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  • Da Totti a Kalinic: sbagliato dire 'NO'
Da Totti a Kalinic: sbagliato dire 'NO'

Da Totti a Kalinic: sbagliato dire 'NO'

  • Antonio Martines
Nel calcio come in tutte le cose della vita, quando arriva il momento giusto, bisogna avere il coraggio di dire: basta, è finita! In tutte le storie c'è un inizio e una fine, alcune durano più a lungo e finiscono di morte naturale, altre si interrompono più bruscamente. Gigi Riva, Rivera, Antognoni e Totti appartengono tutti alla prima categoria di storie. Laudrup, Figo, Vieri e Ibrahimovic sono indomabili alfieri delle seconde. 

Ma la domanda delle domande è: nel calcio moderno ha ancora senso trattenere un giocatore quando per questo si è ricevuta un'offerta irrinunciabile e lo stesso giocatore è preda dei famosi mal di pancia alla Ibra? Personalmente credo di no. Un rapporto deve essere vissuto bene da entrambi i lati e, quando l'equilibrio si rompe, non ha alcun senso continuare a percorrere una strada che non porta da nessuna parte. Questo accade in tutti i campi della vita, dall'amore al lavoro e il calcio non fa certamente eccezione, anzi da questo punto di vista è il terreno più naturale sul quale si manifesta la necessità di cambiamento. 

I grandi monogami del calcio sono stati tali soprattutto perché ai loro tempi le tentazioni economiche non erano lontanamente paragonabili alle cifre mostruosamente più alte che circolano al giorno d'oggi, e non mi si venga a dire che bisognerebbe calcolare il tasso di cambio rapportato ai tempi, perché la sostanza delle cose cambierebbe di una virgola. I Riva, Rivera e Antognoni difficilmente nel calcio odierno sarebbero esistiti, quanto a Totti credo che sia stata semplicemente l'eccezione che conferma la regola, perché è vero che il Real Madrid all'inizio del nuovo millennio era pronto a ricoprilo d'oro, ma in quel caso la sensazione che se ne è ricavata non è stata tanto di coraggio nel non accettare il Real quanto piuttosto di mancanza nell'accettarla e misurarsi in un club tritacarne come quello del Bernabeu, ma questa è una mia discutibilissima e politicamente scorretta opinione. 

Per tutti gli altri il problema non si è posto quasi mai. I vari Zidane, Shevchenko, Kakà e Pogba hanno sempre interrotto le loro "storie d'amore" sul più bello, nel momento in cui ha bussato alla porta un'offerta irrinunciabile. Certo a volte le eccezioni ci sono anche al giorno d'oggi, con situazioni come quella di Bonucci, per il quale la Juve è stata capace di dire no al Manchester City, ma in questo caso c'era di mezzo anche la faccenda Pogba e i bianconeri non potevano privarsi in un colpo solo di due pezzi da novanta. 

Ultimamente poi c'è stato il caso di Kalinic per il quale la Fiorentina ha rifiutato offerte che le avrebbero consentito di fare una plusvalenza di ben 40 milioni di euro per un giocatore di 29 anni che due estati fa era stato pagato solo 5 milioni. Dal punto di vista economico è stata sicuramente un'autentica follia, dal punto di vista sportivo difficile dare una risposta. La sensazione che se ne ricava dall'esterno è quella di una scelta spavalda e anche con una certa dose di romanticismo, viste le dichiarazioni del centravanti croato, quanto poi sia corretta ce lo dirà solo il tempo. 

Ma la verità è che ci sono pochissimi club al mondo che potrebbero permettersi di rifiutare qualsiasi offerta, si potrebbero fare i nomi dei soliti noti, vale a dire: Real Madrid, Manchester City, PSG e pochissimi altri, ma in realtà anche questi di fronte a delle condizioni particolari si vedrebbero - loro malgrado -  costretti a vendere. Se un giorno Cristiano Ronaldo dovesse stufarsi di giocare al Bernabeu, non ci sarebbe nulla al mondo che potrebbe impedire un suo trasferimento in Cina o chissà dove, poi questo però accade di rado, perché al Real vendono solo quando hanno capito che stai sul viale del tramonto, ma questo è un altro discorso... 

@Dragomironero
 

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