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  • Da domani tocca a Porcedda| Servono cinquanta milioni
Da domani tocca a Porcedda| Servono cinquanta milioni

Da domani tocca a Porcedda| Servono cinquanta milioni

Intanto, una buona notizia, in attesa che Renzo Menarini possa festeggiare il giorno della sua personalissima liberazione: il Bologna è stato regolarmente iscritto al campionato. Faccenda, questa, che, di solito, va in automatico. Ma che nel Bologna di oggi, terra di nessuno, induce a tirare un sospirone di sollievo. Ieri mattina è tornato a Bologna il nuovo amministratore delegato Silvino Marras. Dice che la bandiera della nuova proprietà è già pronta per sventolare sul pennone più alto di Casteldebole. Queste sono ore cruciali per il passaggio delle azioni. I dirigenti del Bologna che esce devono chiudere il bilancio e ottenerne la certificazione. Dal giorno dopo, in teoria, i dirigenti del Bologna che entra potrebbero annunciare ufficialmente il loro insediamento. Questo, almeno, ha detto Carmine Longo, nuovo direttore sportivo. Marras non ne ha condiviso l’euforia, riportando la vicenda dentro i confini tracciati da Porcedda. Il giorno del passaggio ufficiale di consegne è fissato, in linea di massima, per il 10 di luglio. Potremmo chiudere prima, ma di due giorni, non di dieci”. Eppure radio mercato conferma: con il nuovo Bologna si può venire al dunque da domani. Fin qui Longo ha parlato molto e stretto nulla. La firma del Bologna, fino a domani, è nelle mani di Alessandro Menarini. La nuova proprietà fornirebbe un segnale inequivocabile se dal primo di luglio si mettesse ufficialmente sul mercato per accelerare i tempi che, altrimenti, rischiano di penalizzare Colomba, costretto a partire per Andalo con una pattuglia di reduci. Così facendo, spegnerebbe le voci che in città impazzano. E’ una sorta di psicosi da speranza andata delusa, ma la domanda più ricorrente riguarda le reali intenzioni di Porcedda: è davvero deciso a rilevare l’80% del Bologna? L’imprenditore sardo, nell’illustrare le sue intenzioni, è stato rassicurante, fermo e disponibile. Paga un prezzo al sospetto e allo scetticismo per colpa di altri, che si chiamano Joe Tacopina e Rezart Taci, gli uomini che hanno fatto un giro di giostra nel luna park rossoblu, per poi far perdere le loro tracce. E’ questo recente passato insolitamente ricco di voltafaccia a indurre alla prudenza i bolognesi. Se è vero che Menarini e Porcedda si conoscono da tempo e del Bologna parlano dallo scorso aprile, perché dopo la chiusura del bilancio da parte del venditore, l’acquirente ha bisogno di altri dieci o dodici giorni di tempo? Non potevano organizzarsi in modo che la squadra fosse almeno abbozzata prima di andare in ritiro? E ancora: l’annuncio ufficiale della trattativa è insolito e ha dell’incredibile se a darlo è Renzo Menarini, che già prima della vicenda Moggi non brillava per comunicativa e che dopo si è letteralmente chiuso a riccio con tutta la stampa, colpevole di non aver sposato la sua strategia. Forse il geometra ha accelerato la pratica per attenuare il clamore della squalifica? E su Porcedda dicono tutti che sia una persona al di sopra di ogni sospetto, un imprenditore stimato da chiunque abbia fatto affari con lui, di certo ricco, ma non così tanto da potersi permettere l’acquisto e il rilancio di un club di serie A. Quindi torna il tormentone ‘dietrologico’: c’è qualcuno che lo appoggia? Porcedda ha già fugato ogni dubbio dichiarandosi non solo autonomo, ma anche allergico ai consiglieri. Eppure non basta. Non a questo Bologna per due volte sedotto e abbandonato, non a questa ‘piazza’ che ha seguito con stupore, se non con indignazione, l’amichevole relazione fra Menarini e Moggi e che ora si scopre sospettosa e assai disillusa. Questi sono i motivi che dovrebbero spingere Porcedda e i suoi uomini ad accelerare il più possibile le pratiche di successione, coprendo l’80% di quelle fidejussioni che ancora tengono Renzo Menarini con il fiato sospeso. La vecchia dirigenza ha pagato gli stipendi e ha iscritto il Bologna al campionato. Altro, economicamente, non sembra più in grado di fare, se è vero che non ha neppure liquidato Salvatori. Marras sta ancora studiando i conti e dice che “il nuovo Bologna non ha ancora fissato un budget” ma che presto lo farà. Venti milioni da offrire come garanzia alle banche, più quelli necessari ad acquistare almeno dodici giocatori a cui sommare subito dopo il monte ingaggi, che l’anno scorso era di trenta milioni. A occhio, per rimettere il Bologna sui binari dell’efficienza serve una cinquantina di milioni. Una cifra enorme quanto necessaria. Porcedda non si offenda se i bolognesi aspettano che sia tutto ufficiale per cantare vittoria.

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