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Chievomania: Sannino, la strada come stile di vita

Chievomania: Sannino, la strada come stile di vita

Una storia singolare, magari già conosciuta. Ma il ritiro a San Zeno aiuta a vivere meglio il primo approccio con il nuovo tecnico. Beppe Sannino non è nato calciatore. Non faceva l'allenatore. Non viveva il calcio come dono del talento. Ma come sogno. Da coltivare. Sperando, prima o poi, di trovare giusta soddisfazione. Sannino è diverso da molti.

Gavetta, gavetta, tanta gavetta. E dieci anni di lavoro in ospedale. Come ausiliario. Uno che mette ordine, rigore, pulizia davanti a tutto. Ieri come oggi. Timbrava il cartellino. Vita normalissima lontana dalle paillettes del calcio. Vita dura. Perché lavorare e sognare può anche non essere abbinata vincente. Sveglia alle 5 del mattino. Sette ore di ospedale, poi via verso Monza. Cento chilometri andare. E cento tornare. A casa alle 20. Distrutto. A letto. L'ultima voce dei figli. Che lo cercano. Ma lui già si sta abbandonando al sonno. Quello che ristora e ti permette di sognare.
 
Ma il giorno dopo la vita ti da la sveglia. Sempre alle cinque. Il solito viaggio. Prendere e andare. Sperando. Sannino quando ha smesso di fare il calciatore si è messo a lavorare. La strada come stile di vita. Gli affetti sacrificati. Il fuoco sacro dentro. Oggi l'allenatore del Chievo è figlio delle sue scommesse per la vita.
 
Parla diverso. Vive con un trasporto unico anche il più piccolo successo. Perchè ogni piccolo sorriso è una goccia che alimenta l'oceano di vita che sta dentro di lui. La serie A si accorta in tempo di Sannino. Allenatore, un po' maestro, pure un pochetto filosofo. Non sarà Rocco, non sarà Mourinho, ma è pur sempre Sannino. Che da queste parti è già tanta roba. 

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