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  • Cinquina Juve:| Il Milan non scappa

    Cinquina Juve:| Il Milan non scappa

    La Juve ha accantonato in una notte le due malattie di stagione: ha segnato cinque gol, un'enormita per i suoi standard, e ha interrotto la serie dei pareggi che ne avevano fatto un fenomeno da studiare come i criceti negli esperimenti. Firenze che è storicamente una città di sofferenza per i bianconeri è stata generosissima nel concedere loro la partita della riscossa che risistema gli umori a poche ore dalla semifinale di Coppa Italia con il Milan, per quello che ci sembra il traguardo più credibile in questa stagione. Si era cominciato con una folla raccolta dietro la panchina di Conte per irriderlo e insultarlo come rare volte ci è capitato di assistere (compreso il lancio di parrucche in campo) e si è finito con la tribuna svuotata a 20' dal termine per evitare al sindaco e ad Andrea Della Valle, ma anche ai dirigenti juventini, l'assedio degli ultrà furibondi. Firenze vivrà ore difficili, come le capita ciclicamente: certo che, pur facendo la tara delle assenze di Jovetic e Behrami, la squadra viola ci è sembrata da retrocessione, con una qualità tecnica che se esiste la nascondono molto bene.

    E Amauri ha fatto la figura del Rodomonte. Sarà sfortunatissimo nello scegliersi la compagnia ma dove finisce lui si gioca il calcio peggiore della stagione, alla Juve come alla Fiorentina, e le sue comprensibili velleità di vendetta sono state ridicolizzate dalla difesa bianconera che non gli ha concesso un pallone. La Juve è stata spietata. Doveva scuotersi dalle proprie incertezze dopo i 4 pareggi consecutivi e l'allungo del Milan in classifica. Lo ha fatto. Si erano colti segnali di risveglio a Genova, soffocati dalle polemiche e frustrati dalle occasioni sciupate, dai pali e dal gol annullato a Pepe. Il gioco aveva ritrovato fluidità. A Firenze i bianconeri hanno proseguito sulla stessa strada, con il controllo asfissiante degli avversari in copertura e un buon fraseggio in velocità nelle fasi di attacco, lasciando un minimo sfogo ai viola per impadronirsi in fretta del match. La partita è stata chiusa che quasi non era stata ancora aperta. Palo di Vucinic al 7', il terzo del montenegrino in due partite. Rete del vantaggio al 16', dopo una serie di scambi stretti al limite dell'area che hanno liberato Vucinic al tiro: questa volta ha centrato la porta con una botta impietosa.

    L'espulsione di Cerci al 20', per un calcetto a De Ceglie con la palla lontana, ha sprofondato i viola. Un fallo stupido, più di frustrazione che di cattiveria che ha fatto schizzare in campo gli juventini che stavano in panchina e che non è sfuggito al guardalinee Stefani. Poi il raddoppio di Vidal, reattivo nel ribattere in rete un suo tiro respinto da Boruc con i difensori viola seduti al tavolino del bar a sorseggiare gazzose. Il tutto racchiuso in un fazzoletto con cui la Fiorentina non ha potuto neppure asciugarsi le lacrime, addormentandosi. Nils Liedholm sosteneva che in dieci contro undici spesso si gioca meglio ed era una magnifica "boutade". Ma nemmeno si ci può arrendere nella maniera in cui l'hanno fatto i viola per il resto del primo tempo, fischiati dal pubblico: il 75 per cento di possesso palla per la Juve è roba da Barcellona eppure la Juve non è il Barça ma una squadra che da pochi mesi ha imparato a congelare il gioco e con qualche difficoltà se la mettono sotto pressione. Ci aspettavamo una reazione dignitosa nel secondo tempo.

    C'è stato un abbozzo, finché il gol di testa di Marchisio (con l'ombra di un fuorigioco di Matri nell'azione) ha messo un peso sui viola, schiacciati, compressi, scherzati. La deviazione di Buffon che si è guadagnato la pagnotta mandando un gran tiro di Lazzari a sbattere sul palo è stato l'estintore sulle ultime fiammelle. Pirlo e persino Padoin, appena entrato, completavano l'affronto e ce n'era abbastanza per non insistere. I lanciatori di parrucche avevano ormai le mani nei capelli: i propri.

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