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  • Ciao Piermario, il ragazzo dell'Atalanta che voleva prendere a calci il destino

    Ciao Piermario, il ragazzo dell'Atalanta che voleva prendere a calci il destino

    Nessuna. Non c'è nessuna parola giusta, utile, vagamente consolatoria per esprimere tutto ciò che proviamo in queste ore di dolore bastardo, in morte di Piermario Morosini, 25 anni, bergamasco, calciatore professionista, ragazzo buono e coraggioso che voleva prendere a calci il destino. Aveva perso il padre, la madre, il fratello; giocava anche per il sorriso di sua sorella, afflitta da una grave malattia.

    Non c'è un suo compagno o ex compagno, un dirigente, un allenatore, chiunque l'abbia conosciuto che non  ricordi l'entusiasmo e il sorriso, la maturità e la serietà di questo giovane uomo cresciuto per dieci anni in quella formidabile scuola di vita che risponde al nome di vivaio dell'Atalanta.

    Scrivo queste righe poco lontano dal Monterosso, il quartiere dietro lo stadio dove Piermario aveva vissuto e aveva cominciato a tirare i primi calci nella Polisportiva sul cui sito, in home page, c'è la bellissima foto di Morosini in azione con la maglia dell'Under 21.

    Antonio Percassi, Mino Favini, Cesare Prandelli, Raimondi, i dirigenti, i giocatori che erano cresciuti a Zingonia assieme a Morosini non hanno più nè lacrime nè parole. Le stesse che non si trovano più a Livorno, a Vicenza, a Pescara, a Udine.

    Sospendendo tutti i campionati, Giancarlo Abete ha preso una decisione giusta, saggia, doverosa che gli fa onore, come uomo e come presidente della Figc: il calcio si doveva fermare per Piermario e si è fermato.

    Anche se in Rete, pullulano già  cialtroni divisi in astiose, disumane fazioni: anzichè tacere o sparire, discettano su chi trarrà vantaggio da questo stop. Oggi pomeriggio è morto un ragazzo di 25 anni e questi discutono di calendari, tabelle, anticipi e posticipi: capito in che razza di bestiario ci tocca vivere?

    A proposito di animali, il pensiero corre al fenomeno che ha parcheggiato un'auto dei vigili di Pescara ostruendo l'ingresso dell'ambulanza sul campo e costringendo il personale di soccorso e due giocatori di Zeman a spingere forsennatamente la barella, nel disperato tentativo di recuperare il tempo perduto.

    Non sappiamo se i minuti dilapidati per colpa di chi ha posteggiato quell'utilitaria nel posto peggiore siano stati decisivi per le condizioni di Morosini. Sappiamo che in questo meraviglioso Paese c'è sempre chi infrange le regole, anche nelle minutaglie  che poi, magari, diventano tragedie.

    Ciao, Piermario. 

     

     

    Xavier Jacobelli

    Direttore Editoriale www.calciomercato.com

     

     

     

     

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