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  • Conte, perché Rugani e non Romagnoli?

    Conte, perché Rugani e non Romagnoli?

    Sul listone di Conte per gli Europei - trenta nomi, destinati a scendere fino a ventitré - c’è molto da dire e c’è molto da discutere. Lo faremo. Qui vogliamo aprire una riflessione in particolare su una scelta del ct: quella del sesto difensore da aggiungere ai tre superman della Juve (Bonucci, Barzagli, Chiellini), ad Astori e a Ogbonna, il quale ha il vantaggio di conoscere moduli e schemi del ct per avere fatto parte per una stagione della sua Juve. Ebbene, accanto a questi cinque difensori esperti, Conte ha deciso di inserire un giovane e ha puntato su Rugani, mentre non ha nemmeno preso in considerazione Romagnoli. Perché?
     
    Ci è difficile comprenderlo. Rugani nella scorsa stagione si è guadagnato la stima di tutti giocando un grande campionato a Empoli, ma quest’anno - al contatto con una grande realtà qual è la Juve - ha sofferto oltre ogni attesa. E’ rimasto in panchina per tutto il 2015, giocando tra campionato e Champions la bellezza di trentacinque minuti (trentatré più due, ai quali ne vanno aggiunti novanta di Coppa Italia). Allegri gli ha sempre preferito non solo i tre di cui sopra ma anche Caceres e, quando l’uruguaiano si è rotto, ha pensato perfino di puntare sulla difesa a quattro prima di dargli un po’ di fiducia. I motivi di queste perplessità del tecnico sono riemerse in modo chiaro nella finale di Coppa Italia, che Rugani ha giocato da titolare: insicuro e titubante, è stato tra i peggiori della Juve; ha commesso un pericolosissimo errore in uscita palla al piede, è entrato spesso in ritardo sull’avversario commettendo falli in zone a rischio. Insomma, un mezzo disastro. Complessivamente, delle 52 partite disputate dalla Juve in stagione, Daniele ne ha giocate 21 e di queste appena 14 come titolare. Quasi una su quattro, dunque, e senza avere sofferto infortuni (mentre sono stati fuori a lungo molti suoi compagni di reparto). Pochissime: il segnale dei dubbi di Allegri.
     
    Non capiamo cosa abbia spinto Conte a inserire Rugani tra i trenta per gli Europei. Certo non la voglia di farlo crescere, perché non ci sembra che questa sia stata la preoccupazione principale del commissario tecnico al momento di scegliere i preconvocati: basta guardare l’età dei tre portieri (trentotto, trentatré, trenta) per comprendere che se ne è fregato della possibilità di far maturare i giovani. A noi sarebbe sembrato più logico puntare su Romagnoli, che di Rugani è quasi coetaneo (il milanista è più giovane di sei mesi) ma arriva da una stagione da protagonista. Non sempre positivo, è vero, però a ventuno anni si è preso sulle spalle la pesantissima maglia del Milan e non ha mai tremato benché la squadra sia andata spesso allo sbando. Un fenomeno di personalità, insomma: ha commesso errori però ha sempre mostrato una straordinaria capacità nel superarli senza soffrirne troppo.
     
    La verità è che, tra i due, Rugani gode di una considerazione generale superiore. E così le sue quattordici partite da titolare in una retroguardia di ferro, quella della Juve, valgono più delle trentanove di Romagnoli come leader difensivo di un Milan disastrato in mezzo ai fischi di San Siro. Mah.
     
    Ci sbaglieremo certamente, ma a noi sembra di rivedere un po' la storia di Ranocchia e Bonucci. Il primo avrebbe dovuto essere il nuovo fenomeno del nostro calcio, il vero erede di Nesta, e il secondo era indicato solo come una buona spalla. Nel calcio, però, non conta solo la tecnica ma anche - direbbero gli spagnoli - 'las tres ces’, le tre C: cabeza, corazon, cojones. A Bonucci non manca niente, e probabilmente nemmeno a Romagnoli.

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    Stefano Agresti
    @steagresti
     

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