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  • Di chi è la colpa se l'Inter è sprofondata in crisi

    Di chi è la colpa se l'Inter è sprofondata in crisi

    I numeri della crisi interista sono eloquenti. Mai, da sei anni a questa parte, la squadra era andata così male dopo 13 giornate. Dal primo posto di un anno fa con 5 punti sulla Juve e 7 punti sul Milan, i nerazzurri sono passati al sesto posto odierno con 9 punti di distacco rispetto ai rossoneri. Sono 18 i gol segnati in meno rispetto alla stagione scorsa (l'Inter aveva fatto peggio soltanto nel '94-'95: 11 reti). Da 5 partite consecutive, i campioni d'Italia e d'Europa non riescono a vincere (2 pareggi, 3 sconfitte: non infilavano una serie così negativa dal 24 ottobre 1994 al 14 novembre 2004: 7 pareggi consecutivi). Moratti ha dato i 90 minuti a Benitez, nel senso che, se non batte il Twente in Champions, lo caccia. Eppure il presidente è il primo a sapere che il problema non si risolve esonerando il tecnico. La colpa, prima di tutto, è del mercato sbagliato: ceduto Balotelli, non sono stati ingaggiati i due rinforzi di alta qualità che sarebbero serviti. Branca ha vinto la guerra con Oriali, Oriali è stato meso in condizioni d'andarsene, ma per il rivale è stata una vittoria di Pirro. E ancora: 1) chi ha organizzato il precampionato è uno dei primi corresponsabili dell'impressionante serie di infortuni muscolari (ventuno!) che ha lasciato Benitez in balia degli avversari (a Verona c'erano Mancini, Nwankwo); 2) cominciare la preparazione in luglio, sospenderla per partecipare ad un'onerosa quanto massacrante tournée nordamericana è stato un suicidio; 3) accelerare il rientro dei nazionali che avevano partecipato al mondiale in Sudafrica ha significato rischiare infortuni poi puntualmente accusati, con tanto di ricadute (Milito docet). Il Twente è lo spartiacque della carriera interista di Benitez.  E va bene. Ma nè i giocatori nè la società possono pensare di sfangarla perchè, in questa crisi, ci sono dentro sino al collo. E, se vogliono uscirne, possono uscirne solo insieme.
     


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