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Che fine ha fatto? L'ultima fiaba di Andersen: la Danimarca del 1992

Che fine ha fatto? L'ultima fiaba di Andersen: la Danimarca del 1992

  • Alessandro Di Gioia
La storia dei campionati Europei è ricca di fiabe calcistiche degne della penna di un grande autore: dopo la Grecia campione d'Europa 2004, il terzo poema epico di Omero, oggi parliamo della Danimarca vincitrice degli Europei di Svezia del 1992, una favola che avrebbe potuto tranquillamente essere scritta da Hans Christian Andersen, autore nato ad Odense ad autore de "La Sirenetta" e "La principessa sul pisello". Già, perchè a quell'Europeo la Danimarca non avrebbe dovuto nemmeno parteciparvi, visto che fu ripescata solo poco prima dell'inizio, al posto della Jugoslavia.

LA GUERRA IN JUGOSLAVIA E LA CUCINA DI MOLLER-NIELSEN - Mentre infatti in Svezia stava per iniziare la competizione, la guerra nei paesi dell'ex Jugoslavia impazzava: la nazionale, che si era qualificata per la fase finale, si estromise di fatto da sola, visto che era impossibile per i calciatori dei paesi che la formavano militare ancora nella stessa squadra, in mezzo a quel tourbillon di nazionalismi e violenze.  La risoluzione dell’ONU 757, approvata dal Consiglio di sicurezza il 30 maggio 1992, vietò a ogni nazionale jugoslava di partecipare a manifestazioni sportive nel mondo fino a nuova decisione, lasciando il campionato europeo con un posto vacante a pochi giorni dal suo inizio: fu scelta la Danimarca, solo perché si trattava della nazionale arrivata seconda nel gruppo della Jugoslavia. L'inizio della competizione fu incredibile per i danesi: richiamati di fretta e furia in patria, molti di loro rinunciarono alle vacanze, altri, come Michael Laudrup, uno dei mgliori giocatori della storia danese, non avevano buoni rapporti con il selezionatore Richard Moller-Nielsen e scelsero di non prendere parte alla competizione. Brian, fratello di Michael, non gradiva particolarmente la figura del proprio allenatore ma scelse di tornare a giocare in nazionale per dare una mano ai compagni, privi di qualsivoglia preparazione fisica. Topica la frase del tecnico della Danimarca, qualche giorno dopo la clamorosa vittoria: "Dovevo cambiare la cucina, ma mi chiamarono per giocare in Svezia. Ho chiamato un arredatore professionista per finirla."

TANTA DIFESA E RINGRAZIAMENTI ALLA SVEZIA - Fu messa insieme dunque una rosa un po' raffazzonata, ma dotata di punti forti: il portiere, gigantesco e biondo, un certo Peter Schmeichel, estremo dfensore del Man United; il capitano Lars Olsen, il centrocampista Henrik Larsen e il miglior attaccante, Brian Laudrup; per il resto, ben poco. La cosa positiva è che gli Europei si giocavano in Svezia, paese vicino alla Danimarca e quindi comodo dal punto di vista organizzativo. Quella negativa è che le rivali parevano quasi imbattibili: Francia, Olanda, Inghilterra, Germania e Svezia parevano di un'altra categoria. Il girone iniziale sembrava già dover sancire l'addio dei danesi alla competizione, visto che erano capitati in un gruppo con Francia, Inghilterra e Svezia. Il gioco difensivo di Moller-Nielsen diede però i suoi frutti: pareggio per 0-0 contro l'Inghilterra, sconfitta di misura contro la Svezia di Brolin. A questo punto la questione sembrava chiusa: per passare alle semifinali, oltre a vincere contro la Francia, la Danimarca doveva sperare che la Svezia, oramai qualificata e “sazia”, battesse l’Inghilterra. Fu proprio come andò: la Danimarca vinse contro la Francia per 2-1 e la Svezia superò l’Inghilterra con lo stesso risultato, in rimonta, segnando il gol decisivo all’82esimo minuto, ancora con Brolin. La Danimarca, ripescata 10 giorni prima l’inizio del torneo, era alle semifinali degli Europei: un risultato di per sè storico. 

OLANDA E GERMANIA, IMPRESE FIABESCHE - La rivale in semifinale sembrava però un ostacolo insormontabile: la mitica Olanda campione d'Europa in carica, che schierava veri e propri fenomeni come van Basten, Riijkard, Gullit, Koeman e un giovane Bergkamp. Eroi della partita furono il centrocampista Larsen, autore di una doppietta, e il portiere Schmeichel, che parò il rigore decisivo a sua maestà van Basten. Nell'incredulità generale, la Danimarca era riuscita ad arrivare in finale, contro la Germania di Klinsmann, Moller, Hassler, Voller, Riedle e Sammer, ma ormai la fiaba doveva compiersi con un lieto fine: Jensen e Vilfort firmarono le due reti decisive per dare inizio alla festa. Tra l'altro, l'autore del 2-0, festeggiò nel modo migliore la momentanea guarigione della figlia, malata di leucemia, che però purtroppo morì qualche mese dopo. E' stato l'unico trofeo conquistato dalla Danimarca, con un copione degno di Andersen. Vediamo che fine hanno fatto i protagonisti di quella storica impresa:

CHE FINE HANNO FATTO? - 

Peter Schmeichel: conduce l'edizione europea del programma televisivo "Lavori sporchi", intitolata "Lavori sporchi con Peter Schmeichel", in onda su Discovery Channel. Il figlio Kasper, calciatore e portiere, è campione d'Inghilterra con il Leicester.

John Sivebaek: fa il procuratore sportivo.

Lars Olsen: tecnico del Brondby, dell'Odense e attualmente della Nazionale di calcio delle isole Fær Øer.

Torben Piechnik: ha abbandonato il mondo del calcio.

Kent Nielsen: è stato allenatore di Aarhus, Horsens, Brondby e Aalborg. 

Kim Christofte: ha abbandonato il mondo del calcio.

John Jensen: è stato allenatore di Herfolge, Brondby, Getafe, Randers e Blackburn, attualmente è al Fremad Amager.

Kim Vilfort: allena le giovanili del Brondby, è stato nominato calciatore del campionato danese del secolo.

Henrik Larsen: ha allenato Far Oer, Holbaek, Koge e Lyngby.

Brian Laudrup: commentatore sportivo, è da poco guarito da una forma di tumore linfatico.

Flemming Povlsen: allena l'Horsens.

Richard Moller-Nielsen: è morto nel 2014, dopo aver allenato, oltre alla nazionale danese, anche quella israeliana e finlandese.


@AleDigio89

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