Calciomercato.com

  • Ciao Oliviero: giornalista senza paura, svelò lo scandalo Italia ai Mondiali '82
Ciao Oliviero: giornalista senza paura, svelò lo scandalo Italia ai Mondiali '82

Ciao Oliviero: giornalista senza paura, svelò lo scandalo Italia ai Mondiali '82

  • Marco Bernardini
No. Proprio no. Certi scherzi vanno niente bene. Suona il telefonino. E’ Darwin Pastorin. Sto cenando e lo anticipo. Leggerò il suo ultimo libro, “Lettera a un giovane calciatore”, appena mi arriverà. E lo troverò bellissimo. Come gi altri. Ora non rompere però mentre tento di inforcare la sogliola. Smetterò di mangiare. Mi gira la testa e ho la nausea. Mi ha annuncia. E’ morto Oliviero.

Spengo il cellulare. Mia figlia Chiara mi scruta. Papà cosa hai? Sei impallidito. Niente, credimi. Un amico non c’è più. Un grande amico. Un grande lui. In tivvù sta per andare in onda la partita di pallone. Spengo. Chissenefrega. Me ne vado in camera con la mia cagnetta Funny, inconsapevole ma egualmente certa che qualche cosa non va per il verso giusto. Coda tra le gambe. Poi dicono gli animali. Non prego. Penso e basta. Anzi ripenso.

A Tuttosport, il quotidiano, anno 1976. Lavoro lì da un anno. Il direttore è Ormezzano. Giornalista “sportivo border line” per fortuna. Un giorno comunica alla redazione che la sede romana avrà un nuovo collega. Oliviero Beha, un fiorentino migrato nella capitale. Ha due anni meno di me e pare sua un fuoriclasse. Lo è veramente, ma non per un giornale i cui vertici si rifiutano di capire che il mondo non è soltanto un pallone ma tante altre cose dal ritmo scandito anche dal calcio. Non quello becero.

Oliviero Beha invia da Roma articoli “farciti” da mille spezie e da sapori che spaventano gli ortodossi con gli occhi foderati da fette di salame. Troppo ardito quel giovanotto presuntuoso. Manco Ormezzano non può fare nulla per difenderlo. Baretti doveva ancora. Verrà ignobilmente fatto fuori in un amen. Andava così a quel tempo. Fino a quando ci si accorse che anche il calcio, come la vita, non sfuggiva ai tanti virus che esistevano nell’aria ammorbata.

Si inizia a quel modo la via crucis professionale di un uomo che con il giornalismo, la cultura, la solidarietà, la poesia, il teatro, la letteratura e la voglia di vivere senza lasciarsi vivere ha sempre “giocato” in maniera seria e pulita pagando il prezzo ingiusto a quella parte di società corrotta e meschina che lo indicava spesso come un appestato e per la quale, in realtà invece, lui rappresentava la coscienza silente. Avrei mille e più di mille episodi, di lavoro e non, da raccontare a contorno del rapporto che ho avuto in tanti anni con Oliviero.

Dalle verità “taciute” sulla partita Italia Camerun del 1982 sino alle sue rivelazioni condivise in Radio Zorro fino alle grandi emozioni suggerite dai suoi figli adottivi vietnamiti. Non riesco. Con un nodo alla gola serrato come un cappio posso soltanto a dire che senza Oliviero Beha ora il mondo sarà meno giusto.

Altre Notizie