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  • Chievo, Fernandes:|'Salvarsi in A? Un'impresa'

    Chievo, Fernandes:|'Salvarsi in A? Un'impresa'

    Il vagabondo del pallone si guarda attorno, dal campo di allenamento di Peschiera, e sorride. L'aria, del resto, è proprio quella degli ultimi giorni di scuola con la differenza - rispetto a quanto accade normalmente - che gli scrutini sono già stati fatti. E la promozione, in casa Chievo, ce l'hanno già tutti in tasca. Gelson Fernandes ha voti alti. Lo premiano il cuore, la corsa, l'applicazione tattica. Potrebbe fare meglio in condotta ma rivela che in Italia sta imparando a gestirsi. E che, al massimo, nel conto del campionato gli manca qualche gol.
    Il bilancio della stagione resta comunque una meraviglia: «È andato tutto bene, abbiamo raggiunto l'obiettivo, tra l'altro con un paio di giornate di anticipo, e anche dal punto di vista personale posso solo dire che a Verona sono stato benissimo. Tanto più che la società ha fatto davvero il massimo per mettere a mio agio me e la mia famiglia».

    Da Capo Verde alla Svizzera. Poi la Premier League, la Ligue 1 francese e finalmente la Serie A...
    «Che è molto più difficile di quello che pensavo prima di arrivare».
    Nel senso?
    «Nel senso che qui ogni squadra lotta per qualche obiettivo e ovunque c'è gente di grande qualità».
    Chi l'ha maggiormente impressionata?
    «Faccio fatica a fare nomi. Di sicuro ogni squadra ha almeno due, tre giocatori in grado di fare la differenza. Salvarsi in Serie A è davvero un grande risultato».
    E adesso che cosa succederà a Fernandes: resta o continua la sua carriera da girovago?
    «Io sono un giocatore del Chievo fino al 30 giugno. Ogni decisione sul mio futuro spetta al presidente e al direttore sportivo. Io sono pronto a confrontarmi con loro, con grande serenità. Vedremo, sapendo che nel calcio tutto può cambiare molto alla svelta».
    A Torino, contro la Juve, l'abbiamo vista in una posizione non abituale, più centrale rispetto al solito.
    «Beh, io ho sempre giocato lì. In un rombo di centrocampo posso giocare a destra o a sinistra ma io mi trovo bene soprattutto al centro. E comunque resto sempre a disposizione della squadra. Se serve faccio anche il terzino».
    Promossa la squadra, e promosso Fernandes, resta per caso qualche rimpianto di fine stagione? C'era qualcosa che si poteva fare meglio?
    «L'unica cosa che davvero mi rim provero è di aver sbagliato tante occasioni. Potevo fare qualche gol in più. Ripenso, per dire, alle gare col Bari, col Cesena, anche all'ultima con l'Udinese...».
    Dà tanto fastidio?
    «Diciamo che è l'unica cosa che si poteva correggere. Perché per il resto il campionato, il mio come quello della squadra, è stato molto positivo».
    Raccontiamolo in sintesi.
    «Beh, sul piano personale ricordo il confronto iniziale con una realtà tutta nuova. Poi risultati subito positivi, altri magari meno. Ma mi ripeto: qui è dura giocare. Nel senso che in Serie A è difficile fare punti anche a Brescia, Bari, Lecce... Una cosa che prima non avevo messo in preventivo».
    La gara più bella?
    «Sul piano tattico quella di Napoli. Eravamo ben messi in campo, l'abbiamo gestita alla perfezione. Veramente una grande vittoria».
    Fernandes: corsa, carattere, personalità ma anche una bella collezione di cartellini gialli...
    «Direi che con l'andare delle giornate ho imparato, pian piano, a fare sempre meglio. Però il mio modo di giocare è questo, sul campo io sono aggressivo, spesso anche in allenamento. Ma è sempre stato così. Anzi, ripeto: quest'anno, conoscendo gli arbitri italiani, ho iniziato a gestirmi un po' meglio».
    Il campionato inglese, il campionato francese, il campionato italiano: si possono fare confronti?
    «No, è difficilissimo, anche perché ho giocato campionati differenti in età diverse».
    E gli allenatori: chi le ha lasciato di più?
    «Tutti mi hanno insegnato qualcosa. Pioli per esempio quest'anno mi ha insegnato tantissimo a livello tattico».
    Che sensazioni avete sulle voci degli ultimi giorni: resterà a Verona?
    «Non chiedetelo a me. Sono storie tra lui e la società. Io posso dire che Pioli quest'anno ha fatto un grande lavoro. Lui è un vero professionista e ha una grande passione per il calcio: la squadra è obbligata a fare sacrifici per lui».
    E dei suoi compagni di squadra che opinione si è fatto: qual è il calciatore che non toglierebbe mai a questo Chievo?
    «Nomi non ne voglio fare, sarebbe poco rispettoso nei confronti degli altri. In ogni caso il Chievo non dipende da una o due persone. Qui conta il gruppo. Tutti sono importanti».
    Domenica si va a Palermo per giocare una gara che non avrà nessun valore ai fini della classifica: andrete a fare una gita al mare?
    «Non se ne parla. Tanto più che loro devono preparare la finale di Coppa Italia e io mi aspetto un ambiente comunque caldo».
    E il Chievo?
    «Dobbiamo dare il massimo domenica prossima come abbiamo fatto nelle altre. Ci sono altri 95' in cui dovremo giocare e soffrire per la società, per i tifosi, per la maglia che indossiamo. Non ci tireremo indietro».


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