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  • Da Kakà a Mendieta, la Top 10 dei fenomeni solo con la maglia giusta

    Da Kakà a Mendieta, la Top 10 dei fenomeni solo con la maglia giusta

    • Antonio Martines
    Era Bonucci la forza della Juve o la Juve la forza di Bonucci? I dubbi non si dissiperanno almeno a breve termine, soprattutto dopo aver visto le recenti imbarcate di Milan (1-4) e Juve (0-3) rispettivamente contro Lazio e Barcellona. Tuttavia a molti è venuto il dubbio che Leo Bonucci possa essere uno di quei giocatori fortissimi solo con una maglia o poco più, una categoria, che nella storia del calcio è passata troppo spesso un po' sotto traccia, ma che esiste..e che forse andrebbe anche indagata un minimo. Qui di sotto potrete trovare una Top Ten di fenomeni che dopo il trasferimento in un altro club, si sono persi per sempre o quasi...

    10 – Zavarov: Nella Dinamo Kiev di Lobanovsky era il faro di un gioco prototipo del calcio dei giorni nostri, la Juve lo prese per sostituire un certo Platini, ma nonostante l'eccellente tasso tecnico, la sua lentezza unità all'incapacità di adattamento a tutti i livelli all'interno dell'ambiente bianconero e dell'Italia in generale, ne decretarono ben presto il fallimento. Era il classico calciatore sovietico figlio di un mondo e di un'epoca che non esistono più.

    9 – Mario Gotze: Il tedesco è ancora giovanissimo visto che ha solo 25 anni, ma la sua carriera allo stato attuale sembra un po' stropicciata dopo che il clamoroso trasferimento del 2013 dal B. Dormund al Bayern non solo non gli ha consentito di spiccare il volo, ma gli ha fatto perdere soprattutto appetibilità a livello di mercato internazionale. E cosi quello che sembrava essere il nuovo Wolfgang Overath è tornato in giallonero con l'intento di ritornare quello di un tempo ma soprattutto con la speranza di non fare la fine di una minestra riscaldata.

    8 – Michael Owen: era uno di quei giocatori che in Inghilterra nascono veramente con il contagocce. Con la maglia rossa vinse decisamente molto visto che il Liverpool di quegli anni non era esattamente all'apice della sua storia e in più si laureò anche pallone d'oro. Poi passò al Real Madrid e la favola – complici anche numerosi infortuni – finì prima del dovuto. Venne poi il turno di Newcastle, Man.Utd e Norwich City, ma nessuna di queste maglie gli calzava a pennello come quella dei reds. Un altro classico esempio di come a volte lasciando un ambiente, si rompano per sempre certi equlibri a tutti i livelli.

    7 – Fernando Torres: qui la faccenda si fa più complicata, perchè El Nino era un talento precocissimo e assoluto che ha manifestato il suo enorme valore sia con l'Atletico che con il Liverpool fino ai 27 anni, poi il passaggio al Chelsea interruppe una crescita che fino ad allora era stata prodigiosa. Un vero e proprio mistero, visto che di punto in bianco sparì uno degli attaccanti più forti del mondo

    6 – Ronaldinho: Fino al 2006 è stato probabilmente il giocatore più spettacolare della storia del calcio, ma dopo i mondiali di Germania subì una netta involuzione e quando passò al Milan era ormai già un ex fuoriclasse sul viale del tramonto che ogni tanto regalava un numero dei suoi. In questo caso però più che l'addio a una maglia (quella blaugrana), influì soprattutto la sua precoce parabola discendente, conseguenza dellla sua mancanza di professionalità nel seguire una vita di atleta.

    5 – Shevchenko : Bomber spietato e implacabile sia con la Dinamo Kiev che con il Milan e solo uno dei tanti con il Chelsea. L'ucraino per certi aspetti fece la stessa fine di Fernando Torres, evidentemente il club di Abramovich in quegli anni risultava indigesto a più di qualche grande attaccante

    4 – Kakà: Altro fenomeno assoluto della storia recente del Milan, colui che venne definito da qualcuno come l'ultimo umano a vincere il pallone d'oro, una volta spogliatosi della casacca rossonera per vestire quella blanca del Real, divenne fin troppo umano, tanto da far venire a più di qualcuno dei dubbi sul fatto che si trattasse di un vero fuoriclasse.

    3 – Winston Bogarde: Un altro orfano dei lancieri di Amsterdam che una volta lasciata la maglia dell'Ajax di Van Gaal con quella particolare magia che la contraddistingueva, si dimostrò poco più un rozzo mestierante del calcio, assolutamente non all'altezza di giocare in due club come il Milan e il Barcellona

    2 – Ian Rush: Il sicario della mitica Red Army lasciò Liverpool per l'Italia nel 1987, con l'intento di cimentarsi nella prima Juve del post-Platini. Un'impresa che si rivelò improbabile fin da subito, visto che il gallese con il calcio italiano c'entrava un po' come il parmigiano sugli spaghetti allo scoglio.

    1 – Mendieta: Ovvero colui che bruciò in un solo anno la sua carriera, lasciando il grande Valencia di inizio millennio per passare alla Lazio stellare di Cragnotti. Infatti se fino ad ora abbiamo parlato di calciatori che bene o male in un modo o nell'altro conservarono una loro credibilità, del basco non rimase neanche la polvere, visto che fu annientato in termini calcistici dal trasferimento più sbagliato nella storia del calcio. Quindi non può toccare che a lui l'oscar dei fenomeni – o presunti tali – che si sono persi per sempre.

    1 Mendieta
    2 Ian Rush
    3 Winston Bogarde
    4 Kakà
    5 Shevcenko
    6 Ronaldinho
    7 Fernando Torres
    8 Owen
    9 Gotze
    10 Zavarov


    @Dragomironero 

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