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  • VIDEO Conte 'Napoli favorito, ma non temo nessuno'

    VIDEO Conte 'Napoli favorito, ma non temo nessuno'

     «Il test più duro». Per Antonio Conte non ci sono dubbi: la partita di domenica contro il Napoli sarà ancor più difficile di quelle contro Milan e Inter. Per la forza degli avversari, per il fattore ambientale, per le qualità di Mazzarri: «Ho visto la gara di Monaco e a parte l’inizio, favorevole al Bayern, il Napoli ha trovato una grande forza, perché rimettersi in carreggiata dopo essere sotto per 3-0 significa avere valori importanti. Un dato di fatto che non ho certo scoperto l’altra sera, visto cha anche a Catania avevano giocato un’ottima partita . Se fin dall’inizio ho indicato il Napoli tra le papabili per la vittoria del campionato, non è un caso, ma è perché vedo il grande lavoro svolto, prima da Reja e poi da Mazzarri. Rispetto a noi hanno due anni di vantaggio, durante i quali hanno mantenuto, perfezionandolo, lo zoccolo duro. Non dimentichiamo che cinque anni fa era in B come la Juve. Poi ha trovato le persone giuste e un progetto su cui lavorare e ora lotta per lo scudetto, che poteva già vincere lo scorso anno, ed è protagonista in Europa, nonostante un girone terribile. Tutto questo per dire che la gara di Champions non lascerà strascichi nelle gambe, perché a Napoli tutti aspettano questa gara».

    Il lungo preambolo non cambia però la sostanza. Con tutto il rispetto per i partenopei, la Juve al San Paolo andrà per fare la partita e cercare la vittoria, come sempre: «Il Napoli ha ottimi giocatori e Mazzarri, che stimo moltissimo, ha saputo dare loro un’organizzazione brillante. Noi però non temiamo nessuno però e andremo a giocarci la partita. Abbiamo studiato il Napoli, conosciamo i suoi punti di forza, ma sappiamo anche dove possiamo colpire. E poi sono curioso di vedere la mia squadra in una situazione tanto complicata».

    Su Conte e sulla sua squadra, dopo la vittoria a San Siro, sono piovuti elogi da ogni parte e si sono sprecati i paragoni, anche con la Juve in cui Conte giocava: «Mi sembra molto, molto prematuro fare paragoni del genere. Quella squadra ha centrato cinque finali consecutive a livello internazionale (una di Uefa, tre di Champions League e una di Coppa Intercontinentale, ndr). Oggi c’è il Barcellona, che è stratosferico. Ebbene, la Juve di quegli anni è come il Barcellona di oggi e forse allora non ce ne rendevamo neanche conto... Ora questa squadra è un cantiere e stiamo cercando di costruire qualcosa di importante per tornare ai livelli di un tempo. Dobbiamo continuare a lavorare quotidianamente e a crescere. Sono tanti i miglioramenti da inseguire e sarebbe riduttivo indicarne uno solo. La strada intrapresa ci sta dando piccole soddisfazioni, ma dobbiamo continuare a seguirla».

    Riguardo alla formazione anti-Napoli Conte non svela nulla, ma chi pensa che le gerarchie siano definite e immutabili si sbaglia di grosso: «Io mi aspetto sempre grande applicazione da parte di tutti ogni giorno, specie da chi ha vestito la maglia da titolare nelle ultime partite, anche perché quella maglia può essere sfilata in qualsiasi momento. Da questo punto di vista però sono molto sereno, perché ho dei ragazzi straordinari. Se siamo partiti così bene in campionato è perché tutti si impegnano e anche chi ora non è protagonista assoluto ha stimoli e tiene sulla corda i titolari».

    Proprio l’assoluta disponibilità da parte di tutti i giocatori permette a Conte di operare le sue scelte in assoluta serenità e di rispondere così a chi gli chiede un maggior impiego di alcuni giocatori, si chiamino Elia o Del Piero: «Elia è un ragazzo che arriva da due campionati stranieri, quello olandese e quello tedesco, dove ci sono spazi più ampi. Basta vedere le gare di Bundesliga per capire che c’è poco tatticismo e più libertà d’azione. E’ giovane e stiamo lavorando su di lui, cercando di inserirlo con la lingua e facendogli capire cos’è il campionato italiano. Quando lo vedrete in campo vorrà dire che siamo a un buon punto».

    «Chiariamo una cosa - conclude Conte - Nessuno vuole il bene della Juve più di me. Ho una rosa ampia e devo fare le scelte. Posso sbagliare, ma non devo fare il tifoso ,devo fare l’allenatore. Sono pagato per questo e per riportare la Juve dove merita. Capisco il tifoso, capisco tutti, ma finché sono qui, comando io».

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