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  • Chievo:| Perché il freno a mano?

    Chievo:| Perché il freno a mano?

    Primo pensiero, il 2-0 è un po' troppo largo, per un'Inter passabile e niente più. Secondo pensiero, troppo poco Chievo, combattivo finché si vuole, ma rinunciatario al di là del lecito. Occhio al tabellino, per chi avesse dei dubbi: zero tiri in porta, Julio Cesar spettatore, mai visto un Chievo così abbottonato, come se davanti non avesse un'Inter raccogliticcia, ma il Barça di Leo Messi. Certo, spiace perdere a 4 minuti dalla fine, ma il calcio ha delle regole impietose, persino banali. Se giochi per non prenderle, soprattutto con le grandi, quasi sempre finisce male. Oddio, dirà qualcuno, tutto sommato fino al minuto 86, si poteva anche raccontare un'altra storia. Ma anche lo 0-0, unico risultato che il Chievo poteva pensare, non avrebbe cambiato il senso della sua partita. Generosa, tatticamente accorta, ma senza il guizzo della fantasia, il coraggio di provarci, la personalità che l'aveva, ad esempio, esaltato a Torino. Eppure, la Juve è nettamente più forte dell'Inter. E allora, sorge spontanea una domanda: perché? SANTO STEFANO. Già, nel primo tempo, è stato Sorrentino a tenere in piedi il Chievo. Una sola parata, attenzione, perché neanche l'Inter ha fatto sfracelli, sia chiaro. Anzi, l'episodio stesso del rigore è stato del tutto casuale. Un angolo, un tentativo di Lucio, la palla che sbatte sul braccio di Acerbi. Mazzoleni è lì, inevitabile fischiare, anche se il fallo è del tutto involontario. Milito sul dischetto, ma Sorrentino è nettamente più bravo. Si distende alla sua destra, respinge. Il rigore può essere una svolta, ma non deprime l'Inter (supremazia decisamente sterile), né esalta il Chievo. Applicato sul piano tattico, diligente, ordinato, ma votato quasi esclusivamente (chi vuole, può togliere il quasi...) a un lavoro difensivo che risulta eccessivo, visto l'avversario che hai davanti. Pellissier è solo come un cane, Thereau si abbassa troppo, c'è uno sprazzo soltanto (Sammarco-Pellissier, brivido per Julio Cesar), davvero troppo poco per chi, sei giorni fa, aveva rischiato di far male alla Signora. LA MOSSA. Né le cose cambiano in avvio di ripresa. L'Inter non va al di là di una manovra prevedibile, dove Sneijder non si accende quasi mai, dove c'è molto (volontà, corsa, movimento) ma non l'idea di una squadra. A quel punto, pensi, forse potresti persino provare a vincerla, una partita così. Magari con una punta in più, con un po' di qualità (ritmi non eccessivi, perché no Cruzado?), con la mossa giusta al momento giusto. Mimmo Di Carlo accentua invece la via della prudenza con una mossa destinata a far discutere. Sia chiaro, col senno di poi, tutti siamo fenomeni, ma l'ingresso di Dainelli (al debutto, per Sammarco) lascia abbastanza perplessi anche col senno del... prima. Tre centrali, difesa fin troppo folta per un'Inter che forse si potrebbe provare a spaventare. Invece, esce pure Pellissier, per Moscardelli. Sorrentino continua a non correre rischi, l'Inter continua a ruminare un calcio improvvisato. A cinque minuti dalla fine, ti avessero detto che sarebbe successo qualcosa, non ci avresti creduto. Invece, nonostante i tre centrali, indovinate dove prende gol il Chievo? Esattamente da calcio d'angolo, uno dei difetti evidentemente difficili da correggere. Nel mischione, Andreolli «perde» Samuel, che infila Sorrentino. La partita finisce lì. Nel senso che il 2-0 di Milito è pure esagerato. Anche se giusto, nella sostanza. L'Inter ci ha provato. Il Chievo, invece no. Peccato

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