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  • Chievo-Luciano: Una storia infinita

    Chievo-Luciano: Una storia infinita

    Lucio per sempre. Storia vera, non il titolo scontato di un film. Luciano ha rinnovato ieri il suo contratto in scadenza con il Chievo. Un altro anno ancora. L'undicesimo in serie A per i gialloblù. Vissuti quasi sempre con il brasiliano in prima linea. Perché, a parte una breve parentesi all'Inter, Lucio si è preso sotto braccio il Chievo. E insieme ne hanno fatta di strada. Momenti felici. Momenti di lacrime. La prima Europa, la promozione in A, i preliminari di Champions. Ma anche le rivelazioni sulla vera identità, la retrocessione in B a Bologna, terra crudele per lui. E i dolorosi infortuni. Un filo invisibile li ha tenuti insieme. Sempre. E quando sembrava addio, era invece un arrivederci. Statistiche alla mano, questo sarà il quattordicesimo anno con la maglia gialloblù per Lucio. Profumo di record. Lui è la memoria. Quello che c'era. E quello che, almeno fino al prossimo giugno, ci sarà. Poi, magari, il centrocampista sudamericano potrà dare il via al 'piano B': ritorno per un anno in Brasile o scelta di un nuovo ruolo in seno alla società di Campedelli. Ci sarà tempo per parlarne. TUTTO COME PRIMA. Al fischio finale della stagione era sicuro di sè e ci aveva detto: “Il Chievo? Non siamo agli addii. Questo è solo un arrivederci. Io in ritiro voglio esserci”. Luciano c'ha visto giusto. Ma la scelta non è frutto del caso. Il Chievo lo ha tenuto un altro anno ancora convinto di poter affidare al brasiliano un ruolo significativo sulla mediana. Di Carlo annuisce. Sartori e Campedelli non hanno mai avuto dubbi sul reale valore del ragazzetto brasiliano, vicino ormai alle 37 primavare. Luciano, alla firma del contratto, ha trovato le porte spalancate a casa Chievo. “Quando firmo, lo faccio come se fosse la prima volta. Per me tutto è nuovo al Chievo. Non conta l'età. Dentro sento che la mia storia di calciatore può essere ancora molto lunga”. Confidenze fatte a più riprese. STAGIONE FELICE. Il campionato di Luciano, proprio come quello della squadra di Mimmo Di Carlo, deve considerarsi sicuramente positivo. Per lui 25 presenze ed una rete. “Mi è mancato un po' il gol. Ma a forza di provare uno è arrivato. Conta esserci, conta essere prezioso per la squadra. Mi accorgessi di non essere utile alla causa, mi farei da parte”. Così alla chiusura del campionato. Luciano, però, ha disseminato di indizi cifrati la sua lunga stagione al Chievo. Erano messaggi da interpretare. Chi capiva avrebbe capito il giocatore. Stava cambiando. Andava alla ricerca della vita eterna. E proprio per questo motivo la prima volta cercò di rubare tempo al mondo dichiarando di essere quello che non era. “Non volevo farlo. Ma mi era rimasta un'ultima carta in mano. E non sapevo nemmeno fosse quella giusta. C'ho provato. Mi è andata bene. Ma non ero felice. Non ero in pace con me stesso e il mondo. Quando sentivo le sirene della polizia, aveva paura. Ad un cerro punto, però, mi sono detto: voglio correre in campo, ma non scappare dalla vita. E ho rivelato la mia identità”. Pensieri questi che Luciano ha regalato un mesetto fa ai ragazzi dell'Istituto Galilei. Attimi di silenzio. Poi applausi. Tutti, forse, avevano capito. Si può condannare? Certo. Ma si può anche capire. E la vita gli ha regalato il perdono e la seconda possibilità. Lucio, tra l'altro, ha da sempre un desiderio: “Scriverla la mia storia. Spero qualcuno trovi il tempo per stare ad ascoltarmi. Perché ci sono ancora tante cose che vorrei dire”..  CIAK SI GIRA. E adesso? Il programma dovrebbe prevedere per Luciano un periodo di vacanza in Brasile. Per lui il solito ritorno alle origini. Poi a Verona per i primi di luglio. Forse un po' prima. Dopo la firma, si può anche esagerare. “Al Chievo posso dare tanto. Per tanti anni”. Così si era espresso. Di Carlo lo ha sempre lanciato in mischia: “Perché quando Lucio sta bene è giocatore unico e determinante per il Chievo”. E allora, vissero tutti felice e contenti

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