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  • Date a Cesare quel che è di Cesare. Per colpa dei club il nostro calcio è in crisi

    Date a Cesare quel che è di Cesare. Per colpa dei club il nostro calcio è in crisi

    • F.Z.

    Fa male, anche il giorno dopo. L'Italia si sveglia con le ossa rotte, dopo una lunga notte di incubi e dolori. Troppo forte la Spagna, troppo grande il divario contro un'Italia stanca che dodici anni dall'ultima finale torna a casa senza coppa e con tante pacche sulla spalla. Un mese fa nessuno avrebbe mai immaginato che gli Azzurri si sarebbero giocati l'ultimo atto dell'Europeo contro la Spagna campione d'Europa e campione del Mondo in carica, ma quando si arriva in fondo, ad un passo dalla gloria la medaglia d'argento non basta. Nel calcio mai nessuno ricorda chi arriva secondo, questa volte invece sì. Perchè nessuna squadra nella storia del calcio, tra Mondiali e Europei, aveva mai perso così nettamente, con quattro gol di scarto. Gli errori di Prandelli contro la Spagna sono stati macroscopici, dalla scelta del modulo tattico (perchè giocare a viso aperto se l'Italia era senza energie?) quella dell'undici titolare (Chiellini rotto, Marchisio visibilmente esausto, Cassano al capolinea fisico) fino all'assurdo e discutibile inserimento di Thiago Motta, sfortunato poi nell'infortunio.

    Il calcio è fatto di episodi, Prandelli ha macchiato un Europeo quasi perfetto con scelte folli nella notte di Kiev, ma sarebbe ingiusto cancellare i suoi meriti in questo biennio. Con lui in panchina l'Italia è tornata a masticare calcio e a farsi rispettare in Europa. Prandelli ha preparato la fase finale in Polonia e Ucraina tra mille difficoltà, con solo tre amichevoli in otto mesi alle spalle, in piena bufera calcioscommesse, senza l'infortunato Rossi e con Cassano part-time. Perderlo adesso invece di supportarlo e appoggiarlo vorrebbe dire riniziare da zero un progetto che ha già basi solide.

    La batosta contro la Spagna riporta a galla un problema cronico alla quale bisogna trovare presto una soluzione.L'Italia è un Paese per vecchi. Le Furie Rosse, che dettano legge da quattro anni, avevano un'età media di 26.78 anni (per "colpa" del 32enne Xavi), gli Azzurri di 27.91, la quarta squadra più vecchia del torneo. In Italia c'è poco ricambio generazionale che si evidenzia nell'assenza di risultati: l'Under 21 non vince un Europeo dal 2004, l'Under 19 dal 2003 (quest'anno non si è nemmeno qualificata per la fase finale), l'Under 17 addirittura non ha mai trionfato. La Spagna? Campione d'Europa in carica sia con l'Under 19 che con l'Under 21. Qualcosa vorrà pur dire.

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