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  • Cesenamania:| Ficcadenti, alta tensione

    Cesenamania:| Ficcadenti, alta tensione

    • Mattia Guidi

    Il Cesena di questa seconda parte del 2010 aveva, ad onor del vero, già abituato spesso e volentieri alla sconfitta; tuttavia la netta vittoria del Bologna nel derby emiliano-romagnolo ha lasciato ferite molto profonde non solo nel tifo, quanto nell’intero ambiente bianconero. E così la contestazione, che già da tempo era nell'aria, è sfociata dapprima nei fischi al termine della debacle di domenica scorsa, per poi riproporsi in tutta la sua evidenza alla ripresa degli allenamenti; sfottò, inviti a mostrare gli attributi, fino ad insulti più o meno gravi nei confronti dello staff tecnico, hanno portato Ficcadenti al faccia a faccia con i tifosi stessi.

    Erano una trentina a Villa Silvia ad assistere a quello che è stato un confronto verbale eclatante ma non particolarmente costruttivo tra il tecnico e 4-5 supporters. 'Non me ne vado, resto qui perché la squadra è con me' è il concetto espresso e ribadito da Ficcadenti, accusato di aver raccolto solo 5 punti nelle ultime 12 partite. 'Abbiamo sbagliato due sole gare, con l'Udinese e con il Bologna, per il resto ce la siamo sempre giocata', ed è effettivamente difficile dargli torto; tuttavia con questo ruolino di marcia, la salvezza sembra una chimera agli interlocutori, che ricevono inaspettatamente la totale garanzia opposta: 'Ci salviamo, io sono sicuro che ci salviamo. E se vi salvo voglio vedere cosa avrete da dire'.

    Insomma, un confronto dai toni forti, ma del tutto inatteso da parte di un tecnico da cui mai ci si sarebbe aspettati una reazione così risoluta. Ficcadenti sa essere grintoso, questo ha dimostrato nel faccia a faccia con il tifo; forse accanto alla grintà c'è e c'è stata una buona dose di orgoglio (minacciato dai riferimenti a Bisoli), ma ciò che conta è che l'ambiente bianconero si è mostrato vivo da una parte e dall'altra. Ora a Ficcadenti e alla squadra il compito di mostrare che il carattere e la volontà del cavalluccio non stanno solo nelle parole, ma anche in campo; poi, a gennaio, sarà la dirigenza a dover chiarire quanto forte sia la voglia di limitare le brutte figure per mantenere una serie A attesa da 20 anni.

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