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  • De Zerbi: 'Nestorovski alla Inzaghi, ma non è ancora il mio Palermo'

    De Zerbi: 'Nestorovski alla Inzaghi, ma non è ancora il mio Palermo'

    L'allenatore del Palermo, Roberto De Zerbi ha dichiarato in un'intervista alla Gazzetta dello Sport: "Siamo ancora distanti dal mio calcio, ho bisogno di tempo. Sono l’ultimo arrivato in serie A, rispetto gli avversari ma pretendo che la mia squadra abbia la mentalità per fare sempre la partita. I giocatori si applicano e mi seguono. Ancora, manca il coraggio che gradualmente porterà alla trasformazione del Palermo". 

    "Con il presidente Zamparini ho instaurato un bel rapporto, restando me stesso, perché non riesco a mettermi una maschera per apparire in modo diverso. Capisce di calcio, è competente, parliamo due, tre volte a settimana, mai alla fine delle partite. Sono giovane, ascolto tutti, ho bisogno soprattutto dei consigli di chi mi sta vicino e può aiutarmi, appunto come Zamparini. Lui mi ha voluto, con il d.s. Faggiano e il consulente Gianni Di Marzio. Il presidente mai ha fatto pressioni sulle mie scelte. Già mi conosce bene, sa che alla fine decido io. I cinesi? Oggi c’è Zamparini e la sua struttura: io sto benissimo. Il presidente saprà valutare gli affari societari".

    "Non mi vincolo a un modulo, perché un allenatore deve avere l’intelligenza di adeguarsi alle caratteristiche dei giocatori. A Foggia facevo il 4-3-3. A Palermo ho puntato sulla difesa a tre, non per arroccarci ma per esaltare la qualità in fase offensiva degli esterni Rispoli e Aleesami. Ma non ho cambiato i princìpi dell’organizzazione tattica. Parto dal presupposto che il calcio per i bambini è solo un divertimento. Sembra un paradosso, ma vorrei che si cercasse il divertimento anche nel calcio ai massimi livelli professionistici. Nel Foggia come ora nel Palermo, per me sono fondamentali la voglia di giocare, di proporsi. Al Palermo servono il coraggio e la consapevolezza che è più facile arrivare al risultato attraverso l’organizzazione. Anche contro la Juventus, ho voluto che i ragazzi tentassero la giocata da dietro, impostando la manovra dalla difesa. Iniziando la carriera di tecnico non mi sono posto traguardi e paletti, pur essendo molto ambizioso. Mi è servito, eccome, essere stato calciatore; so quello che i giocatori si aspettano dal tecnico. Possono anche darmi del tu ma non potrò essere mai loro amico. Ammiro tantissimo Conte, che ha cominciato ad allenare più o meno alla mia stessa età, Montella e Paulo Sousa, capaci di mettere la loro impronta sul gioco. A me è scattata la molla negli ultimi anni da calciatore... Avevo 32 anni, giocavo in Romania nel Cluj e non vedevo l’ora di rientrare in Italia, per pensare al mio futuro in panchina. La svolta decisiva arrivò grazie a Stefano Baldini e Michele Cavalli, prima al Milan e ora alla Juventus responsabili della metodologia nel settore giovanile. Quanti confronti con loro, quante indicazioni mi hanno dato, fondamentali per cominciare a pensare da allenatore.

    "A Foggia, al netto dei miei errori tecnici, ho sbagliato a fidarmi di persone sbagliate. Solo io e i dirigenti sappiamo la verità. E nessuno potrà cancellare il mio amore verso squadra e tifosi. A Palermo viviamo gara dopo gara, anch’io devo scoprire tempi e margini di crescita del gruppo. Chi mi può dire quando i giocatori avranno velocità di pensiero e di gambe per esprimere il calcio che vorrei? Intanto, sono orgoglioso di allenare ragazzi fantastici, curiosi e ansiosi di apprendere. Su tutti, Diamanti è un modello: ha l’entusiasmo di un bambino e la saggezza di un giocatore di caratura internazionale. Per me, è un piacere allenarlo! Come lui, Gazzi e Vitiello sono altri leader. Zamparini ha accostato Nestorovski a Inzaghi. È veloce, ha il fiuto del gol, sente l’area di rigore. Ha grandi prospettive. Magari gli farò avere qualche dvd sulla carriera di SuperPippo, così Nestorovski studierà per migliorarsi. Mi aspetto risultati notevoli pure da Posavec, Goldaniga, Aleesami, Gonzalez, Sallai, Balogh, Chochev, Embalo, Bentivegna, Lofaso. E quando riavrò Traikovski e Quaison, magari vedrete un altro Palermo". 

    "Non riesco a godermi la città, tanto sono preso dal lavoro. Poche volte vado a mangiare fuori. Anche perché, se la squadra si allena bene, sono già sazio di felicità: per sopravvivere, mi basta un pacchetto di sigarette. I tifosi mi fermano per strada e mi parlano dei loro sogni. Li vorrei più vicini ai giocatori, che non sono scarsi e destinati alla retrocessione, come sono dipinti sin dal precampionato. Il Palermo merita affetto, sapremo ripagare". 

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