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  • Crotonemania: 'un tram che si chiama salvezza'

    Crotonemania: 'un tram che si chiama salvezza'

    • Michele Santoro
    Avete presente quando siete in mega ritardo e rischiate di non arrivare in tempo a un appuntamento fondamentale per la vostra carriera? Si ha quasi la sicurezza, forse la certezza, della sciagura finale, ma fin quando le lancette non segneranno quella determinata ora, la speranza diventerà la migliore compagna di viaggio. Ecco, dopo la vittoria inattesa quanto insperata di ieri contro il Chievo, al Crotone non serve che sperare, e vincere. Il contemporaneo e prevedibile, questo sì, tonfo dell’Empoli a Roma ha rianimato un corpo che troppo presto (e da solo) si era estromesso dai giochi per la salvezza. Le lunghezze, o meglio i minuti, che impediscono ai pitagorici di prendere quel “tram che si chiama permanenza in A”, sono solo 5 ma i “ritardi sulla tratta” potrebbero essere tanti.

    A partire dal calendario: nelle otto gare che mancano da qui alla fine del torneo, il Crotone dovrà incontrare ancora quasi tutte le migliori. Se le milanesi, l’Udinese e la Lazio verranno ospitate tra le mura amiche dello “Scida”, non si potrà fare lo stesso con la Juventus, alla penultima, che mantenendo l’attuale +6 sulla Roma, potrebbe ritrovarsi a festeggiare il sesto scudetto consecutivo proprio contro i calabresi. Solo ipotesi, ma ben congegnate. Intendiamoci, non è che in trasferta le cose vadano meglio perché, oltre alla prima della classe, i rossoblù dovranno vedersela con Torino, Sampdoria e Pescara. Una piccola ed effimera agevolazione potrebbe essere rappresentata dal vantaggio crotonese negli scontri diretti con i toscani, in caso di conclusione a pari punti. Sognare, e giocare, non costa nulla.

    8 partite da vivere tutte d’un fiato, da affrontare come fatto finora con grinta e pazienza e, possibilmente, evitando il solito “copione” dei 15 minuti finali. Anche alla luce dei risultati di ieri, crescono i rimpianti per i tanti punti buttati proprio negli ultimi quarti d’ora di match, senza i quali si navigherebbe a vele spiegate verso lidi molto più tranquilli. Al “Bentegodi”, invece, nello stesso lasso di tempo non si è perito ma ferito: i presupposti per l’applicazione di un “contrappasso inverso” ci sono tutti. 
     

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