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  • Chibsah ha fame:| 'Sogno di tornare alla Juve'

    Chibsah ha fame:| 'Sogno di tornare alla Juve'

    Sulle colonne di Tuttosport parla Raman Chibsah, centrocampista in comproprietà tra Juventus e Parma, ma protagonista in questa stagione con la maglia del Sassuolo che veleggia verso la Serie A. "Il mio unico gol con Sassuolo? I miei amici mi hanno telefonato, mi hanno mandato messaggi. Anche gli ex compagni delle giovanili della Juve come Beltrame, Padovan. Mi hanno detto: ma come? Tu il sinistro non lo usi mai! Altro che il rigore di Boakye sabato scorso: ha tirato una zoncolata lenta. Quella palla sembrava un coniglio che zompettava sul campo. Se mi manca manca l’ambiente juventino? Mi manca molto il fatto che a Torino avevamo tutti la stessa età. Per intenderci, qua certe stupidaggini non le puoi fare. I giocatori più grandi, quelli d’esperienza, sanno quando dirti: questo non va bene. Quali Stupidaggini? Beh, qualche nottata in piedi in camera, con la musica alta. Ero in stanza con Branescu, a volte la mattina dopo ci prendevamo certe belle sgridate perché non facevamo dormire i vicini. Quante sgridate dal responsabile del settore giovanile Giovanni Rossi. E’ un secondo padre per me. lo sento ancora moltissimo. Ora sono più maturo, ho imparato ad esser meno casinista. Pronto per tornare alla Juve? Non dico di essere pronto, non lo so, ma non mi spaventerei. Il sogno lo coltivo: la voglia di dare tutto, di provare a dimostrare che, con il lavoro e la fatica, anche io posso farcela. Come è cambiata la mia vita grazie al calcio? Altroché se ci penso, spesso. Io abitavo ad Accra, in una zona povera. Da mangiare c’era, sì, però a volte ammetto che il pranzo lo saltavamo. Mio papà voleva che andassi a studiare, ma tante volte capitava che scappassi per andare a giocare a pallone. Cinque contro cinque, un nostro amico ricco metteva in palio 10 euro e chi vinceva li divideva. C’era soltanto una regola: non si tocca la palla con le mani, per il resto valeva tutto. Non sapete quante botte volavano. Il primo autografo? Sì, certo. A Berlino, quest’estate, in amichevole con la Juventus. Mi bussano sulla spalla: autograph ... Ok, ho detto tutto emozionato. La svolta quando c’è stata? Un torneo, non volevo neanche andare ma il mio allenatore ha insistito tanto. Dove sei? E’ venuto addirittura a prendermi per portarmi lì. Ed è iniziato tutto. Ripensare a quelle partite, che erano più una lotta, ora mi sprona a dare tutto, a cercare di sfruttare ogni più piccola occasione. Per questo non mi piace stare in panchina. Il giocatore che studio per perfezionarmi? Xabi Alonso su tutti: se c’è lui, non mi perdo una partita in tv. Meglio di Xavi, meglio di Iniesta... E’ l’uomo delle palle fondamentali, dell’ultimo passaggio. E, ovviamente, sono affascinato da Essien e Pirlo, uno dei più forti del mondo. Io, Boakye e Berardi: tutti e tre alla Juve? Non so, ma sarebbe bello che prima o poi accadesse. Berardi è un talento fuori dal normale, mi ricorda un po’ Insigne. E Rychmond, che dire? Siamo sempre insieme, un amico vero. In ritiro dormiamo nella stessa stanza. Più che dormire, io provo a dormire... Con la musica alta rompe sempre! Problemi di razzismo? Direttamente no, ma l’anno scorso Gouano era stato insultato a Grosseto. Gli avevano detto “negro di merda”, ci sono rimasto malissimo. Sono cose che fanno davvero incazzare queste. E’ difficile che io perda la pazienza, ma queste cose proprio non le capisco".

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