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  • Come il Porto può far male alla Juve

    Come il Porto può far male alla Juve

    • Luca Bedogni
    La prima ed ultima sconfitta in campionato del Porto di Nuno Espírito Santo risale al 28 agosto scorso, quando lo Sporting Lisbona s’impose in casa per 2-1. Cinque giorni prima, inaspettatamente, i Dragões avevano buttato fuori dalla Champions la Roma, all’Olimpico, con un secco 3-0. Che abbia perso quell’unica partita in Liga NOS per stanchezza? Per troppa euforia? Verrebbe da pensare così guardando i numeri dei biancoblù. Miglior difesa del torneo lusitano (11 gol subiti), per un nonnulla, una differenza di 3 reti, è ‘solo’ il secondo attacco dietro al Benfica a quota 48. Anche in classifica la distanza dagli storici rivali in vetta è minima, di un punticino. Quanto al Girone di Champions, il Porto ha passato il turno in virtù del secondo posto, confermando a livello europeo i dati del campionato nazionale: 3 gol subiti in 6 gare sono davvero pochi. Meglio della difesa di Espírito Santo, ferme a 2 reti incassate, soltanto quella di Simeone, quella di Solbakken (Copenaghen) e quella di.. Allegri. Si potrà obiettare che il Girone G, vinto dal Leicester, non fosse poi così impegnativo. E’ vero, ma questa coerenza, tra campionato e coppa, non va sottovalutata. Inoltre, le difficoltà della partita di domani sera non risiedono unicamente nell’inespusgnabilità dell’ Estádio do Dragão. Nuno Espírito Santo può contare su una rosa ampia e versatile, costruita in modo da presentarsi esperta dietro e giovane, fresca, creativa e potente dalla mediana in su. Tutto ciò, lo si poteva sostenere tranquillamente anche prima dell’ultimo acquisto, fatto a gennaio, che ha rinforzato ulteriormente l’attacco. In tre partite disputate, due delle quali decisive per le aspirazioni del Porto in campionato, il brasiliano Soares, conosciuto anche come Tiquinho, ha realizzato ben 4 gol. Prendiamo allora spunto da una sua doppietta, quella del debutto in biancoblù proprio contro lo Sporting Lisbona, per parlare anche dei suoi compagni di reparto, al momento forse oscurati dal suo impatto dirompente.  

    La prima rete di Soares versione Porto è arrivata grazie a un cross di Corona, esterno sinistro messicano, classe 93.  Solito lavorio pregevole sulla fascia, serie infinita di finte ubriacanti, rapidità estrema, poi questa palla in mezzo, per la testa del Tiquinho. Da dimenticare il tentativo di fuorigioco del terzino biancoverde, che invece di seguire Soares si alza all’ultimo. Intanto tenete a mente il nome dell’altro attaccante del Porto. 
     
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    Torniamo a Corona. Anche Corona ha un nomignolo, viene chiamato El Tecatito per via della birra che si produce a Tecate, una località messicana al confine con gli Sati Uniti. Alex Sandro dovrà alzare un muro alla Trump se non vorrà soccombere all’estro imprevedibile di questo giocatore. Va aggiunto anche che la catena di destra funziona bene per le frequenti discese del terzino Maxi Pereira. Ma questo lo vedremo meglio più avanti. Qui sotto trovate invece il gol del raddoppio del Porto, sempre contro lo Sporting, sempre del Tiquinho Soares. Il brasiliano taglia verso il centro in contropiede, sfruttando un ottimo suggerimento di Danilo. Sembra il passaggio di Hamsik per Insigne contro il Real Madrid.   

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    Danilo però non fa la mezzala, è il punto di equilibrio della squadra, davanti alla difesa. Non convocato, tenuto a riposo o nascosto nell’ultima partita di campionato da Espírito Santo per far spazio al talentino Rúben Neves (peraltro andato in gol), il nazionale portoghese nato in Guinea-Bissau ha giocato praticamente sempre, e sarà difficile non vederlo in campo contro la Juventus. Potente, ha molta gamba, e quando rompe il gioco avversario in contrasto o raccoglie una palla vagante può inventarsi un assist come quello qui sopra. Accanto a lui, qualora il Porto adottasse il 4-4-2 visto nell’ultima apparizione in Champions, contro il Leicester, potrebbe giocare Torres, un fiorettista spagnolo molto mobile, classe 94.  Il gigante e il bambino. 

    Torniamo un momento alla catena di destra per osservare due movimenti che potremmo rivedere anche domani. Subito qui sotto, nell’ultima di campionato, André Silva, il numero dieci, il capocannoniere della squadra, si apre con l’intento di far salire la squadra proteggendo il pallone. Ed ecco il taglio interno di Corona, ad attaccare lo spazio creatosi fra le due punte. 

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    Attenzione perché, a quell’altezza del campo, si inserisce internamente anche il terzino Pereira, che evidentemente oltre alle sovrapposizioni non teme nemmeno queste avventure. L’esempio è tratto da quel Porto-Leicester di cui parlavamo: finì 5-0, era il 7 dicembre. A onor del vero, tuttavia, bisogna ricordare anche l’andata, quando il Porto venne sconfitto dagli inglesi 1-0. 

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    In area, accanto ad André Silva non c’era ancora Soares, bensì Diogo Jota, un altro tipetto da tenere in considerazione. In campionato finora ne ha fatti 6. Altro appunto: mai dimenticarsi di Brahimi, l’esterno sinistro algerino che a inizio anno sembrava sul punto di partire, e che invece è rimasto. E’ noto per essere imprendibile e inconcludente. Un dribblomane che ogni tanto segna. Su punizione, ad esempio. E’ toccato a lui sostituire il giocatore più fantasioso del Porto, Otávio, un altro brasiliano. Ma ora che il talento prediletto da Espírito Santo è tornato da un infortunio che l’ha tenuto fuori quasi tutto dicembre e gennaio, potremmo rivedere queste giocate per André Silva. Sempre che parta titolare, visto che venerdì scorso ha disputato solo 65’ al suo rientro.  

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     Ecco la catena di sinistra in azione, con il terzino Telles (8 assist in sei mesi) che si sovrappone al pari del collega Pereira. Ma Otávio lo ignora per mettere in porta direttamente André Silva. Quest’ultimo è proprio esploso nel 2016; basti pensare che in campionato ha messo a segno 13 gol e in Champions 4. Sa essere anche altruista, però, come dimostrano quei 10 assist realizzati finora. Dunque attenzione soprattutto a lui, il numero 10. 

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