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Pazienza, ascesa e conferma del signor nessuno

Pazienza, ascesa e conferma del signor nessuno

E te ne vai senza clamori, senza chiasso, con la stessa sobrietà con la quale arrivasti nel mercato di riparazione del gennaio ’08.
Ciao Michele.
Tra l’altro te ne vai con senza colpo ferire, senza né strepiti né rancore, nella squadra che più suscita astio nei napoletani. Quagliarella, decidendo di trasferirvisi, è diventato un traditore e un venduto. Mazzarri, per il solo accostamento, ha perso il 98 per cento di gradimenti in città. Tu invece prendi l’aereo per Torino riuscendo a tenere il profilo basso come i toni della trattativa. Certo, qualcuno per ripicca ti ha già sfondato il parabrezza dell’auto, e quella casacca strisciata non ti permetterà di ricevere saluti o riconoscimenti da parte dal san Paolo. Ma per te rimane la nostra simpatia.

Ciao, Michele “Giobbe” Pazienza.
Finito questo attacco melense, la parabola di Pazienza a Napoli, giunta ormai al capolino, merita una riflessione. “Ascesa e conferma del signor nessuno”, potrebbe essere il titolo della sua biografia all’ombra del Vesuvio. E’ arrivato avendo nel curriculum Udinese (di solito fucina di grandi talenti, se non di campioni) e Fiorentina, ma nessuno tra gli opinionisti e il pubblico lo prese troppo sul serio. “E’ il vice di Blasi, tanto basta” si diceva. Invece Blasi è stato un fenomeno stagionale, Pazienza è rimasto, a lungo da titolare, altre tre stagioni.
Di quell’incarrettata di acquisti fatta nell’inverno ’08, si diceva, è l’unico ad aver lasciato il segno: Navarro, rigettato in Argentina dove ancora stenta ad affermarsi; Mannini, “il nostro Cristiano Ronaldo”, sbolognato alla Sampdoria; Santacroce, il leone di Brescia, giovanotto dell’under 21 dall’anticipo fulminante, rimane un’eterna incompiuta; e Pazienza, Michelino da san Severo, quello che tra i quattro colpi sembrava il meno prospettico, si è conquistato con noi la Champion’s.
C’è da dire che il suo percorso a Napoli ha avuto una fase di varo molto lunga. Effettivamente nei primi sei mesi di permanenza non si fece notare per grandi cose, mentre nella stagione ’08-’09, quella che segnò la fine della gestione Reja, non si distinse nella mediocrità generale. A salvargli la carriera è stato Mazzarri: lui ha saputo trovargli la giusta collocazione in campo, ma ancor di più lui  ha saputo dargli le motivazioni, oltre che il ritmo nelle gambe (memorabile la battuta che gli rivolse nel corso del primo allenamento a Castelvolturno: “Io ho 50 anni, sono un morto eppure copro la posizione meglio di te”, o qualcosa del genere).
E’ da qui, da questo lavoro tattico che il giocatore ha recepito al meglio, che sono venuti il posto fisso in squadra (a spese del più quotato Cigarini), la soddisfazione di qualche goal e, soprattutto, il riconoscimento da parte dei napoletani, che in lui non hanno più visto solo una meteora, ma un buon ragionatore della mediana, spesso imprescindibile – stante la rosa, eh! Ora non esageriamo – per gli equilibri di gioco della squadra.
L’epilogo di questa storia è un contratto scaduto e non rinnovato con il conseguente passaggio alla Juventus a parametro zero. La stampa non si è occupata della vicenda, ma non è difficile supporre la dinamica: da un lato il giocatore, che avrà chiesto un adeguamento del cachet e un prolungamento significativo in termini di durata; dall’altro la società, non disposta a investire su un mediano prossimo ai 30 anni, che deve molto del proprio rendimento all’agonismo piuttosto che alla tecnica e sulla cui longevità a certi livelli non è possibile fare affidamento.
Qui subentra la Vecchia Signora, la quale ha proposto un triennale (bella boccata d’ossigeno: scadrà quando Pazienza sarà pronto a ritirarsi in qualche club minore per il pre-pensionamento) a 1,2 milioni di euro stagionali (contro i 750 mila euro percepiti a Napoli: un bel salto in avanti). A Michele non restava che dire di sì, trattandosi dell’offerta che si aspettava di ricevere da chiunque, non solo dal Napoli. Ed è encomiabile che l’abbia fatto senza polemiche, senza provare a fare leva sui tifosi per avere ragione, senza impelagarsi in quelle discussioni inutili che avvelenano solo l’ambiente, alle quali purtroppo ci stiamo abituando.
In conclusione, salutiamo un onesto giocatore che a Napoli si è tolto e ci ha fatto togliere diverse soddisfazioni; lo salutiamo senza acredine, pur andando in una squadra arcinemica (nella quale, chissà, magari finisce soffiando il posto a Melo); lo salutiamo con l’onestà di chi sa di non perdere un campione, ma riconosce la dipartita di un buon amico. Uno talmente buono che, consapevole da tempo di non rimanere più con la casacca azzurra, ha continuato ad onorare (pur con qualche fisiologica oscillazione del rendimento) il proprio campionato senza recedere dal posto da titolare.
Non è che quando si parla di mercato in uscita ci dobbiamo svegliare solo per stracciarci le vesti quando se ne vanno re e reucci. E’ giusto rendere omaggio a chi ha dato tanto, ad un professionista serio. Ad un giocatore che da un punto di vista tecnico si può rimpiazzare senza problemi, ma che da quell’umano si è rivelato un signore.
 


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