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  • 'Col nuovo stadio una Juve più forte'

    'Col nuovo stadio una Juve più forte'

    Il nuovo stadio, la nuova avventura da allenatore dopo tanti anni da giocatore. Il rapporto con i 'veterani' Del Piero e Buffon e la voglia di tornare 'la Juve'. Il tecnico della Juventus, Antonio Conte, parla del momento della squadra bianconera ai microfoni di Sky Sport.

    Conte allenatore della Juventus e adesso il nuovo stadio
    "Il fatto che ci sia io come allenatore della Juve nell’anno del nuovo stadio è prova di buon auspicio per me. Speriamo che lo sia per la Juventus".

    Grandi emozioni
    "Grandi emozioni sicuramente. Emozioni forti. Sicuramente tante le terrò dentro, qualcuna potrà scappare, anche all’esterno. Il vecchio Delle Alpi è stato protagonista delle nostri grandi vittorie, del nostro periodo, del ciclo con Mister Lippi. Abbiamo giocato tante, tante semifinali, anche di Champions. Sicuramente, questo è uno stadio in cui si respira un clima di vittoria".

    Il nuovo?

    "Sicuramente è il nuovo, il nuovo che avanza in Italia, perché all’estero sono già avanti rispetto a noi. Sicuramente, uno stadio innovativo è un esame per tutti, per la società, per la squadra, per l’allenatore e, credo, anche per i tifosi. Il fatto che non ci siano barriere presuppone una crescita culturale importante. I tifosi devono stare dalla parte della Juventus, quindi dalla parte nostra. Questo è fuori dubbio. Nel momento in cui saranno dalla parte nostra sarà un grosso vantaggio per la squadra e uno svantaggio per chi ci giocherà contro".

     Tante responsabilità

    "Le responsabilità le ho sempre avute. Sia da calciatore sia da quando ho iniziato a fare questa nuova carriera. In qualsiasi posto dove sono sempre andato si è sempre chiesto tanto al sottoscritto. Non mi spaventa, mi carica in maniera importante. È inevitabile che fare l’allenatore della Juventus è qualcosa di diverso, di speciale, rispetto alle esperienze passate".

    Del Piero le ha fatto i complimenti
    "Ringrazio Ale perché penso che siano grandi complimenti per il sottoscritto. Da parte mia, ripeto, c’è sicuramente il fatto di avere idee molto chiare e questo mi aiuta tanto.  Sia nei confronti della squadra che in generale nei percorsi con chi mi sta a fianco. È inevitabile: c’è da lavorare tanto ed Ale rappresenta per me un punto di riferimento importante".

    Tanti anni alla Juventus

    "13 anni di Juventus. Con Del Piero 13 anni, con Gigi 6-7 anni. Sono delle situazioni nuove che però mi danno grande entusiasmo, grande voglia perché, comunque, so di avere dei punti di riferimento importanti nello spogliatoio., sia nel bene che nel male. E di questo sono orgoglioso".

    Su calciopoli che ha coinvolto la Juventus
    "Mah, non penso di dire una cosa diversa dagli altri, del fatto che, comunque, il post calciopoli è stato devastante per la Juventus, sotto tutti i punti di vista. Sia per il fatto che tutti i campioni sono dovuti andare via, sia perché ricostruire non è mai facile. Veniamo negli ultimi due anni da due settimi posti. Questa è la cosa più difficile. Dobbiamo porre una base, quest’anno, importante su cui ricostruire quello che spetta alla Juve. Io mi auguro di imitare l’umiltà, la cattiveria, la determinazione, la volontà da parte nostra di andare oltre qualsiasi ostacolo e questo si può iniziare sin da subito".

    Non è arrivato un top player

    "Il campione da 25-30 milioni non è arrivato alla Juventus, ma non è arrivato nemmeno alle altre squadre. Anche se magari squadre come Milan e Inter possono contare su ossature importanti. Il Milan ha vinto lo scudetto l’anno scorso e l’Inter praticamente tutto due anni fa. Quindi, sicuramente loro hanno un’ossatura importante, su cui fare degli innesti anche in maniera limitata. Per quello che ci riguarda, ripeto, veniamo da due settimi posti e dobbiamo porre delle basi importanti. Quest’anno è importante sotto diversi punti di vista: l’apertura dello stadio. C’è la volontà da parte di tutti di fare grandi cose. È inevitabile che su ogni scelta c’è sempre grande coesione e grande unità di intenti con la società. Questo è fuori dubbio. Come deve essere in tutti i  club. Alla fine spetta sempre al presidente decidere. Però, c’è sempre una grande condivisione in tutto quello che si fa".

    Come si comporterà?

    "Io mi comporterò come la società mi indicherà di comportarmi. Sono decisioni che riguardano la società ed io mi comporterò di conseguenza".

