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  • Inter, Milito:| 'Stramaccioni mi ha sorpreso'

    Inter, Milito:| 'Stramaccioni mi ha sorpreso'

    Dovevano farsi perdonare qualcosa, e ci sono riusciti: travolto il Milan nel derby, e con tre gol di Diego Milito, all'Inter è finalmente primavera. Vero, Principe? "Avevamo una carica particolare. Non che nelle altre partite non ci fosse, anzi andiamo sempre in campo con motivazioni e voglia. Però il derby è una partita speciale per tutti, per la gente e per noi, domenica scorsa lo era anche per la classifica. Inoltre ci tenevamo a dare una soddisfazione ai nostri tifosi dopo un'annata particolare, difficile, dall'andamento irregolare. Ci siamo riusciti ed è ancora più bello".

    Tre giorni dopo aver segnato tre gol nel derby di Milano, Diego Milito non sembra affatto sorpreso, né ancora emozionato, né altro. Tutto è già alle spalle?

    "Ho vissuto quella serata come una grande gioia, ma anche con tranquillità. E' stato un giorno speciale ed è innegabile, una soddisfazione immensa, l'avete visto tutti come ci siamo abbracciati e come abbiamo festeggiato, però ormai è il passato. Segnare in un derby è una cosa particolare, non lo nego: è una partita diversa, per la gente ma anche per noi che andiamo in campo, e penso lo si sia visto".

    Tripletta al Milan e tripletta alla Samp in un derby di Genova, tre anni fa: nessuno in Italia ha mai segnato due triplette in due diverse stracittadine...

    "Non lo so mica se è record, non ci ho mai pensato".

    Intanto lei è arrivato a quota 50 gol in campionato con l'Inter (stasera su Inter Channel andrà in onda una puntata speciale in cui verranno mostrati tutti i suoi gol, ndr): questo lo sapeva?
    "No... Bella cifra, e bella soddisfazione. Ma lo sa che io non so neppure quanti gol in carriera ho fatto?".
    Cioè, ci vuole dire che Diego Milito non conta i suoi gol, come fanno tutti i centravanti di questa terra?
    "Veramente no".

    Comunque nell'Inter in totale sono 63. Parliamo di questa stagione che volge al desìo: per lei e per l'Inter sono state montagne russe, un giorno all'apice e il giorno dopo nella polvere...

     "Le prestazioni individuali risentono per forza dell'andamento della squadra. Io personalmente ho avuto qualche problema nei primi mesi. Con Gasperini giocavo sempre, poi è arrivato Ranieri e le cose sono cambiate: sono andato spesso in panchina, ero un po' dentro e un po' fuori, e quando un giocatore subisce certe situazioni perde un po' di fiducia. Io mi sono messo a disposizione per il bene del club ma poi anche la squadra aveva problemi, tante difficoltà, e non è stato facile mantenersi a certi livelli. Poi sono rientrato in squadra, mi sono sbloccato col Lecce a fine dicembre e dopo la sosta le cose sono migliorate: gran partita col Parma, poi il gol nel derby di andata e da quel momento in poi non mi sono fermato più".

    Nel frattempo la squadra ha continuato ad avere un andamento altalenante.

    "Fino alla vittoria con la Lazio del 22 gennaio è stato tutto perfetto. Poi abbiamo perso a Lecce, senza meritarlo, ed è iniziata la discesa. Avevamo stravinto col Palermo, con quattro gol miei, ma è finita in parità; a Roma abbiamo giocato la peggiore partita dell'anno e da quel momento non ci siamo più rialzati, perché si era complicato tutto. La cosa più difficile da trovare, e da mantenere a certi livelli, è l'equilibrio".

    Non è facile poi avere a che fare con tre allenatori diversi in una stagione, no?
    "Quello complica il lavoro di tutti noi giocatori. Perché ogni allenatore porta mentalità nuova, gioco nuovo, metodi di lavoro nuovi. E' faticoso abituarsi in fretta, ci vuole tempo per recepire le novità".

    Sugli esoneri di Gasperini e Ranieri cosa ci può dire? Le hanno lasciato amarezza, rimpianti?

    "Tutte e due le cose. A me è dispiaciuto che ci lasciassero, che Gasperini sia durato così poco e che Ranieri sia andato via a fine marzo. Ed è chiaro che tutti noi giocatori potevamo dare qualcosa di più perché si può dare sempre qualcosa in più. E comunque noi mica scendiamo mai in campo per perdere, o per non fare quello che ci viene chiesto. Ma a volte le cose vanno nel modo sbagliato".

    A volte si dice che ai vostri livelli non è che gli allenatori contino poi così tanto, in fondo i destini di una grande squadra li decidono solo i giocatori. Oppure gli allenatori contano più di quanto si pensi?

    "Contano eccome, ci mancherebbe. Sono importanti sotto ogni profilo: tattico, tecnico, motivazionale, psicologico. Un allenatore deve curare ogni aspetto della preparazione di una squadra. A volte, tanto per dire, basta una parola in più a un giocatore per ottenere risultati importanti, e bisogna saperla dire".

    Poi è arrivato Stramaccioni e le cose sembrano cambiate d'improvviso.
    "Ovviamente non lo conoscevo, come non lo conosceva nessuno di noi perché finora aveva allenato soltanto i ragazzi. Ma per uno che ha soltanto 36 anni mi ha sorpreso: è un tecnico preparato, ha saputo imporre la sua personalità, ha mostrato sicurezza e dunque ci ha dato sicurezza".

    Sul piano del gioco è cambiato molto?

    "Certo. Lui vuole una squadra che in campo sia sempre protagonista, che attacchi, infatti il gioco offensivo è migliorato. Già il fatto che lui metta sempre in campo tre attaccanti è importante: sia per gli avversari, che devono stare più attenti, sia per noi che giochiamo in attacco perché ci sono più soluzioni".

    Lei, Milito, ormai ha 33 anni...
    "Veramente sono 32, non esageriamo...".A

    giugno però sono 33.
    "Quindi sono ancora 32...".

    D'accordo. Ma insomma: lei si sente anziano, vecchio, vecchiotto?
    "Ma no. Di sicuro ho più esperienza che in passato, e in fondo sono in una grande squadra solo da pochi anni e dunque non ho vissuto sempre le tensioni che si vivono in un contesto simile. Mi sento gli anni che ho ma ho ancora tanta energia, tanto tempo davanti a me. Facendo tutti gli scongiuri possibili, in carriera non ho mai avuto infortuni gravi o gravissimi, mi sento integro, posso continuare ancora a lungo. Non credo ai livelli di Zanetti, ma si sa che lui fa eccezione in tutto".

    Contro la Lazio si decide il vostro destino europeo. Con quali aspirazioni andate all'Olimpico?

    "Con la voglia di vincere, sperando ancora in un posto in Champions: se battiamo la Lazio e intanto Udinese e Napoli non vincono, ce la possiamo ancora fare. Le possibilità non sono molte ma siamo ancora in ballo".
    E all'eventualità di disputare un'Europa League partendo dai preliminari, che sono all'inizio di agosto, ha pensato?
    "No e non ci voglio pensare, per il momento. Anche perché se battiamo la Lazio siamo comunque almeno quinti, quindi non giocheremmo il preliminare. Vediamo cosa accadrà, ma tutto è ancora possibile".


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