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  • Chievo, solita storia:| Non ha... Banti in paradiso

    Chievo, solita storia:| Non ha... Banti in paradiso

    Va così, anche se non dovrebbe sempre andare così. Alla fine, la differenza la fanno Pato e Banti. Il primo è un tesserato del Milan che, dunque, fa il proprio dovere. Lo mettono in campo (tardi, per fortuna), lui s'inventa un gol con un numero da super e buonanotte ai suonatori. Il secondo non è un tesserato del Milan, ma dell'Aia, Associazione italiana arbitri, che, dunque, non fa il proprio dovere. Soprattutto quando, 25' del primo tempo, non vede un plateale controllo con la mano di Robinho, che s'aggiusta la palla a tre metri dalla porta e infila con un tocco rasoterra. «Ho visto bene» fa cenno Banti quando Sorrentino e gli altri vanno a protestare. La speranza è che non abbia visto bene, che sia stato coperto, che fosse distratto. Perchè se ha visto bene vuol dire, per non pensare male, che non è in condizione di arbitrare.

    Morale della favola, come altre volte, troppe volte è successo (e succederà), ci troviamo a raccontare una partita che ha un risultato chiaramente falsato. Perchè il Milan su quel gol ha costruito la sua blanda partita. Perchè il Chievo, su quel gol, ha dovuto costruire una partita diversa da quella che s'era immaginato. Perchè quando giochi con una grande, già forte di suo, l'ultima cosa che speri è che gli diano pure una mano. E la prima che succede, invece, stavolta come altre, è proprio quella. Purtroppo.


    REAZIONE D'ORGOGLIO. Il Chievo è stato bravo a reagire, senza fretta, senza fari prendere dall'ansia, senza scoprirsi. E Pioli, a sua volta, è stato bravo a correggere la scelta iniziale. Pulzetti, trequartista «alla Pinzi», per rompere le scatole sulla trequarti. Generoso, l'ex barese, ma spesso preso in mezzo dalla superiorità tecnica rossonera. Dopo l'intervallo dentro Bogliacino, allora, perchè serve più qualità, perchè c'è da stanare il Milan. Prima, sul finire del tempo, gli aveva mandato un messaggio. Gran palla di Rigoni, sponda di Thereau, controllo e tiro di Pellissier, sul contatto di Nesta. Occasionissima, ma palla fuori di un niente. Il pari, quello vero, strameritato, arriva intorno all'ora di gioco. E' sempre Thereau, tra i più in palla, a propiziarlo, con un cambio di campo per Constant, sul cui traversone sbuca a destra Fernandes, che non lascia scampo ad Abbiati. A quel punto, il Chievo pensa, forse, anche al colpaccio. Perchè il Milan sonnecchia, va a sprazzi. Un po' svagato Ibra, così così Cassano, molto bene Robinho. Ma Sorrentino non deve inventarsi capolavori, nè passare troppi spaventi. Insomma, proviamoci...

    SUPERPATO. Poi Allegri decide di mischiare le carte. Fuori Cassano, dentro Pato, uno che quando vede Chievo s'illumina d'immenso. Pioli cambia a sua volta qualcosa, con Jokic per Constant (alti e bassi) e linea difensiva a cinque. Il Milan non ci sta, il Chievo si schiaccia troppo, probabilmente. Ma il gol lo prende su una ripartenza di Gattuso, uno di quelli ce non molla mai. Ringhio porta palla su Pato, piazzato sul centrosinistra. Il Papero, che non gode della stima di Ibra e della simpatia di Allegri, ne fa una delle sue. Numero da campione, due difensori "bevuti", destro secco, gol. Mancano 8 minuti alla fine. C'è ancora il tempo per il secondo giallo a Cesar , col Chievo in dieci per l'ultimo sprazzo di speranza. C'è il coraggio di provarci, ma senza fortuna e senza l'aiuto di qualche santo in paradiso, queste son partite stregate. E i Banti (ops, pardon, i santi) in paradiso, purtroppo, guardano sempre dall'altra parte...


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