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Corso ricorda: 'L'Inter di Herrera era una squadra unica'

Corso ricorda: 'L'Inter di Herrera era una squadra unica'

Il 27 maggio del 1964 l'Inter di Helenio Herrera sconfisse il Real Madrid di Puskas e Di Stefano nella finale di Vienna. Mario Corso faceva parte di quell'Inter davvero unica ed ecco le sue parole tratte da inter.it in ricordo di quella celebre finale di Coppa dei Campioni:

Si terrà oggi, alle ore 18.00, presso il Palazzo della Regione Lombardia, in Piazza Città di Lombardia a Milano, la cerimonia per il 50° anniversario della vittoria dell'Inter nella Coppa dei Campioni del 1964. Nella spettacolare cornice della sala Belvedere, al 39° piano, il presidente della Regione Lombardia e gli assessori allo Sport e alle Culture riceveranno i protagonisti di quella stagione, tra cui anche Mario Corso. Che ricorda con noi quell'annata storica. Cinquant'anni, ma ancora lì. Quando si parla di Coppa Campioni con Mario Corso, il tempo non sembra essere passato mai. Lo sguardo, poi, è quello di sempre, quello che abbiamo visto nelle prime partite trasmesse in bianco e nero. Ma i ricordi, quelli, sono ancora nerazzurri.

Come era la rosa dell'Inter 1963-'64?
"Un gruppo compatto. Una squadra che da quell'anno in poi ha vinto tutto che non poteva che essere così: valido, unito e con moltissimi campioni. Il presidente Angelo Moratti, poi, è riuscito ad amalgamare tutto e da lì siamo partiti".

Partiti verso la vittoria della Coppa Campioni. Ripercorriamo quella competizione.
"Va detto che allora c'erano solo partite da dentro o fuori. Niente gironi, niente di niente. O vincevi o andavi a casa. Siamo partiti con l'Everton. Abbiamo fatto 0-0 a Liverpool, ma è stato un match tosto. Giocare con le inglesi era sempre così, ti mettevano in difficoltà anche psicologicamente. Al ritorno, però vinciamo in casa 1-0".

E trovate il Monaco.
"Andata 1-0 a Milano, il ritorno l'abbiamo giocato a Marsiglia perché il campo del Monaco aveva dei problemi. Vinciamo 3-0 con doppietta di Mazzola e gol di Suarez".

I quarti si giocano a Belgrado.
"Ecco, il Partizan: la partita la vinciamo 2-0 con gol di Jair e allo scadere di Mazzola, ma alla fine del match c'è stata un'invasione di campo. Un fuggi fuggi generale con solo Picchi e Guarneri rimasti a fronteggiare la folla. Campo sempre caldissimo quello di Belgrado. Al ritorno segno io e Jair".

In semifinale si va in Germania e lei segna ancora.
"Sì, contro il Borussia. La stavamo perdendo e l'abbiamo raddrizzata. È successo tutto nel primo tempo: ha aperto Mazzola, poi due gol di Brungs, poi ho fatto il 2-2. A Milano, invece non c'è stata partita. Volevamo andare in finale e così è stato".

Infine, il trionfo: 3-1 al Real Madrid.
"Loro erano una squadra leggendaria anche se un po' in declino, ma avevano comunque un attacco straordinario: Di Stefano, Puskas e tutti gli altri. È una partita che, ovviamente, mi porto dentro, un po' più speciale delle altre. Vincere la Coppa dei Campioni è stato solo l'inizio. Quella Inter, lo ripeto, è stata una squadra davvero unica".

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