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  • Danimarca: spauracchio Bendtner

    Danimarca: spauracchio Bendtner

    • Luca Cassia

    C’è chi suggerisce che la vendetta sia un piatto da gustare freddo. In realtà Nicklas Bendtner, che con il suo gol alla Bulgaria (1-1 al fischio finale) ha garantito il primato solitario all’Italia di Prandelli, qualche sassolino dalla scarpa vorrebbe levarselo. Acquistato alla sirena del calciomercato estivo tra i mugugni dei sostenitori bianconeri, bistrattato da Antonio Conte che gli ha concesso sinora non più di dieci minuti in campo (spiccano invece le presenze in tribuna d’onore), apprezzato dal selezionatore Morten Olsen tanto da costituire un punto fermo della nazionale danese.

    Già, perché a questo 24enne dal fisico possente (1.94 cm e qualche chilo di troppo secondo le malelingue), nonostante una florida carta d’identità, non manca né l’esperienza internazionale né tanto meno la confidenza con la rete: il bottino personale recita 20 centri con la rappresentativa scandinava mentre sfiorano quota 70 le marcature tra Birmingham, Arsenal (squadra che lo ha svezzato) e Sunderland. Non avrà l’appetibilità dei top scorer europei, ma merita attenzione.

    Allenata dal 2000 dal commissario tecnico Morten Olsen e attualmente al 18° posto del ranking Fifa, la Danimarca ha conosciuto tempi migliori, in particolare negli anni ’90: contro ogni pronostico, ai Campionati Europei del 1992 da ripescata in luogo della Jugoslavia (dilaniata dalla guerra) salì poi sul tetto d’Europa mettendo in riga Francia, Olanda e Germania. In quel gruppo militavano tra gli altri Peter Schmeichel, Henrik Larsen e Brian Laudrup. Al trionfo in terra svedese fece seguito la vittoria della Confederations Cup nel 1995 ma da allora, eccezion fatta per i quarti di finale raggiunti ai Mondiali francesi del ’98 (fuori col Brasile) e agli Europei del 2004 (fatale fu la Repubblica Ceca), le soddisfazioni biancorosse si sprecano col contagocce.

    Con una popolazione che non raggiunge i sei milioni di abitanti, ma con una tradizione sportiva consolidata (nove le medaglie festeggiate alle Olimpiadi londinesi), la Danimarca ha nel calcio la disciplina che vanta più appassionati.

    Abitualmente schierata con un 4-2-3-1 di mouriniana memoria, la selezione scandinava si affida alla maturità di Dennis Rommedahl, ala 34enne prossima al record di presenze (detenuto da un monumento nazionale quale è Peter Schmeichel) e al talento di Christian Eriksen, classe ’92 dell’Ajax già sul taccuino dei club di mezza Europa. Senza scomodare lo stereotipo nordico, a completare l’undici di Morten Olsen trovano spazio i titanici centrali Kjaer (per lui alterne fortune in Italia) e Agger, i mediani tutta quantità Kvist e Kristensen, oltre al già citato Bendtner. Non dispiace l’esterno sinistro Daniel Wass, in forza ai francesi dell’Evian, mentre farà parlare di sé il granitico Andreas Cornelius, 19 anni e belle speranze.

    Due i punti per la Danimarca nella corsa ai Mondiali 2014, frutto di due pareggi contro Repubblica Ceca e Bulgaria. Al cospetto degli Azzurri, martedì sera nel tempio di San Siro, i danesi non possono perdere il treno qualificazione. E chissà che Nicklas Bendtner, in previsione di Juventus-Napoli, non voglia complicare le già intricate scelte offensive di Antonio Conte.


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