Calciomercato.com

  • Chievomania: c'era una volta il Chievo

    Chievomania: c'era una volta il Chievo

    Il Chievo della Favola non c'è più. Da tempo. A sostituirlo, una squadra che ha imparato orgogliosamente a navigare nei mari tempestosi della A. Non più come scheggia impazzita, ma come felice realtà di provincia. Tuttavia, i gialloblù hanno dovuto fare i conti, negli anni, con l'affannosa lotta per la sopravvivenza. Conseguenza naturale per chi dispone di budget limitati e cerca di barcamenarsi, affidandosi soprattutto al laboratorio delle idee ed alle intuizioni brillanti di chi, come Giovanni Sartori, ha fatto la storia recente del Chievo.

    Gli anni d'oro, tuttavia, sembrano essere andati. Il Chievo volato in Europa è lontano ricordo. Nelle ultime stagioni la truppa del presidente Luca Campedelli si è trovata a lottare tra quelli che stanno sospesi. I motivi? Molteplici. Innanzitutto, il club veronese non è quasi mai riuscito a piazzare, come in passato, colpi davvero interessanti sul mercato. Ricordate il primo Perrotta? Corradi? Marazzina? Amauri? Obinna? Pure Costant? Gente alla ricerca del rilancio e motivatissima. Oppure giovani talenti che prendi a poco e vendi a tanto.

    Il mercato in entrata ha riservato poche liete novelle e più di un clamoroso flop. Il Chievo si è trovato ad essere squadra tecnicamente modesta, fatta di pedalatori volenterosi tutto muscoli e grinta. Ma niente di più. Il valzer degli allenatori ha prodotto una serie incredibile di cambiamenti in corsa. L'esito è stato sempre positivo. Ma l'impressione è che non sia stata mai creata l'opportunità per creare un progetto tecnico a lunga scadenza. Di Carlo ha fatto miracoli. Ma non c'è stata un'epoca Di Carlo. Stefano Pioli è passato veloce. Eugenio Corini è andato a bersaglio, salvo non essere riconfermato. Per essere, poi, richiamato in tutta fretta.

    Oggi il Chievo ha un leader. Rigoni. E ha trovato nei gol di Paloschi la speranza. La squadra resta tuttavia di modesta qualità tecnica individuale. Difende e si copre. Riparte spesso con difficoltà. Non trova facilmente la via del gol. Non regala facili entusiasmi. Naviga comunque al di sopra della linea del pericolo. E questo basta e avanza, probabilmente, per affrontare sempre a testa alta l'avventura della A. La Favola, però, era un'altra cosa. Destinata, come tale, a durare lo spazio di una stagione. Poco più. Altrimenti, che Favola sarebbe stata?

    Altre Notizie