiccare poi il grande salto, mentre dagli altri tornei arrivano giocatori che nelle leghe top non sono riusciti ad imporsi (Tevez e Higuain, per restare in ambito Juve sono gli esempi più lampanti)? Anche per queste ragioni ,la Juventus ha puntato molto su calciatori che conoscessero il campionato italiano e i campioni arrivati dall'estero sono giocatori che avevano concluso il loro ciclo altrove come Khedira o Dani Alves.

    Cui prodest, come direbbero i latini, a chi giova avere un campionato che, nella migliore delle ipotesi, a febbraio ha già espresso la netta supremazia della Juventus e che ha spesso prodotto distacchi clamorosi dalle precedenti avversarie? In questo il club bianconero non ha colpa alcuna, trattandosi semmai di un limite di quelle formazioni come Roma e Napoli, che non sono ancora riuscite a colmare il gap, mentre le milanesi sono sparite dai radar da tempo. E' un dato di fatto però che un campionato così "scontato", così sbilanciato a favore dell'unica società capace di ragionare da azienda e guardare al futuro, non consenta uno sviluppo organico dell'intero movimento italiano e ci costringa a guardare gli altri sollevare le coppe e chiederci perchè questo accada con spiazzante regolarità.

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