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  • Di Carlo s'accontenta:| E va a caccia di qualità

    Di Carlo s'accontenta:| E va a caccia di qualità

    Si accontenta Mimmo Di Carlo. Forse di poco. Ma il punticino preso contro l'Atalanta non dispiace all'allenatore del Chievo, nella testa del quale rimbombano ancora i quattro «botti» esplosi a Milano. Al punto che nel dopo partita, a chi gli chiede se le due squadre hanno giocato sottotono oppure sono state così brave da annullarsi a vincenda, risponde senza un briciolo di incertezza: «Sotto tono certamente no. Almeno il Chievo. Abbiamo cercato fino alla fine di vincere la partita, anche se sapevamo di avere di fronte la quinta in classifica senza i punti di penalizzazione».

    Bravo il Chievo ad annullare gli avversari, al punto di annullare se stessi?
    «L'obiettivo di partenza era quello di non concedere spazi all'Atalanta, che è squadra micidiale nelle ripartenze e nella capacità di sfruttare anche pochissime occasioni. E poi, almeno all'inizio, eravamo un po' timorosi: i quattro gol presi a Milano pesavano ancora. E si vedeva perché non riuscivamo a fare le sovrapposizioni, non abbiamo trovato molte giocate di qualità ed abbiamo giocato a sprazzi».
    Eppure il Chievo ti è piaciuto.
    «Sì. Perché ha risposto bene nell'atteggiamento e nella compattezza di gruppo. Bisognava reagire dopo la sconfitta di Milano e lo hanno fatto. Questo era molto importante per noi. E mi è piaciuta anche perché negli ultimi venti minuti abbiamo cercato di vincere la partita».
    Creando però pochi pericoli.
    «L'Atalanta si difendeva compatta, con tutti gli uomini dietro la linea della palla. Noi ci abbiamo provato con i terzini ed i centrocampisti. E poi con la terza punta con l'ingresso di Thereau e Paloschi».
    Cos'è mancato?
    «La giocata di qualità. In partite come quella di oggi la svolta può arrivare solo su palla inattiva o su un colpo di qualità dei singoli. Purtroppo non ci sono stati. Anzi: ne abbiamo fatti qualcuni ma troppo pochi per poter segnare. Anche perché a noi servono dieci occasioni per riuscire a fare un gol».
    Ma chi doveva farle queste giocate di qualità?
    «Noi abbiamo giocatori come Pellissier, Moscardelli, Thereau, Paloschi che possono piazzare la zampata. Altri, come Hetemaj, Dramè, Frey e Luciano possono mettere dentro cross importanti. Tutti questi giocatori potevano dare qualcosina di più».
    Non hai citato né Bradley né Vacek.
    «Il ceco è partito giocando basso perché davanti avevamo Morales che veramente faceva paura per la capacità di giocare tra le linee facendo ammattire centrocampisti e difensori. Ha fatto una buona gara, anche se è chiaro che ha margini di miglioramento visto che conosce ancora poco il nostro campionato. Bradley è un giocatore fatto e si è adattato subito: gioca sia a sinistra che a destra sempre con buona qualità».
    Alcuni cambi sono sembrati comunque un po' tardivi: quello di Hetemaj al posto di Vacek, ad esempio.
    «Sia il ceco che Luciano sono giocatori che bisogna controllare bene durante la partita per cogliere il momento nel quale inizia a calare il loro rendimento. Ho aspettato un quarto d'ora per capire il momento giusto e per decidere chi cambiare. Quando ho visto che l'Atalanta non riusciva più a ripartire ho capito che sarebbe stato utile un giocatore come Hetemaj».


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