    Sul modulo
    "Si parla un po’ troppo di questo modo di giocare. Che poi è un 4-4-2. Chiaramente so che la novità, a volte, si vuole far parlare. E invece di dire 4-4-2 avessi detto dall’inizio 4-4-2 non si parlerebbe così in termini di novità e così, magari, è un’idea di gioco normale. È un 4-4-2 normale. Io penso che in Inghilterra, dove si vince, la maggior parte delle squadre applicano questo tipo di modulo che consente di coprire il campo secondo me nel modo migliore. Però, ripeto: ognuno ha la propria idea. Noi abbiamo anche la fortuna di avere in rosa dei giocatori che comunque possono anche darti la possibilità di cambiare e di fare qualcosa di diverso. Resta però che l’idea di gioco è sempre quella".

    Ha fatto tanta gavetta

    "Io sono orgoglioso della mia gavetta. Anche perché non ho pensato due volte a smettere a 34 anni e di iniziare la carriera di collaboratore di De Canio a Siena. Per passare poi ad Arezzo, Bari, Bergamo e poi l’anno scorso a Siena. Ripeto: io sono molto orgoglioso di aver girato prima di aver ricevuto questa grande chance. Perché si tratta di una grande opportunità di tornare alla Juventus. Però dico anche che questa opportunità me la sono guadagnata sul campo. Non è che avessi questa certezza. Sicuramente c’era l’ambizione come qualsiasi allenatore che inizia ad allenare. L’ambizione è quella di arrivare in una grande squadra. Il fatto che io sia arrivato ad allenare la Juventus è il coronamento di un sogno e anche delle mie ambizioni. Però, dico anche che la Juventus rappresenta un punto di partenza non certo d’arrivo. E quindi c’è tanto da dimostrare, così come c’era tanto da dimostrare nelle precedenti esperienze passate".

    Sul presidente Andrea Agnelli

    "Con il presidente c’è un grandissimo rapporto, perché ci accomuna la Juventus degli anni passati, degli anni delle vittorie, in cui l’allora Andrea non presidente veniva ad accompagnare suo padre. E spesso si intratteneva con noi a parlare e a chiederci. C’è un grande rapporto, così come c’è un grande rapporto con il direttore generale Marotta. C’è grande, ripeto, coesione da parte nostra e questo deve essere un punto di forza, perché questa coesione sicuramente ci può portare lontano".

    C’è un bel clima in questa Juve di Conte

    "Questo non spetta sicuramente a me dirlo, penso che ci sia il clima giusto. Quindi, è inevitabile che ora abbiamo bisogno di stare insieme, di giocare quanto più possibile, per cercare di riportare quanto facciamo in allenamento. Adesso, è colpa della nazionale, ed un po’ anche della Coppa America, se ci ritroviamo ad avere 4-5 giocatori che hanno lavorato pochissimo con noi. Quindi, ci vorrà un po’ di tempo, affinché possano entrare nel sistema di gioco".

    Sui metodi di lavoro
    "Lavorare, essere educati e rispettosi, come lo sono io. Io do educazione e rispetto, quindi la pretendo. Sono un grande lavoratore di campo. Pretendo tanto da me stesso e, quindi, pretendo tanto dagli altri".

    Si parla sempre di gruppo

    "Più del gruppo, a me piace parlare di squadra. Cos’è la squadra? La squadra è una cosa sola, è un insieme di giocatori che in tutte le circostanze, sia quelle favorevoli, che quelle sfavorevoli. si muovono come un’unica unità. Questo è molto importante per noi e se vogliamo tornare ad essere competitivi nel più breve tempo possibile, dobbiamo diventare squadra quanto prima possibile".

    Cos’è per Conte un campione?
    "Io definisco un campione quello che, comunque, dà l’esempio sempre, in tutto. Sia in campo ma, soprattutto, fuori dal campo. Il campione è campione in tutto: nei movimenti, nell’educazione, nel rispetto nel parlare, nel proporsi ai compagni, nel proporsi all’allenatore, nel proporsi allo staff, alla società. Il campione, è campione in tutto".

    Sulla fascia di capitano

    "Si dice sempre che la fascia pesa. Pesa perché comporta oneri ed onori. Due grandi responsabilità. Il capitano è colui che rappresenta la squadra, rappresenta l’allenatore, la società in tutte le situazioni. Spesso e volentieri diventa l’anello di congiuntura tra lo la società, lo staff tecnico e la squadra. Poi, la Juventus per me a livello calcistico è tutto. Questo è fuori di dubbio. Non penso sia una colpa essere nati tifosi juventini. Anzi, considero un grande onore, un grande privilegio, il fatto di essere riuscito a giocare per 13 anni con questa maglia. Adesso, essere allenatore mi fa emozionare ogni giorno".

    Si comincia contro il Parma

    "Ripartiamo da Juventus-Parma, ripartiamo cercando, ripeto, di creare qualcosa di importante per il presente e di costruire qualcosa di ancora più importante per il futuro. Non sarà facile, questo lo sappiamo. C’è una lunga strada da percorrere. Però, se c’è unità di intenti tra noi, società, calciatori e tifosi, sicuramente la strada sarà molto più breve".


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