Cina, ti piace vincere facile: senza regole, in 2 anni spesi 761 milioni
L'ARMA DEI SOLDI - Senza storia alle spalle, senza un background degno di nota, l'argomento per convincere i big a cambiare continente, Paese e abitudini è un assegno con tanti zeri. Uno di quelli che cambia la vita e quella delle generazioni future. Per informazioni chiedere ai vari Lavezzi, Gervinho, Hulk, Elkeson, Guarin, Demba Ba oppure Oscar e Tevez, gli ultimi in ordine di tempo, a scegliere i dollari, pardon yuan. L'ex Chelsea incasserà 100 milioni in 4 anni, l'Apache circa 150. "Al momento quello cinese non è un campionato in cui si vuole realmente giocare - ha commentato qualche giorno fa l'allenatore del Liverpool Jurgen Klopp - L’unico modo per portare i giocatori nella Super League sono i soldi. Di solito i calciatori scelgono di andare in Cina in un altro momento della propria carriera, non a 25 anni. Non è un sogno il campionato cinese, ma se alcuni preferiscono i soldi, tu non hai armi".
NORMATIVA COMUNE - Come si combatte un fenomeno così in ascesa? La storia, il brand dei club del Vecchio Continente evidentemente non sono sufficienti per arginarlo. Servono regole ferree, le stesse che devono rispettare in Europa anche i club di ricchi oligarchi o magnati. Un sorta di Fair Play finanziario, che possa mettere un limite allo shopping selvaggio delle squadre cinesi. Il calcio è diventato globale, è giusto che ci sia una normativa comune per evitare squilibri pericolosi.