Coraggio Pioli, farà la 'fine' di Ranieri
Chiarezza, ora, è stata fatta anche sul futuro del tecnico biancoceleste. Stefano Pioli era stato esonerato da un pezzo e l'unico motivo che lo teneva ancora legato alla panchina della Lazio era la nota parsimonia del suo presidente: un esonero significa di solito uno stipendio in più, almeno che non si cerchi una sostituzione casalinga a costo (quasi) zero. E infatti Lotito ha scelto Simone Inzaghi, promosso dalla Primavera. Così fino alla fine della serie A 2015/2016 e probabilmente anche per il campionato che verrà. Pioli ha fatto benissimo una stagione fa, meno bene quest'anno, ma la colpa della grigia annata laziale è sua solo per un 20%, massimo 30%, ma non di più, non esageriamo. E' un capro espiatorio, almeno su questo io ho pochi dubbi.
“Sarà, però Pioli è sempre così, alla seconda stagione non si conferma mai, una bene e una male, una calda e una fredda, questo è il suo destino. Non è né carne né pesce”. Ecco, ci siamo: finita l'avventura, iniziano le parole. Il calcio è pieno di giudizi lapidari. Hanno anche trovato una soluzione magica che riesce a cancellare in un attimo le parole incise sulle lapidi. Usciamo dalla metafora. Basta un attimo e via, ecco un nuovo giudizio. L'avventura di Pioli alla Lazio è stata peggio di una gita sulle strade di San Francisco, tutta discese ardite e poi risalite. E' arrivato a Formello è già mezza Roma rideva: perché a Trigoria sbarcava un francese che rimetteva la chiesa al centro del villaggio e dall'altra parte c'era un collega che al massimo poteva mettere quattro fichi secchi sul tavolo. Un anno fa ha fatto benissimo, ha portato i quattro fichi secchi ai preliminari, di Champions. Finiti i preliminari il rapporto sembrava già in crisi, ma poi si sa, “Pioli è un diesel, parte piano, ma dopo inizia a correre”. Lotito, però, sembra subito dubbioso. E così, invece di prendere un attaccante, magari Immobile, invece di rinforzare una difesa resa ancor più impresentabile da mille infortuni e sfighe assortite, il presidente sonda il terreno con Mazzarri. Sorpresa? Gli allenatori si pagano, Mazzarri costa, Pioli resta. Di più, pare sia l'emergente di turno. Mancini lo vota per la Panchina d'Oro, Allegri forse pure. Forse, perché in un'intervista al Corriere dello Sport, l'allenatore della Juve dichiara: “Voterò Pioli”. Poi, in un'intervista successiva, pare rimpensarci: “Credo voterò Donadoni, se l'è meritato”. Il resto è storia recente.
Pioli la prossima stagione potrebbe allenare il Sassuolo. O forse no, perché magari resta Di Franceso. Ormai sembra difficile un passaggio di Eusebio al Milan. Pioli allora potrebbe allenare l'Udinese. Anzi no, perché dopo la “resurrezione” friulana targata De Canio appare assai probabile che il presidente Pozzo abbia il buonsenso di confermare l'allenatore lucano. E Pioli? Potrebbe andare al Genoa? Difficile, almeno che Gasperini (mito di buona parte del popolo rossoblù) non decida di spostarsi. Il quel caso il ds genoano, Sean Sogliano, punterebbe dritto su Pioli. Sogliano è uomo spesso schietto e ha ammesso: “Il peggior errore della mia carriera? Credo sia stato permettere che Pioli venisse esonerato dal Palermo”. Già, quella storia si consumò in una sola estate, altro che sindrome della seconda stagione. A proposito. “Ranieri è bravo, ma dopo un gran campionato, non riesce mai a confermarsi”, sosteneva un mio caro amico che qualche anno fa faceva il manager alla Juventus. Io sostenevo il contrario: Ranieri è uno dei pochi allenatori italiani che può portare avanti un progetto vincente. Basta investire e lasciarlo lavorare. Il mio amico si convinse della bontà dell'allenatore. Non fu così per John Elkann, plenipotenziario bianconero nel maggio del 2009. L'uomo più potente d'Italia esonerò Ranieri e scelse Ciro Ferrara.
Claudio Ranieri, nato a Roma il 20 ottobre 1951 rischia di vincere la Premier. E' il suo primo anno alla guida del Leicester, certo (pirloni!).
Stefano Pioli, nato a Parma il 20 ottobre 1965 è stato appena esonerato. Era alla sua seconda stagione sulla panchina della Lazio. Coraggio, ne riparliamo tra quattordici anni.
Giampiero Timossi