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De Rossi-Roma: eh già, sono ancora qua

De Rossi-Roma: eh già, sono ancora qua

Era il 30 ottobre del 2001. La Roma portava il tricolore sul petto e si affacciava orgogliosamente in Champions League quando Fabio Capello scelse un giovane ragazzo biondo, centrocampista promettente, romanista vero. Daniele De Rossi era pronto a esordire con la maglia giallorossa contro l'Anderlecht, l'uomo di Pieris non aveva dubbi. Sono passati poco meno di 14 anni e la mediana della Roma è ancora il suo "giardino di casa", pur con qualche recente escursione in difesa. La sfida contro l'Empoli, in programma sabato, potrebbe rappresentare la sua presenza numero 500 con il giallorosso tatuato addosso. Sono passati allenatori, moduli, gioie, delusioni, critiche, esultanze, più di 5000 giorni. Ma Daniele De Rossi è ancora lì, nel cuore pulsante della Roma.

CAPITAN FUTURO - Il soprannome lo voleva da subito erede di Totti ma oggi, a 32 anni, suona per certi versi buffo sentir parlare di De Rossi come di "Capitan Futuro". La fascia resta nominalmente al braccio del numero 10 giallorosso ma il capitano, causa anagrafe e scelte di Rudi Garcia, è quasi sempre lui. Un rapporto particolare, quello di De Rossi con la piazza romanista. Un amore fondamentalmente corrisposto, anche se con qualche eccezione. C'è chi non gli ha perdonato qualche bizza caratteriale di troppo e chi gli rinfaccia il contratto monstre firmato con la nuova gestione societaria. Il tutto in una città da sempre scomoda per chi vive sotto i riflettori, in cui un'indiscrezione può ingigantirsi fino a travolgerti: tante le voci che hanno turbato e provocato fastidi al centrocampista di Ostia. Ma De Rossi rimane un punto di riferimento per il tifo giallorosso, che nel derby di andata dello scorso anno lo inserì nella scenografia con le altre storiche bandiere della Roma. Gli rimane soltanto un sogno da realizzare.

L'OSSESSIONE SCUDETTO - Essendo arrivato in prima squadra qualche mese dopo il tricolore griffato Capello e Batistuta, il numero 16 giallorosso non ha ancora mai festeggiato uno scudetto. Incredibile, per chi con la maglia della Nazionale ha vissuto l'incubo e l'estasi nel giro di 20 giorni - espulso con gli Stati Uniti, a segno nella serie di rigori in finale contro la Francia - fino al titolo Mondiale. L'azzurro ha sempre sorriso a De Rossi, vice campione d'Europa con la spedizione di Prandelli e capace di superare le 100 presenze in Nazionale, condite da 17 gol, non pochi per un mediano. Eppure, quello scudetto in giallorosso non è ancora arrivato. Fu uno dei protagonisti della clamorosa rimonta firmata dalla Roma di Ranieri, andando a segno nello scontro diretto contro l'Inter del futuro triplete: non bastò per aggiudicarsi il campionato, sfumato al fotofinish anche nel 2008. 

GLI ALLENATORI - Un titolo che De Rossi spera di ottenere con Rudi Garcia, l'uomo che ha saputo rilanciarlo dopo la peggior annata della sua carriera. Zdenek Zeman è stato l'allenatore con cui De Rossi ha sofferto maggiormente: il boemo lo vedeva intermedio destro, preferendogli Tachtsidis davanti alla difesa, nel ruolo che da sempre il centrocampista di Ostia predilige. Col francese è arrivato il rilancio ma il rapporto con i tecnici che si sono susseguiti alla guida della Roma è stato sempre eccellente. Da Luis Enrique, difeso a spada tratta nonostante la celebre esclusione di Bergamo per il ritardo alla riunione tecnica, per il quale De Rossi ha speso parole al miele anche qualche settimana fa, fino a Spalletti, che ne fece il fulcro del centrocampo insieme a Pizarro nel famoso 4-2-3-1 del tecnico di Certaldo, passando per Ranieri - 7 gol con lui nella rincorsa del 2009-10, record personale di segnature per "DDR" - e per Capello

LE "BIG" SNOBBATE - L'epoca d'oro di De Rossi lo vide anche a un passo da diverse big europee, su tutte Real Madrid e Chelsea. Un destino analogo a quello di Totti: il biondo di Ostia ha rifiutato tutto per rimanere alla Roma e vincere quell'agognato scudetto che, sin qui, non è ancora arrivato. L'altra grande possibilità di fuga risale al 2012, con De Rossi praticamente in scadenza di contratto e libero di accasarsi al Manchester City o al Paris Saint-Germain prima di firmare l'ennesimo rinnovo, probabilmente non l'ultimo, sicuramente il più corposo dal punto di vista dell'ingaggio.

IL "NUOVO" DE ROSSI - Il passo non è più quello di una volta, il gioco di De Rossi è diventato inevitabilmente più stanziale. Gli anni che passano lo hanno trasformato da splendido "box-to-box midfielder", definizione inglese che descrive alla perfezione una tipologia di centrocampista capace di essere decisivo in entrambe le metà campo, a ragionatore posto a protezione della difesa. Ma la sua qualità di impostazione sul breve e l'emergenza difensiva ha spinto Garcia all'azzardo: De Rossi centrale di una difesa a 4. Non è la prima "gita" in difesa della sua carriera, visto che Prandelli in Nazionale lo provò nel cuore di una retroguardia a 3, ma il ruolo è totalmente diverso. Una parabola alla Mascherano, senza l'esuberanza fisica del Jefecito blaugrana ma con qualcosa in più sul piano tecnico. Una doppia soluzione, un po' difensore e un po' mediano, quello che Garcia cercava. Ora "Capitan Futuro" vuole prendersi il presente, quel tricolore a lungo sognato, il coronamento di un amore destinato a durare ancora.

Francesca Schito

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